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17 luglio 2021

Halszkaraptor Strikes Back! – Prologo

 

Ricostruzione in vivo di Halszkaraptor escuilliei [(c) E. Willoughby] e dettaglio della ricostruzione scheletrica [(c) M. Auditore]

L'anatomia degli uccelli è bizzarra e in certi casi enigmatica. Buona parte dello scheletro degli uccelli moderni è plasmato per il volo attivo, un tipo di locomozione alimentato dalla spinta propulsiva dell'enorme muscolatura pettorale e manovrato grazie a sofisticati meccanismi di controllo della superficie alare a livello della mano e della coda. Moltissimi elementi di questo raffinato sistema muscolo-scheletrico non si sono originati direttamente in funzione del volo ma furono “rielaborati” a partire da elementi anatomici comparsi nei precursori non-volanti degli uccelli, in particolare tra i dinosauri theropodi triassici e giurassici.

Alla lunga e complessa storia del modello anatomico degli uccelli, di come e quando si sia sviluppato, ho dedicato due decenni di studio, la tesi di laurea, parte di quella del dottorato, decine di pubblicazioni scientifiche e una serie di libri.

Non tutto ciò che caratterizza la biologia degli uccelli ha ancora ricevuto una adeguata spiegazione evoluzionistica. Enigmi e controversie persistono. In alcuni casi, la controversia è alimentata dal messaggio, apparentemente contraddittorio, che si ricava dai diversi ambiti di ricerca. Ad esempio, l'analisi dello sviluppo embrionale degli uccelli può supportare uno scenario particolare che però può non ricevere supporto dall'analisi dei fossili, e viceversa. Il caso più discusso, per decenni, è stato il modello di sviluppo della mano nell'embrione degli uccelli, usato come argomento per negare il messaggio dato dai fossili a sostegno del legame tra uccelli e dinosauri predatori. Varie spiegazioni, sia embriologiche che paleontologiche, sono state proposte per riconciliare le due prospettive, e nuovi esperimenti e scoperte hanno contribuito a raffinare ambo le posizioni.

A volte, un fossile può – inaspettatamente – dare un contributo alla soluzione di una diatriba tra embriologi e paleontologi. Le ricerche che preferisco sono proprio quelle in cui i fossili di dinosauro hanno portato nuove informazioni per comprendere la biologia moderna degli uccelli, per risolvere enigmi e portare nuova linfa a questioni che parevano ad uno stallo. Alcuni dei miei studi si inseriscono in questo esaltante filone di ricerca. Le scoperte tratte da dettagli come la mano di Saltriovenator o l'ischio di Tataouinea sono tra le più emozionanti, proprio per il contributo del tutto inatteso che esse hanno dato alla comprensione della “anima” dinosauriana ancora presente negli uccelli.

Eppure, nonostante tutte queste esaltanti scoperte, a nessun fossile sono più affezionato quanto alla “piccola Halszka”. Paradossalmente, Halszkaraptor è talmente bizzarro e inusuale che, nonostante abbia molti caratteri che ricordano gli uccelli, esso non mi è mai sembrato particolarmente pertinente in relazione alla grande storia che conduce agli uccelli di oggi. Sì, Halszkaraptor è un paraviano, quindi un dinosauro parente molto prossimo degli uccelli, e il suo aspetto generale ricorda molto un uccello acquatico, ma il suo legame evolutivo con gli uccelli non è né più né meno significativo di quelli di Microraptor o Deinonychus, due fossili ormai diventati iconici in virtù del loro contributo "storico" al progresso di quella che chiamo la "teoria fondamentale dell'ornitologia". Dopo tutto, Halszkaraptor non solo è molto peculiare, ma è vissuto quasi 100 milioni di anni dopo i precursori degli uccelli, quindi non parrebbe essere particolarmente pertinente al tema dell'origine della biologia aviana. Quindi, per quanto notevole come scoperta, da un punto di vista “macroevolutivo”, Halszkaraptor non risultava poi tanto speciale, perlomeno nell'ottica di chi studia i dinosauri estinti per capire quelli viventi.

Mi sbagliavo?

Sì, mi sono dovuto ricredere.

Il caso ha voluto che la piccola Halszka ci abbia riservato una sorpresa, tenuta celata nel suo sarcofago di roccia, un piccolo grande regalo che non avevamo colto durante il primo studio i cui risultati pubblicammo alla fine del 2017.

Ne parlerò, prossimamente, in esclusiva su Theropoda!



3 commenti:

  1. si, ma adesso non farci aspettare troppo :)
    Emiliano

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  2. Bellissimo post, non vedo l'ora del seguito!

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  3. Bellissimo post, non vedo l'ora del seguito!

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