(Rough) Translator

19 settembre 2012

Diversità in Geosaurini e piccole conferme personali

I quattro generi di Geosaurini (da Young et al. 2012)
Esistono due metriche qualitative per stabilire il valore di uno studio scientifico. Con "qualitative" intendo valutazioni non limitate alla mera quantificazione delle sue citazioni e al "peso" in termini di impatto della pubblicazione (così tanto mistificato in questo periodo), bensì tarate anche su quello che potremo dire "impatto conoscitivo ed applicativo".
Nell'articolo in cui io e Federico Fanti descrivevamo ed istituivamo Neptunidraco ammoniticus (Cau & Fanti 2011), introducemmo uno strumento tassonomico che, a nostro avviso, sarebbe stato utile per i ricercatori in questo settore della paleontologia degli archosauri, una definizione formale del significato della parola "Geosaurini". In base alle regole della tassonomia codificata dal codice internazionale, i termini con suffisso in "-ini" sono considerati "tribù", ovvero, un rango intermedio tra "genere" e "sottofamiglia". Aldilà del "senso" dei ranghi, che io considero inesistente, ciò che qui conta è che il codice attualmente in vigore stabilisce che una tribù viene eretta automaticamente con l'istituzione di una famiglia o di una sottofamiglia. Pertanto, il termine "Geosaurini" nasce con "Geosaurinae" in modo automatico e quindi si fa risalire a Lydekker (1889). Tuttavia, è solo con Cau & Fanti (2011) che il termine "Geosaurini" acquisisce una definizione operativamente applicabile, e quindi, di fatto, diventa uno strumento utile per lo scopo effettivo per il quale creiamo nomi tassonomici: definire entità evolutive in modo chiaro, utile ai ricercatori, e non ambiguo. Fino a quel momento, il nome Geosaurini, pur esistendo formalmente, era ambiguo, e definiva "qualcosa" più inclusivo di Geosaurus ma meno di Geosaurinae, ma non era chiaro "cosa". La definizione di Geosaurini (sensu Cau & Fanti 2011) definisce il nome in modo univoco come relativo al "clade meno inclusivo comprendente Geosaurus giganteus, Dakosaurus maximus e Torvoneustes carpenteri". Questa scelta non era casuale, ma voleva enfatizzare l'esistenza di un clade di metriorhynchidi macrofagi con i denti zifodonti (i denti tipici, ad esempio, dei theropodi ipercarnivori). Il termine quindi aveva una sua utilità, in quanto permetteva di riferirsi in modo chiaro, preciso e conciso ad un ben definito gruppo tassonomico dalle distintive caratteristiche ecologiche.
Questo nome è stato bene accolto tra gli studiosi di thalattosuchi, dato che è stato menzionato ed utilizzato in questi due anni in vari studi, proprio seguendo la definizione proposta da noi nell'articolo su Neptunidraco.
Oggi, è pubblicata un'ampia monografia che revisiona un genere di Geosaurini, Dakosaurus (Young et al. 2012). Lo studio stabilisce che una specie precedentemente attribuita a Dakosaurus, "D. manselii" è distinta dalle altre specie di Dakosaurus per una serie di caratteristiche craniche e dentarie, e che non forma con quelle specie un gruppo monofiletico che escluda gli altri generi di Geosaurini. Alla luce di ciò, Young et al. (2012) separano "D. manselii" da Dakosaurus e riabilitano un nome di genere istituito in passato per tale specie, ma poi abbandonato: Plesiosuchus. Plesiosuchus risulta quindi un nuovo genere di Geosaurini, che ora è formato da ben 4 generi. Pertanto, il nome Geosaurini sta diventando un pratico termine per riferirsi ad un'ampia radiazione di coccodrilli marini, senza la necessità, ogni volta, di spiegare che si sta facendo riferimento al gruppo di "metriorhynchidi macrofagi zifodonti come Geosaurus, Dakosaurus, ecc...": basta dire "Geosaurini" (PS per gli italiani: "Geosaurini" è nome al singolare, non è il plurale di "geosaurino", bensì un nome singolare esattamente come "Geosaurinae" o "Metriorhynchidae").

Un altro indicatore del valore qualitativo di uno studio, oltre a quello appena citato di aver fornito agli studiosi un nuovo strumento utile al miglioramento dell'indagine e della comunicazione (in questo caso uno strumento terminologico), è quello relativo alle capacità predittive delle conclusioni di tale ricerca. Anche se tutti osanniamo la falsificabilità come demarcatore tra scientifico e non-scientifico, è sulla predittività che misuriamo la persistenza di un modello e di una teoria. Ovvero, una teoria "funziona" se fa predizioni che poi sono confermate dall'osservazione di nuovi dati, sconosciuti al momento della predizione. In Cau & Fanti (2011) ipotizzavamo che Neptunidraco fosse il sister-taxon più prossimo allora conosciuto di Geosaurini. Dato che tutti i membri allora noti di Geosaurini erano del Giurassico Superiore o della base del Cretacico, mentre Neptunidraco è di circa 15 milioni di anni più antico, la nostra ipotesi aveva come conseguenza predittiva, derivante dall'applicazione del risultato filogenetico in base alla teoria darwiniana, che in futuro sarebbero stati scoperti dei nuovi Geosaurinae, con caratteristiche morfologiche intermedie tra Neptunidraco e Geosaurini, che avrebbero "colmato il gap", collocati stratigraficamente nel "vuoto" di 15 milioni di anni esistente allora tra il Geosaurinae primitivo italiano e i membri di Geosaurini. In base al cladogramma pubblicato da Young et al. (2012), risulta che questi autori dispongono di un nuovo esemplare di Geosaurinae, ancora senza nome ufficiale, provvisoriamente soprannominato "esemplare di Mr. Leeds", che si colloca filogeneticamente (quindi morfologicamente) e cronologicamente tra Neptunidraco e Geosaurini, quindi in perfetto accordo con le previsioni che avevamo ipotizzato in Cau & Fanti (2011).
Un nuovo Geosaurinae, "l'esemplare di Mr. Leeds", conferma le predizioni del modello filogenetico emerso con Neptunidraco...
Fa piacere vedere che i propri studi hanno un minimo valore e hanno prodotto risultati verificati.
Lo ammetto, sono solo piccole infime soddisfazioni di un giovane paleontologo...


Bibliografia:
Cau A, Fanti F (2011). The oldest known metriorhynchid crocodylian from the Middle Jurassic of North-eastern Italy: Neptunidraco ammoniticus gen. et sp. nov.. Gondwana Research 19(2): 550–565.
Lydekker R (1889) On the remains and affinities of five genera of Mesozoic reptiles. Quart J Geol Soc 45: 41–59.
Young MT, Brusatte SL, de Andrade MB, Desojo JB, Beatty BL, et al. (2012) The Cranial Osteology and Feeding Ecology of the Metriorhynchid  Crocodylomorph Genera Dakosaurus and Plesiosuchus from the Late Jurassic of Europe. PLoS ONE 7(9): e44985. doi:10.1371/journal.pone.0044985

5 commenti:

  1. Fosse in te, la considererei un'ottima soddisfazione.

    RispondiElimina
  2. Quoto assolutamente il commento di Diego. Fossi in te camminerei a 8 metri da terra ;)

    Simone

    RispondiElimina
  3. Una piccola domanda:
    Da che tipo di tipo di pietra è formata la lastra dove è stato ritrovato Neptunidraco?
    chiedo ciò perchè il colore di essa mi ricorda molto quello della pietra usata per le pavimentazioni delle case degli anni 60'.

    Grazie.

    Giulio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giulio, se ti dico che la specie di Neptunidraco si chiama "N. ammoniticus" penso che ci arrivi da solo...

      Elimina
  4. Ah già è vero...
    hai ragione.
    Grazie comunque.

    Giulio.

    RispondiElimina

I commenti anonimi saranno ignorati
-------------------------------------------------------------
Anonymous comments are being ignored
-------------------------------------------------------------