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28 giugno 2022

The Ro Podcast - Episodio Zero: I dinosauri cacciavano in branco?

(c) John Gurche

Post sperimentale. Questo è l'episodio pilota del podcast associato a questo blog, il The Ro Podcast di Theropoda.blogspot. Argomento del podcast è uno dei temi più discussi dagli appassionati di dinosauri: i dinosauri carnivori cacciavano in branco? Nel podcast vi racconto la storia di questa ipotesi e di come è stata risolta. [Disclaimer: il podcast è in italiano]

Episodio Zero: I dinosauri cacciavano in branco?

Il podcast è anche ascoltabile su Spotify.

Buon ascolto!

27 giugno 2022

The Good, the Claw and the Eagle

 

Didascalia del post: "Although it might help in understanding dromaeosaurid falciphoran condition, modern raptor talons are quite different from "Mesozoic" raptor sickle-claws. In the former, the flexor tubercle in huge and anteriorly directed, in the dromaeosaurid is way smaller and posteriorly directed (red arrows). This, combined with the mechanical differences (in ungual tip curvature and force directions), makes me suspect that dromaeosaurids were less "raptor-like" in claw function than we usually assume".


Nella pagina Facebook del blog, ieri ho avviato una discussione sulla morfologia del secondo ungueale del piede in Deinonychus ed il suo confronto con gli ungueali del piede nei rapaci.

Ciò ha generato una ampia discussione tra appassionati ed esperti, con decine di commenti tutti interessanti, educati e costruttivi. Cose che fanno bene al cuore, in questi tempi di social media ridotti a scontri emotivi tra soliloqui arrabbiati.

Il terrapiattista globale è più qualificato del piatto geologo

Ora tutto è chiaro.


Questo post poco paleontologico ma molto pertinente su certi ambiti pop della paleontologia è dedicato ad un amico che pensa che tutto il mondo (me compreso) non abbia capito niente (le sue parole erano un poco più dure e dirette) su una cosa che "evidentemente" egli crede di essere molto più competente per valutare.

Una mia amica ama ballare. Ha un suo canale YouTube dove carica i suoi video di lei che balla, ed i video hanno ottenuto decine di migliaia di visualizzazioni. La mia amica è molto simpatica, e lo dimostra l'affetto di quelli che seguono i suoi video. Eppure, quando è andata al saggio di danza, la commissione esaminatrice ha stroncato la performance della mia amica, che è stata bocciata. In molti si sono infuriati per la bocciatura, ed hanno attaccato la commissione esaminatrice, giudicandola incapace, ignorante, oppure, più direttamente, prevenuta ed ostile verso la mia amica che ama ballare.

Un mio amico è un appassionato di misteri e complotti. Ha un suo account su Instagram dove carica foto e link su misteriosi eventi avvenuti nel mondo. Video sullo Yeti, testimonianze sugli UFO, presunti documenti che dimostrerebbero complotti delle multinazionali per impiantarci un chip nella testa per dominare il mondo. La pagina Instagram del mio amico è seguitissima, ed egli è diventato una celebrità online, con migliaia di sostenitori che condividono la sua passione per i misteri irrisolti. Eppure, gli esperti stroncano senza appello le ipotesi sostenute dal mio amico, il quale non riceve alcun credito e riconoscimento per le scoperte che pubblica. In molti tra i suoi follower sono infuriati per il modo elitario e arrogante con cui "la scienza ufficiale" giudica il mio amico, e considerano questi scienziati solamente incapaci di vedere oltre il proprio naso, e forse persino pagati dai Poteri Forti per negare il disvelamento della verità.

Una mia amica è terrapiattista. Sulla sua pagina di Tik Tok pubblica video in cui si dimostra che la Terra è un disco piatto, oppure stralci dei meeting della società terrapiattista durante i quali i sostenitori della Terra Piatta si incontrano e discutono tra loro sulla vera forma del nostro pianeta. Eppure, quando la mia amica ha provato a sostenere la forma della Terra ad un geologo, questi la ha sostanzialmente demolita fin nelle fondamenta delle sue ipotesi, portando a suo sostegno duemila anni di geografia, 300 anni di geologia e 50 anni di immagini satellitari. Tutti i terrapiattisti soci della associazione di cui fa parte la mia amica hanno bollato queste risposte del geologo come pure leggende e farneticazioni, dato che, ovviamente, un geologo indottrinato dal mainstream globale [sic] non è in grado di vedere la piattezza della sua posizione.

Un mio amico ha un figlio che adora. Il ragazzo è un tipo molto simpatico e divertente, un giovane che tutti adoriamo e a cui vogliamo un mondo di bene. In questi giorni, il ragazzo sta facendo l'esame di Maturità, ma pare che non stia andando affatto bene. Ha studiato, si è impegnato, ma pare che tutto questo sia ignorato dalla Commissione esaminatrice, che lo sta stroncando amaramente. Il padre del ragazzo è ovviamente amareggiato dalla durezza della Commissione, la quale pare ignorare quanto il giovane sia simpatico e amabile. Forse, si domanda questo padre, la Commissione non è in grado di vedere il buono che c'è in questo ragazzo, che forse è sì ingenuo e sempliciotto, ma ci mette sempre molto cuore in tutto ciò che fa.

Un tizio che conosco è un fan di StarWars. Ha tutti i giocattoli e le figurine uscite in questi giorni per la promozione del film, ed è un sincero appassionato della saga cinematografica. Per lui il film è un capolavoro, un film divertente, appassionante e pieno di trovate geniali. Insieme ad altri fan suoi amici, si riunisce per commentare il film e per discutere di dettagli che gli altri, i non-fan, sono incapaci di apprezzare. Eppure, la critica cinematografica professionale ha stroncato l'ultimo film della saga, dandogli un pessimo voto (3/10). Il mio amico, insieme agli altri fan, non si capacita della cosa, e pensa che, in realtà, questi "professionisti" della critica cinematografica in realtà non hanno capito niente del film, e sono quindi del tutto inattendibili nel loro giudizio. Anzi, lascia intendere il mio amico, dietro questa stroncatura del film c'è tutta una qualche campagna di odio a priori montato contro il Franchise di cui è un fan.

Come vedete, questi episodi di fantasia ma del tutto plausibili, e che forse alcuni di voi hanno sperimentato di persona, sono tutti accomunati dal fatto che una persona ha una passione speciale, che la maggioranza del mondo non capisce né condivide tale passione, e che tale persona è poi ingiustamente stroncata nel suo agire da una qualche commissione di "esperti" che non coglie la bontà o acume della persona, per giudicarla sulla base di presunti criteri "tecnici" oppure "oggettivi". Il problema dei fan di qualsivoglia bizzarra mania o passione è che vivono nella loro bolla in cui si auto-alimenta l'auto-conservazione e si rifiuta la valutazione critica di chi, esterno alla passione, è qualificato per esprimere giudizi oggettivi e ponderati in modo professionale. Per queste persone, la "realtà" portata da questi "esperti" non è valida, e la sostituiscono con l'affetto ed il cameratismo che ricevono dagli altri fan come loro. Domandiamoci da chi conviene essere giudicati in modo oggettivo per avere una valutazione plausibile su qualsivoglia fenomeno o comportamento. I fan della ballerina sono più qualificati della commissione di ballo? I fan dei misteri occulti sono più qualificati degli storici e gli astronomi? I terrapiattisti sono più qualificati dei geologi? Gli amici ed il papà sono più qualificati dei professori all'esame di Maturità? I fan di un film sono più qualificati dei critici cinematografici? Ovviamente, no. Pertanto, è del tutto inutile perdere tempo nel mettere sullo stesso piano i giudizi di chi è competente in un campo con quelli di chi invece ha solo il "pregio" di essere un sincero appassionato del fenomeno in questione. Se i primi ti stroncano ed i secondi ti osannano, forse devi accettare l'eventualità che purtroppo i primi hanno ragione e i secondi semplicemente ti vogliono bene. E spesso, l'affetto e la realtà non vanno nella stessa direzione.

Poi, puoi continuare a vivere nella tua bolla dorata, nessuno ti obbliga ad uscirne, ma almeno evita di dire che gli altri non capiscono niente solo perché sono oggettivamente più qualificati di te nel fare valutazioni (anche se esse non ti piacciono), perché se non altro non fai una bella figura in termini di maturità mentale. 


25 giugno 2022

Come salvare il Franchise Jurassico - consigli per un Episodio 7

 


Qui sopra, una delle scene più epiche di Mad Max - Fury Road, il miglior film d'azione e avventura del decennio appena concluso. In una sola scena, c'è tutto quello che l'intera trilogia trevorrowiana non è mai stata in grado di fare.

Allora, partiamo dalla premessa che non è necessario che ci siano altri episodi della saga giurassica, ma che alla fine ci saranno. E aggiungiamo la altrettanto ovvia premessa che quello che scrivo qui non sarà minimamente considerato anche qualora arrivi alle orecchie di chi queste cose le decide. Sono quindi libero di esprimere senza vincoli le mie idee su una ipotetica prosecuzione di questa saga.

Partiamo da quello che occorre eliminare dai film giurassici e che invece finora è stato purtroppo abusato.

Il Fanservice. La dittatura della demagogia dei fan deve finire, perché uccide la fantasia degli autori, demolisce la consistenza narrativa delle opere e soprattutto è un concetto stupido e miserabile dal punto di vista cinematografico. I fan non sono il fine di un film, semmai è vero il contrario. Un fan non è un portatore di diritti da esaudire, è solo un tizio che ha una passione eccessivamente emotiva verso un prodotto, e come tale va aiutato a moderarsi, non certo incentivato con piccole scemenze messe a caso. Ma soprattutto perché se l'opera è un capolavoro, chiunque, fan o non-fan, vorrà vederla.

La Marvelizzazione. In un film con dinosauri, non puoi avere protagonisti che agiscono come super-eroi, perché allora riduci i dinosauri e niente altro che grossi elefanti e grossi leoni. Ciò che rende l'interazione tra uomo e dinosauri avvincente è che il fattore umano parte svantaggiato rispetto alla forza ancestrale della natura. Se hai un uomo sovrannaturale che ammansisce dinosauri con la sola imposizione della mano (senza ungerti la giacca e la cravatta), nessun dinosauro sarà più una vera minaccia naturale. Dinosauri e Marvelizzazione non possono convivere.

Il family drama. Nessuno sano di mente va a vedere un film con dinosauri al fine di sorbirsi disagi adolescenziali, traumi familiari e dissidi generazionali. Ci sono film apposta per quei temi. Qui noi vogliamo dinosauri e storie avvincenti con al centro i dinosauri. Basta coi marmocchi e con i genitori che stanno divorziando.

L'impegno ipocrita. A me pare una scemenza assoluta che un film con al centro i dinosauri voglia trasmettere un messaggio ecologista o ambientalista oppure anti-corporativo, o tematiche sociali o difendere la causa femminista infilando a caso degli accenni di questi temi dentro un film con dinosauri. Ciò non ha niente a che fare con la mia condivisione o meno di quei temi. Ma se voglio un film di impegno sociale, ci sono ottimi altri titoli ed autori ben più capaci per quei discorsi. Infilare questi temi in un film con dinosauri è una marchetta per apparire "impegnati" senza esserlo in realtà. Da evitare come la peste.


Bene, una volta chiarito cosa occorre eliminare per salvare questa saga, ecco alcuni spunti per migliorare il prodotto senza abbandonare l'anima centrale di un qualsiasi buon film giurassico.

I dinosauri. Sì, pare una scemenza, ma questo è il primo punto da ristabilire. I dinosauri devono tornare il centro del film, il senso del film, il motivo per cui vado al cinema. Voglio vedere dinosauri, tanti dinosauri, dinosauri realistici e dinosauriani, non mostri dinosauriani né dinosauri mostrificati. I dinosauri sono animali eccezionali e straordinari, che non hanno bisogno di alcun artificio, orpello, ibridazione, manipolazione estetica o antropomorfizzazione per essere il centro e fulcro di un buon film dinosauriano. I mezzi cinematografici attuali permettono di realizzare scene di massa, scene iper-realistiche, scene al tempo stesso epiche e spettacolari semplicemente mostrando i dinosauri per quello che sono. Basta saperlo fare.

L'azione. I dinosauri non sono attori per trame psicologiche, per drammi esistenziali o per controversie verbali. I dinosauri sono una forza della natura da scatenare per generare adrenalina ed azione. I dinosauri corrono, i dinosauri saltano, i dinosauri scavano, i dinosauri attaccano, i dinosauri si difendono, i dinosauri caricano, i dinosauri abbattono, i dinosauri uccidono, i dinosauri ti uccidono. Gli eroi non devono pontificare sulla natura delle cose, né struggersi in complicate argomentazioni sul senso della vita. I dinosauri non pontificano, i dinosauri non argomentano. I dinosauri sono enormi animali di un mondo dove l'uomo non è un elemento contemplato. C'è materiale a sufficienza per un sacco di ottime scene action pure.

Un intelligente mix di realismo e buon senso. I dinosauri non sono mostri, bensì animali, per quanto in molti casi degli animali molto speciali. Ergo, un dinosauro non può mai vincere contro la tecnologia umana del XXI Secolo. Per questo, Crichton aveva escogitato la sagace soluzione dell'isola-parco in cui salta la corrente elettrica, per creare un contesto claustrofobico nel quale, anche solo per una giornata, l'uomo non può vincerla facile contro il dinosauro. Ogni qualvolta i seguiti si sono allontanati da questa saggia base, la saga è deragliata nel ridicolo, nel monster-movie e nel Marvellismo. Pertanto, se vogliamo mantenere questo necessario bilanciamento tra umano e dinosauriano abbiamo solo due opzioni:

- tornare sul contesto "piccola isola senza corrente elettrica". Ma, in tal caso, abbiamo esaurito le idee.

- trasformare il mondo intero in una "piccola isola senza corrente elettrica". Ovvero, un seguito sensato della saga deve essere improntato sul filone "post-apocalittico", dove qualche evento mondiale abbia portato l'umanità a perdere le sue armi vincenti, ovvero, un "Medioevo post-apocalittico" con dinosauri, che possiamo chiamare "Mesozoico post-apocalittico". Per quanto pacchiano possa sembrare, quindi, solo un seguito apocalittico in cui l'umanità è svantaggiata permette ai dinosauri di essere dei veri dinosauri senza risultare delle macchiette patetiche né dei mostri da fumetto.

La mia proposta è sempre la solita: ambientare il seguito tra alcuni decenni nel futuro, meglio ancora alla fine del secolo. Il cambiamento climatico può essere un buon pretesto per un mondo inaridito, torrido e inospitale per la civiltà umana, più o meno collassata per qualche causa (guerre, inaridimento, fine delle risorse), e nel quale invece la biologia dei dinosauri risulta vincente, perché meglio adatta a condizioni torride, aride, scarsamente vegetate. Ricordo a quelli che sono abituati fin da piccoli ai dinosauri nelle paludi, che i contesti tipici di molte associazioni a sauropodi sono proprio contesti semi-aridi. Ricordo a quelli poco pratici di dinosauri che il temibile ambiente popolato dalla triade Carcharodontosaurus - Spinosaurus - Bahariasaurus era un ambiente arido con temperature torride, un inferno per molti di noi. I dinosauri paiono perfettamente adatti a prosperare proprio in quegli ambienti più amati dalla cinematografia post-apocalittica: i deserti, le lande inaridite, le regioni torride. Perché non unire le due visioni in una singola storia?

Credo che uno sceneggiatore intelligente, accompagnato da una buona consulenza paleontologica, possa produrre un film avvincente, appassionante e spettacolare, senza deludere né gli amanti della saga giurassica né gli amanti dei dinosauri accurati e realistici.

Bisogna provare.


19 giugno 2022

Atrociraptor marshalli for dummies

 

Fonte: Currie e Varricchio (2004)

Quando ero bambino, i dinosauri erano ingaggiati per partecipare a film o fumetti in base al loro CV. Dovevi essere un dinosauro che meritava di diventare famoso: dovevi avere una robusta esperienza come protagonista di paleoarte e una solida consistenza morfologica, altrimenti nessuno ti includeva nelle sue storie. E mi pare giusto, che mica possiamo prendere un dinosauro noto solo da due ossa di cui non si può dire praticamente nulla di sensato.

Poi è arrivato il XXI Secolo, e l'unica cosa oggi che conta è avere un nome più o meno vagamente tamarro (o che pare tale all'orecchio del profano), perché così il merchandising e i fanboy possono collezionare le figurine. Ed ecco quindi l'invasione dei vari Pyroraptor (6 ossa), Moros intrepidus (3 ossa, ma siccome la specie suona come una figata, la citiamo al pari di T. rex), e Atrociraptor. Se siete tra quei 3 milioni che nel 2022 hanno sbroccato nel sentire per la prima volta il nome "Atrociraptor" pensando che fosse un pessimo nome di fantasia sulla scia di "Indoraptor", questo post è per voi.

Atrociraptor è basato su i resti associati parziali di un muso di dromaeosauride dalla Formazione Horseshoe Canyon (limite Campaniano-Maastrichtiano del Canada sud-occidentale) scoperti nel 1995 e descritti da Currie e Varricchio nel 2004. Il nome, letteralmente, significa "raptor selvaggio di Marshall", dedicato allo scopritore del fossile.

L'esemplare, pur nella limitatezza dei resti, è ben conservato, con le ossa non significativamente deformate. Le dimensioni del dentale indicano un animale di dimensioni medie per un Dromaeosauridae, non oltre il paio di metri di lunghezza totali (stime più accurate sono ovviamente impossibili con il materiale a disposizione, anche a causa delle sue peculiari proporzioni, come spiego sotto).

L'elemento anatomico più particolare di Atrociraptor è la proporzione del mascellare, che è relativamente corto e alto per un dromaeosauride (basta confrontarlo con Velociraptor per notare immediatamente le differenze nell'allungamento del mascellare), in particolare la parte pre-antorbitale e la regione subcutanea. I denti sono marcatamente incurvati posteriormente, elemento che alcuni hanno considerato una deformazione tafonomica e non un genuino carattere anatomico, sebbene sia presente anche in altri dromaeosauridi.

Le proporzioni del mascellare sono molto variabili in Eudromaeosauria, e sono sovente considerate legate ad adattamenti ecologici. Anche il tipo e la disposizione delle fosse pneumatiche nella fossa antorbitale hanno una rilevanza almeno tassonomica, in questo caso distinguendo un modello di pneumatizzazione velociraptorino da uno saurornitholestino (presente in Atrociraptor). Nei velociraptorini, il mascellare è molto più allungato ed affusolato, mentre in Atrociraptor e altri taxa nordamericani (come Bambiraptor e Saurornitholestes) l'osso è accorciato e proporzionalmente più robusto. Queste differenze potrebbero indicare una differente funzione del morso e/o una differente specializzazione predatoria (con le forme dotate di musi corti potenzialmente in grado di sostenere una maggiore sollecitazione meccanica durante il morso). Curiosamente, se confrontiamo i pochi arti completi di questi due sottogruppi di dromaeosauridi, i velociraptorini sembrano avere arti anteriori relativamente più corti e gambe meno allungate rispetto al gruppo "dal muso corto". Purtroppo, il campione è troppo piccolo per poter sostenere un legame tra grado di allungamento degli arti e grado di accorciamento del muso.

PS: A me non interessa come un dinosauro viene battezzato dai suoi scopritori, mi interessa il fossile. Ancora meno mi interessa sapere se a voi quel nome piaccia o no, quindi, per favore, evitare di commentare solo per imbastire una polemica nominalistica su quanto detestiate la parola "Atrociraptor" o su quanto siano criticabili i paleontologi che creano nomi che non si conformano al vostro gusto.

Bibliografia:

Currie, P.J. and Varricchio D.J. (2004). A new dromaeosaurid from the Horseshoe Canyon Formation (Upper Cretaceous) of Alberta, Canada. Pp. 112–132 in P. J. Currie, E. B. Koppelhus, M. A. Shugar and J. L. Wright. (eds.), Feathered Dragons. Indianapolis: Indiana University Press.

17 giugno 2022

Therizinosaurus cheloniformis for dummies

Selezione di elementi della mano di T. cheloniformis (da Zanno, 2010).


Se siete stati al cinema in questi giorni, probabilmente avrete visto l'ultimo episodio della esalogia di Jurassic Park, e di cui abbiamo accennato, marginalmente, in questo blog. Nel film, c'è un mostro che viene etichettato come "Therizinosaurus". Siccome il mostro potrebbe essere quindi scambiato per un Therizinosaurus dallo spettatore acerbo di dinosauri, è dovere del qui presente paleontologo specializzato in theropodi di scrivere questo post solo per quei quattro lettori che sono curiosi su cosa sia un vero therizinosauro.

I primi resti di Therizinosaurus sono descritti da Maleev nel 1954. Si tratta di poche ossa, alcuni frammenti di coste e di ungueali, rinvenuti nel bacino del Nemegt in Mongolia. Le coste appaiono lunghe e piatte, e gli ungueali come delle falci strette ed allungate, ma apparentemente dotate di leve flessorie poco prominenti. Maleev interpreta questi bizzarri resti come appartenenti ad un grande rettile acquatico simile ad una tartaruga marina (da qui il nome "Therizinosaurus cheloniformis", rettile con le falci simile ad una tartaruga).

Ulteriori resti parziali vengono rinvenuti nel bacino del Nemegt e descritti tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80. In totale, sono noti cinque esemplari, tutti molto frammentari, che ci informano sulla morfologia del cinto pettorale, di buona parte del braccio, alcune coste e gastrali e di parte della gamba. 

Non si conoscono resti del cranio né della colonna vertebrale. Pertanto, stimare le dimensioni effettive e le proporzioni di questo animale è arduo. Come ci insegna Deinocheirus, illudersi di "dedurre" un theropode gigante noto solo da resti degli arti "ricavando" il resto dai parenti prossimi è spesso del tutto illusorio e fuorviante. Sovente, le versioni giganti di un clade dinosauriano sono anche quelle più bizzarre ed aberranti, quindi è possibile che anche Therizinosaurus segua questa regola. Le dimensioni della scapola rispetto a quelle del femore sono abbastanza conservative in Theropoda, e questo, applicato a Therizinosaurus, suggerisce che l'animale possa essere stato nel range dimensionale dei tyrannosauridi e di Deinocheirus. Tutto il resto è però del tutto speculativo.

Sebbene si conoscano crani completi e buona parte della colonna vertebrale di altri therizinosauridi (Erlikosaurus e Nothronychus graffami), non è possibile dedurre automaticamente proporzioni e dimensioni di questi elementi in T. cheloniformis "estrapolandoli" da quelle specie. Disporre di qualche vertebra aiuterebbe a capire se l'animale era di morfologia gracile o robusta. Tuttavia, se inquadriamo filogeneticamente Therizinosaurus, è ragionevole supporre che il cranio fosse relativamente piccolo e leggero, con il muso affusolato e la dentatura nella parte anteriore della bocca priva di denti e sostituita da un becco. Ma sospetto che, come l'anomalo cranio "hadrosauriforme" di Deinocheirus non sia una semplice versione riconducibile automaticamente da quello "classico" ornithomimoide, la ricostruzione della testa di Therizinosaurus sia impossibile senza prima avere resti della testa. 

Il braccio di Therizinosaurus ha l'omero robusto e sigmoide, con ampia cresta deltopettorale, mentre le falangi delle dita sono corte rispetto agli ungueali. Queste proporzioni nell'arto sono molto diverse rispetto a Deinocheirus, e potrebbero indicare una ecologia differente e non competitiva rispetto a quella dell'altro gigante maniraptoriforme del bacino del Nemegt. Omero robusto e sigmoide indicano potenza ed una ampia capacità di rotazione dell'arto, mentre le falangi corte combinate agli ungueali molto lunghi e falciformi suggerisce un movimento della mano poco efficace nell'afferrare rapidamente oggetti ma più adatto ad esercitare una grande pressione. Ciò implica che Therizinosaurus non fosse un "affettatore" o "sciabolatore" rapido, né tanto meno un predatore (come deducibile dalla sua appartenenza a Therizinosauria), quanto piuttosto un animale "scavatore" oppure "sfrondatore" o comunque più efficiente nel generare movimenti lenti e potenti piuttosto che rapidi e veloci. In mancanza del cranio, non possiamo stabilire se l'inusuale allungamento degli ungueali sia legato a specializzazioni alimentari. 

Il piede è corto, compatto e graviportale, con anche il primo dito coinvolto nel sostegno del peso, come negli altri therizinosauridi. L'animale era quindi relativamente lento e stabile (per gli standard theropodiani): è plausibile che l'arto anteriore fosse impiegato anche per la difesa contro i predatori (probabilmente, solo i tyrannosauridi possono essere stati pericolosi per un animale adulto).

     

Bibliografia:

Zanno, L.E. (2010) A taxonomic and phylogenetic re-evaluation of Therizinosauria (Dinosauria: Maniraptora). Journal of Systematic Palaeontology, 8(4). 503-543.


 

14 giugno 2022

Tethyshadros - Studi e visioni artistiche sul Tempo Profondo

 


Nel maggio del 2020, mentre tutti lentamente sgusciavamo fuori dai bozzoli domestici nei quali la prima ondata della pandemia ci aveva costretto, ricevetti un'email da Alberto Magri, artista di Pordenone ed amico comune con Fabio Marco Dalla Vecchia.

Alberto mi invitata a collaborare alla realizzazione di un libro che stava sviluppando. Un'opera multidisciplinare, che non si colloca automaticamente in qualche casella predefinita. Un libro sulla paleontologia, con contributi miei e di Dalla Vecchia. Ma anche un libro di paleoarte, con contributi di paleoartisti nostrani come Renzo Zanetti e di vere e proprie icone mondiali della illustrazione paleontologica come Douglas Henderson. Ma anche un libro autobiografico, nel quale l'autore parla di sè, ma soprattutto dipinge il sé e di sé senza dipingere sé stesso, ma tramite i mondi perduti del tempo preistorico.

L'intero volume contiene opere di vari artisti, dallo stesso Alberto arrivando fino a Henderson (sono presenti anche suoi bozzetti inediti nonché una suggestiva ricostruzione di Saltriovenator realizzata apposta per questo volume), passando per Zanetti, Manucci, Panzarin, Troco, Riboli.

Il mio contributo consiste in un capitolo ed una postilla finale. Il capitolo è dedicato alla Paleontologia e alla Paleoarte, a cosa le accomuna e a cosa le distingue. 

"Il Cenacolo dei Deinonychus" di Loana Riboli, che apre il mio capitolo su paleontologia e paleoarte


La postilla, scritta fresca fresca nei giorni di settembre 2021, parla della mia proposta di rivalutare Scipionyx come allosauroide, e del suo significato per la paleo-Italia mesozoica.

Ricevo oggi da Alberto una copia di questo libro, libro che invito tutti ad acquistare. Perché se siete amanti della letteratura paleontologica e paleoartistica, questo è un contributo veramente originale, ispirato e sincero, di amore per il Tempo Profondo.


13 giugno 2022

Recensione delle Recensioni di Jurassic World - Dominion

Dinomaniaces Eunt Domus: certi chiamati "dinomanici" vanno... la casa?

 

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Colinus Trivorroveus era governatore della Provincia Dinomaniacalis.

In questi giorni la rete abbonda di recensioni di Jurassic World 3 - Dominion. Circa il 4.2% sono scritte in questo blog, il cui autore pare non abbia niente di meglio da fare che scrivere scemenze. Il restante 95.8% delle recensioni si trova in siti specializzati di cinema, ma soprattutto sotto forma di recensioni "amatoriali", in video di varia lunghezza e qualità caricati in particolare su YouTube. Ho letto o visionato una discreta fauna di queste recensioni, in alcuni casi divertendomi, in altri provando una certa pena per l'autore della recensione, non per la persona in sé o per le sue opinioni personali, ma per l'evidente senso di frustrazione e delusione (di diversa natura) che hanno manifestato, da cui pareva trasparire un pathos per questi film che, scusate la freddezza, io fatico a provare. 

Emozioni particolari a parte, ho notato dei modelli comportamentali ricorrenti in questi video. Ci sono quelli che ti fanno la recensione praticamente da dentro la sala cinematografica, o appena usciti, quindi a caldissimo, quando non ricordano ancora tutti i dettagli della proiezione appena finita, perché si parla pur sempre di due ore e mezza di flusso di fotogrammi, perché nel bene o nel male sono più o meno spossati da due ore e mezza di cinema con indosso la mascherina, da due ore e mezza di adrenalina dinomaniacale ancora ad alte concentrazioni nel sangue, oppure da due ore e mezza di dolorosa delusione che non può essere ritenuta in corpo senza generale effetti patologici. Ci sono i professionisti della recensione, che producono video montati ed editati con esperienza. Ci sono quelli che semplicemente si piazzano davanti al telefonino in camera da letto, con alle spalle il poster de "Lo Squalo", e ti dicono come la pensano, senza molto editing né cura per la presentazione. 

Ci sono infiniti modi di classificare questi video. Io ho seguito un criterio arbitrario, combinando la "professionalità" del video (sia nella forma che nel contenuto), con la più o meno esplicita appartenenza dell'autore/autrice al mondo dei "fan" del Franchise Giurassico:

Il non-dinomaniaco non-professionale

Le recensioni "naive" opera di persone che hanno visto il film ma non sono dei dinomaniaci fan del franchise (per capirci, quelli che non hanno il poster di Alan Grant che fa la doccia appeso sopra le action figures dei dipendenti della Biosyn, di fianco al lanciafiamme col logo di Billy World) sono molto simpatiche perché oneste, non filtrate da alcuna necessità generale né dal bisogno di parlare a qualche community definita. Non pretendono di essere trattati di estetica cinematografica, e soprattutto non si curano in alcun modo di difendere una delle fazioni del mondo dinomaniacale. L'autore del video si limita a dire se i soldi spesi al cinema sono stati ben spesi oppure se il film è stato un paio di ore che non gli ha lasciato nulla. All'autore del video non importa molto se la bestia era un therizinosauro tamarro oppure un Atrociraptor piumato. I nomi delle bestie sono spesso storpiati, segno che la conoscenza paleontologica è un onesto vuoto e che non ha alcuna aspettativa di essere colmato dal film. Spesso, l'animale è chiamato "Tyrrex" se è grosso, e "raptor" se è piccolo. Ma, soprattutto, la recensione non è in alcun modo viziata dalla paranoia dinomaniacale per i fan service, non ha colto i rimandi ai precedenti episodi, non ha analizzato la consistenza con la continuity e tutte quelle tipiche esigenze del fan duro e puro. Paradossalmente, questi commenti del tutto neutrali rispetto al Franchise, sono i più utili per capire se il film merita di essere visto al cinema.


Il non-dinomaniaco professionale

Le recensioni "professionali" sono opera di personaggi che abitualmente recensiscono film online, e quindi hanno l'abitudine a guardare questi prodotti non solo per quello che raccontano ma anche - se non soprattutto - per come sono stati realizzati. Mi forniscono un punto di vista utile dato che io, pur avendo un moderato palato per il buon cinema, non ho una competenza particolare sulla teoria cinematografica per comprendere se e come un film sia meritevole aldilà della semplice reazione "di pancia" o aldilà della voglia di scrivere dei post idioti. L'autore della recensione conosce la saga ed il franchise che emana dai film in quanto fenomeno culturale cinematografico, e non perché è la sua religione di stato. In maggioranza, le recensioni di questa categoria sono state negative, per motivi che anche in parte sono stati espressi dai miei post. Ciò mi fa pensare che il mio giudizio non fosse ostile a priori verso il polpettone trevorrowiano ma sia in qualche modo argomentato.


Il dinomaniaco tradito

Una parte delle recensioni dei "fan della saga" non ha apprezzato il film, e questo ha generato nell'autore della recensione un senso di colpa o comunque una frustrazione. Le riconosci perché l'autore ci tiene (ad inizio recensione oppure alla fine) a specificare esplicitamente che "io sono un fan del primo film" oppure "io conosco a memoria il primo film", o "io avevo N anni quando andai al cinema a vedere il primo Jurassic Park" (con N <16), oppure si firmano proprio come "fan di JP". Con questa precisazione "di appartenenza", pare voler dire "le recensioni negative di solito sono false ed ingiuste perché opera degli hater nemici della saga, ma io sono uno di voi quindi la mia recensione per quanto negativa è sofferta ma giusta". Queste recensioni sono rapidamente cresciute di energia, facendosi prima deluse, poi molto dure nei contenuti ed emotive nei toni, e manifestano un senso di tradimento, come se un film fosse un patto privato, personale, quasi sacro, tra lo spettatore e la produzione, e questo patto fosse poi stato violato in modo disonesto ed immorale (cosa che, onestamente, mi pare una scemenza, ma per altri deve essere davvero importante). Un tema ricorrente di queste recensioni è l'augurio che la saga muoia, si estingua, che il film sia un flop, e che Trevorrow si trovi un altro lavoro. Queste recensioni sono spesso un poco patetiche (nel senso etimologico di "pervase dal pathos") e molto divertenti (almeno per me), perché manifestano l'anima più sentimentale del mondo dinomaniacale, quella che più mi incuriosisce (e che spesso approda in questa pagina per manifestare la disapprovazione verso la mancanza di rispetto verso la fonte del suo amore). Queste recensioni sono anche la manifestazione ancora accettabile di un variegato zoo di comportamenti ben più ridicoli e grotteschi, tipici di tutti i franchise, che purtroppo spesso degenerano nella violenza verbale. Mi riferisco alla tendenza di certi soggetti "traditi" a reagire in modo aggressivo e violento contro tutti quelli che non la pensino come lui. Vedi alla voce "Guerra Civile Jurassica" tra le diverse fazioni dinomaniacali. 


Il true believer sotto assedio

Infine, ci sono i dinomaniaci duri e puri, quelli che si divertirebbero persino se il film fosse due ore e mezza di una barchetta col logo di Jurassic Park che galleggia dentro la tazza di un cesso. Questi eroi della devozione hanno subito manifestato la loro totale immersione nel nuovo film. Li riconosci immediatamente perché chiamano produzione e personaggi per nome. "Mi è piaciuta la scelta di Colin di far tornare Alan, Ellie e Ian". Colin? Alan, Ellie, Ian? Ma veramente, li chiami per nome? Come tuo zio o la ragazza di tua sorella? Ora, che tizio si sia divertito a vedere una simile noia di filmetto, io non riesco a capirlo, ma, come dico sempre, il mondo è bello perché è vario, quindi non sto qui certo a fare un'analisi della loro bizzarre passione per i cibi avariati. Forse il limite è nella mia mancanza di cuore. Né calco troppo la mano sulla loro relazione fantastica ma del tutto asimmetrica con persone che non incontreranno mai nella loro vita. Quello che invece merita di essere rimarcato è che quasi immediatamente le recensioni di questa categoria hanno virato dalla semplice recensione al vero e proprio "stato d'assedio". Il true believer, per la prima volta, sente che intorno a lui il mondo non è più un posto amico e sicuro. Sì, perché le recensioni professionali, ma anche una fetta di recensioni "naive", sono in gran parte negative. Ed il true believer non riesce a far finta che non esistano. Sente questa aria pesante che si leva intorno alla sua isola felice. Anche perché si è scatenata la reazione feroce dei dinomaniaci traditi, i quali, per motivi abbastanza ridicoli, si scagliano proprio contro i true believer, colpevoli di fiancheggiare il tradimento, di chiamare per nome quel Giuda di Trevorrow. Il true believer sente quindi di essere circondato da persone negative: vuoi perché incomprensibilmente ostili al capolavoro, vuoi perché ex-compagni di community che ora sono passati al nemico, vuoi perché certe persone devono essere proprio cattive nell'anima perché il non amare un film di Jurassic Park deve apparire loro come odiare la mamma. 

Il problema principale dei true believer (ma anche dei traditi) è che prendono tutta questa storia troppo sul serio. Spesso, non hanno senso dell'umorismo. Tutta questa faccenda delle recensioni è invece vista da loro come un affare di stato. L'opinione in merito ad un film è diventata una specie di faccenda religiosa, e chi non la condivide è un ateo, un blasfemo, un pagano, come ai tempi delle catacombe, contro cui i nostri santi martiri oppongono una innocente difesa passiva.

Ed ora vi saluto, che devo guidare la mia settima legione a soffocare la ribellione nella Provincia Dinomaniacalis.



12 giugno 2022

Il Reboot di Jurassic Park

 

"Benvenuti al Jurassic Park" [fonte: Prehistoric Planet (c)]

Ora che Billy World 6 è uscito a scala globale e le recensioni professionali lo stanno stroncando in modo sistematico (a meno che non vogliate insinuare che questo blog è una potentissima lobby del male capace di corrompere il 70% dei critici cinematografici mondiali, i giudizi dei professionisti pesano e non si può fingere che non esistano: il crollo di apprezzamenti per questo episodio, tarato su base statistica, diventa un fatto oggettivo e non più una opinione personale), ma voi siete dei true believer, dei fan devoti della serie, e continuate imperterriti a chiamare capolavoro quello che noialtri percepiamo come un noioso letamaio di fan service lungo 2 ore e mezza, ecco che inizia a circolare l'idea di un reboot del primo Parco Giurassico.

Persino il regista e sceneggiatore autore dell'ultimo è stato intervistato sull'idea.

Le sue parole sono molto interessanti, poiché palesano la sua evidente incapacità di fare un reboot del primo mitico Parco Giurassico. Il motivo è duplice: da un lato, l'attuale produzione è incapace di accettare simili sfide cinematografiche, dall'altro, il regista stesso è un fanboy e quindi antropologicamente succube degli autori originali, verso cui si prostra come se fosse al cospetto di dio. Proprio ciò che un vero regista non dovrebbe fare mai.

In realtà, un reboot di Jurassic Park ha potenzialità enormi, che molti "fan" probabilmente non colgono, troppo schiacciati in basso dal mito dell'irraggiungibilità del primo episodio.

Vi spiego perchè.


La spinta selettiva all'innovazione

L'idea di doversi misurare con l'inevitabile confronto con il primo film di Crichton e Spielberg, universalmente riconosciuto come uno dei massimi successi del cinema di intrattenimento ed avventura, è un potentissimo filtro sui candidati alla produzione di un reboot. Devi saper reggere un simile confronto. E a meno che tu non sia un fanboy che considera Spielberg l'inarrivabile Iddio della cinematografia universale, il confronto è sostenibile.

Devi essere un autore molto ambizioso, molto sicuro di te, altamente motivato, ma, soprattutto, dotato di grande originalità e talento creativo. Non devi essere un emule di Spielberg, un Señor Spielbergo non fornito dal sindacato. Pertanto, non puoi essere un fanboy, il quale, inevitabilmente, è soggiogato dalla devozione e dall'ansia da prestazione verso l'originale. Trevorrow è quindi del tutto inadeguato a questo ruolo.


La sfida autoriale

Riuscire a mantenersi aderente all'idea originale del romanzo ma al tempo stesso creare qualcosa di nuovo senza scadere nel piatto rifacimento del primo film, può produrre qualcosa di veramente dirompente. Le differenze tra primo romanzo e primo film possono aiutare molto un regista audace e talentuoso capace di creare una nuova estetica giurassica. Ad esempio, la differenza tra il cinico e a tratti odioso Hammond romanzato e l'amabile personaggio interpretato da Attenborough permette già di prendere una direzione più cupa e pessimista alla trama. Il Grant del romanzo è più pratico ed eroico di quello del primo film. Il Malcolm del romanzo è più nerd ed antipatico del piacione del primo film. Un personaggio del romanzo che merita di essere incluso nel reboot è Regis, così come Gennaro merita una riscrittura totale aderente al romanzo. Robert Muldoon può essere una scusa per riesumare alcuni dei tratti iconici di Tembo. Chiudere il film in modo catastrofico e catartico senza l'ossessione di creare un nuovo Franchise né una sequela di patetici seguiti, può dare una enorme libertà creativa ad un team che ama il cinema e non si limita a sfornare merchandise. 

Tutte queste modifiche permettono di creare un cast corale dentro una trama consistente che si armonizza con dinosauri e location in un film più avventuroso, articolato e drammatico rispetto alla mitica favola di Spielberg. Un film che ha il coraggio di essere solo un film e non un "Fanchise".


Resettare da zero l'iconografia ed il Pantheon dinosauriano

Rifare Jurassic Park dopo il 2022 vuol dire estinguere definitivamente tutta l'iconografia del 1993, ancora saldamente fissata a modelli anatomici e paleoartistici di fine anni '80. Significa abbandonare il dinosauro pauliano, così evidente nel T.rex del primo film, significa liberarsi completamente dalla plumofobia che ha incancrenito qualsiasi discussione tra amanti della accuratezza paleontologica e fanboy radicali. Il risultato spettacolare di Prehistoric Planet dimostra che i mezzi e le competenze ci sono.

Ma, soprattutto, permette di osare qualcosa di veramente mai osato: abbandonare il Pantheon Classico di Dinosauria, quello che domina l'immaginario popolare da ormai 120 anni, fondato su Tyrannosaurus, Brontosaurus, Triceratops e Stegosaurus, e introdurre un nuovo bestiario mesozoico che attinge a piene mai dall'enorme serbatoio di dinosauri ugualmente avvincenti ed intriganti dei mitici quattro generi che tutti conoscono fin dall'infanzia.

Pensate alle potenzialità cinematografiche di animali con la ecomorfologia di Acrocanthosaurus, Kosmoceratops, Megaraptor, Amargasaurus, Argentinosaurus, Therizinosaurus (quello vero, non lo zombie dell'ultimo film), Deinocheirus (aaaaahhhhhh!!!!!!!), Austroraptor, Deltadromeus (... sì, ma come lo facciamo?), Halszkaraptor, Stegouros, Limusaurus, Lurdusaurus, Mononykus, Microraptor, Leaellynasaura, Miragaia, Tethyshadros... nulla da invidiare ai soliti, abusatissimi ed ormai anche un poco scontati Rexy and company.


Voi mi direte: non lo faranno mai. Sarebbe un flop perché troppo audace per rischiare. I fan non vogliono abbandonare Owen e le sue tamarrate in moto a mano tesa. Rexy non si tocca. Sarebbe odiato dai fan...

Probabilmente andrà così. Faccio notare che non cambiando nulla, restando nell'attuale Fan-chise, non si ottiene certo un prodotto migliore della mia proposta. E allora tenetevi le cavallette OGM, la bambina clone, il parco dolomitico clone di quello lockwoodiano clone di quello di San Diego clone di Isla Sorna clone di Isla Nublar. Episodio 7 è alle porte. E avrà più bambini inutili, più idiozie fuori tema ed irrilevanti, più fan-service, più easter eggs, più Marvel-ismo, ancora meno dinosauri... ed una noiosa mancanza di creatività. 

11 giugno 2022

Un ottimo analogo attuale per il comportamento nel Deinonychus Quarry 1 di Ostrom


 

"Voi lo fissate, e lui vi fissa a sua volta. Allora scatta all'attacco. Ma non frontalmente. Dai due fianchi. Da parte di altri due Velociraptor, di cui non sospettavate l'esistenza. Perché il Velociraptor caccia in branco e si serve di tattiche di assalto ben coordinate. E vi sta sciabolando con questo, un artiglio retrattile di 15 cm molto affilato che si trova sul dito centrale. Non si disturba a mordervi la giugulare come farebbe un leone. No. Lui vi sciabola qui. O qui, in fondo alla pancia, facendo fuoriuscire le budella. Il guaio è che siete ancora vivi, quando cominciano a mangiarvi".

Beh, adesso che lo sai, cerca di dimenticare tutta questa favoletta.

09 giugno 2022

La Tafonomia Perduta di Jurassic Park

Fotogramma di una sequenza mai inclusa nella versione finale di "Jurassic Park"


Che l'immagine della paleontologia vista nei film sia caricaturale, quando non grottesca, non è una scoperta di oggi. E, come sicuramente vorrà ricordarmi qualcuno dei lettori, nemmeno qualcosa che meriti di essere commentato, dato che un film "non è un documentario" e non ha l'obbligo di farci una lezioncina di scienze. Vero, così come non è vero che sia obbligatorio trasmetterci un'immagine sempliciotta e ingenua del lavoro del paleontologo. Si può trovare un dignitoso compromesso tra esigenze narrative e amore per il realismo.

Nei film, a parte scappare dai dinosauri inferociti, il paleontologo fa quasi solo una cosa: scava. Scava, sbadila, rimuove roccia, spala via sedimento, oppure raccoglie ossa. Sembra quasi che il paleontologo sia una via di mezzo tra un campeggiatore ed un operaio edile. E per qualcuno, forse, la paleontologia è solo questo. Poi, cosa si faccia di quelle ossa, dove finiscano e cosa se ne ricavi, non è un problema della trama.

Eppure, nonostante la rappresentazione "operaia", uno scavo non è una meccanica rimozione di sedimento, un lavoro da becchino fatto al contrario. Durante lo scavo, i paleontologi sono invece costantemente impegnati a svolgere il più duro e puro tra gli elementi del loro lavoro, che non è quello fisico, ma quello mentale. Per decifrare quello che sta emergendo, in tempo reale, per capire quando e dove fermarsi nello scavo, nel prendere nota, appunti, di quello che sta succendendo. Ogni scavo è unico e irripetibile. Non si può rifare una seconda volta. Ogni scavo è particolare, e non esiste una procedura standard, un manuale di istruzioni di cosa, come, quando e perché. L'esperienza passata, la conoscenza geologica, la sintonia tra i membri dello scavo, ma anche una propensione al rischio e una importante dose di fortuna, tutto partecipa allo scavo. Nel pianificare le mosse successive, spesso senza la sicurezza dell'esito, se non quella che non esiste una seconda opportunità qualora si sbagli. Spesso con il tempo che stringe, i mezzi che si esauriscono, le attrezzature che non bastano. Uno scavo paleontologico non è solamente una scampagnata a cavar via roccia e portar via ossa. L'atto stesso dello scavo è un atto sperimentale, dal quale si ricavano informazioni che lo scavo stesso, inevitabilmente, distrugge per sempre: il contesto sedimentario, la posizione ed orientazione degli elementi, a volte persino l'integrita fisica originaria del reperto. Uno scavo è, in primo luogo, un atto di analisi tafonomica.

Sovente, durante lo scavo, ci si interroga sulle condizioni che hanno permesso la formazione di quel fossile. Perché il conoscere il contesto deposizionale è fondamentale per pianificare il modo più saggio per estrarre, proteggere e conservare il reperto. L'interpretazione va fatta in diretta, nell'atto di scavare, non può essere posticipata al momento di laboratorio, alla fase di preparazione museale.

Tutto questo è ovviamente dimenticato nel momento in cui si mostra la paleontologia sul campo in un film. Tutto è semplificato per necessità di scena e di narrativa, e lo scavo si riduce a tizi che rimuovono sedimento e imballano ossa fossili senza nemmeno consolidarle o incamiciarle. E tutti i paleontologi in sala emettono gridolini di dolore, come se avessero mostrato un'estrazione dentaria senza anestesia fatta con una pinza da meccanico sporca di olio motore.

Oggi scopro che, purtroppo, le esigenze cinematografiche hanno rimosso da "Jurassic Park" una piccola scenetta in cui era persino pronunciata la parola magica che ogni bravo paleontologo rispetta ed onora: "tafonomia".

Che una scena sia scritta e persino girata ma poi sia rimossa dal film "definitivo" in fase di montaggio, e che quindi non appaia nelle sale, è una normalissima eventualità del comune processo di creazione di ogni film. Nella maggioranza dei casi, è quasi impossibile per lo spettatore essere a conoscenza di questi tagli, ma in caso di film molto noti, come "Jurassic Park", abbondano online foto delle riprese, fotogrammi tagliati e persino video di intere sequenze girate con tanto di colonna sonora e post-produzione. Il mio caso preferito è la scena introduttiva ne "Il Mondo Perduto - Jurassic Park" in cui è introdotto il personaggio di Tembo. La scena, ambientata in Kenya, non fu inclusa nel film definitivo, probabilmente perché ritenuta ridondante, e fu un peccato perché aveva il pregio di mostrare esplicitamente la natura "nietzschiana" di Tembo, super-uomo aldilà del bene e del male, quindi né vero eroe né vero villain, mosso unicamente da un proprio autonomo codice aristocratico. Se non l'avete mai vista, non ve la descrivo: nel caso vogliate cercarla su YouTube è facilmente rintracciabile.

Caso analogo è per una scena in "Jurassic Park", che è presente nella sceneggiatura di fine 1992 reperibile online, ma che non so se fu mai girata e quindi fu, semplicemente, rimossa da una versione successiva della sceneggiatura, oppure esiste anche come girato ma poi non incluso nel montaggio finale. Online, circolano foto che paiono essere legate a quella scena. La sequenza in questione è interna alla quinta scena del film, quella dello scavo in Montana in cui incontriamo per la prima volta i personaggi di Grant e Sattler.

Nella sceneggiatura online è presente questa sequenza, assente nel film definitivo (la parte in grassetto NON compare nel film):


5       EXT     THE DIG DAY

        An artist's camel hair brush carefully sweeps away sand and rock 
        to slowly reveal the dark curve of a fossil - it's a claw.  A dentist's 
        pick gently lifts it from the place its has laid for millions of years.  
        Pull up to reveal a group of diggers working on a large skeleton.  All 
        we see are the tops of their hats.  The paleontologist working on the 
        claw lays it in his hand.

                                GRANT
                        (thoughtfully)
                Four complete skeletons. . . .
                such a small area. . . 
                the same time horizon - -

                                ELLIE
                They died together?

                                GRANT
                The taphonomy sure looks that way.

                                ELLIE
                If they died together, they lived together.  
                Suggests some kind of social order.

        DR ALAN GRANT, mid-thirties, a ragged-looking guy with intense 
        concentration you wouldn't want to get in the way of, carefully 
        examines a claw.

        DR ELLIE SATTLER, working with him, leans in close and studies 
        it too.  She paints the exposed bone with rubber cement.  Ellie in her 
        late twenties, athletic-looking.  There's an impatience about Ellie, as 
        if nothing in life happens quite fast enough for her.

        Her face is almost pressed up against his, she's sitting so 
        close.

                                GRANT (cont'd)
                They hunted as a team.  The dismembered tenontosaurus
                bone over there - that's lunch.  But what killed our
                raptors in a lakebed, in a bunch like this?  We better
                come up with something that makes sense.

                                ELLIE
                A drought.  The lake was shrinking - -

                                GRANT
                        (excited)
                That's good.  That's right!  They died around a dried-up
                puddle!  Without fighting each other.  This is looking
                good.

        From the bottom of the hill a voice SHOUTS to them:


Nelle parti rimosse dal film definitivo, Grant e la Sattler cercano di interpretare il sito di scavo mentre lo stanno supervisionando. Si descrive il numero e la posizione degli scheletri, si menziona Tenontosaurus e tre altri dinosauri (evidente allusione al Deinonychus Quarry 1 di Ostrom, località tipo di Deinonychus antirrhopus), si pronuncia persino la parola "tafonomia", si contrappone un'ipotesi di caccia di branco con una causa ambientale (la siccità) per spiegare il sito. Il dialogo tra i due paleontologi è notevolmente alto per gli standard di questi film (specialmente gli ultimi), e contrappone interpretazioni "etologiche" per spiegare l'associazione dei resti (il gruppo sociale) ad interpretazioni più "tafonomiche" che richiamano al contesto deposizionale e paleo-ambientale (la siccità). Inutile che rammenti al lettore quale sia l'interpretazione più plausibile del Deinonychus Quarry 1 (una complessa combinazione di dinamiche comportamentali "non-sociali" in un contesto paleoambientale di estrema aridità), e non certo la "caccia sociale". Ovviamente, il puntare sulla spiegazione "sociale" non è qualcosa che possiamo rinfacciare ad un film del 1993. In quegli anni, era l'idea preferita da molti... forse da troppi. Resta comunque notevole che almeno in sede di sceneggiatura si fosse pianificata una dignitosa rappresentazione del complesso lavoro mentale dietro il lavoro sul campo.

Mi rendo benissimo conto che per le esigenze del cinema, questa scenetta è del tutto superflua e forse pure noiosa, e quindi comprendo bene perché sia stata omessa. Ma io sono un paleontologo, di quelli che considerano la tafonomia il pilastro fondante l'intera disciplina (pur non essendo io, come specializzazione, un tafonomo), e questa scena è così squisitamente paleontologica, pur nella semplificazione dell'attività sul campo, che se fosse rimasta avrebbe potuto persino diventare la mia parte preferita del film.

In un altro universo, migliore di questo, c'è un poster di Alan Grant che dice "The taphonomy sure looks that way" in ogni laboratorio di paleontologia.

08 giugno 2022

Il Cretacico cinematografico

Quando un Franchise spiega i fan di un altro Franchise

Lasciamo i fan del Sacro Franchise intenti a combattere la loro guerra civile, preludio dello Scisma tra l'ortodossia CIRS (Chiesa Insulare Riformata Spielbergiana) e l'eresia STEM (Santo Treworrovismo Ecumenico Mondiale), e chiediamoci se c'è spazio ancora per una evoluzione nei dinosauri del cinema.

Chiariamo subito: il Sacro Franchise continuerà. Non so se in forma CIRS o STEM o altro, ma fintanto che macinerà soldi continuerà. Ed è giusto così, dato che è l'onesta applicazione dello "show business" (non lo dico con toni moralisti o puritani, ma con distaccato realismo: questi film sono imprese per fare soldi tramite il merchandising, quindi persistono in primo luogo in base al ritorno economico della strategia con cui attirano pubblico. Ed il pubblico affluisce copioso nelle sale, non certo influenzato dalle distinzioni snob di minoranze sarcastiche quali quella che frequenta questo blog). 

Tuttavia, fintanto che esiste il Sacro Franchise, è difficile per una nuova realtà di fiction legata ai dinosauri di affermarsi, dato che la nicchia è una sola ed è stabilmente occupata dal brand "Jurassic Park/World(c)".

Proprio come un'epopea mammaliana non poté affermarsi senza prima l'estinzione del "Franchise" Dinosauriano, così non è pensabile che un diverso modo di concepire i dinosauri cinematografici potrà affermarsi fintanto che continueremo a vivere nella "Era Jurassic" inaugurata da Crichton. E se il paragone mammaliano può sembrare fuorviante, in quanto implicherebbe che il futuro dei dinosauri mediatici sia senza dinosauri mediatici (beh... Jurassic World 3 ci ha mostrato una forma di transizione verso quello scenario, ma non è di quello che sto parlando), allora domandiamoci quando potrà iniziare un nuovo periodo per i dinosauri di finzione fintanto che persiste questo periodo Jurassic. 

Il Cretacico* Cinematografico è ancora lontano?


*No, non sto alludendo a "Camp Cretaceous", quello è in tutto e per tutto un pezzo di mondo Jurassic. Parlo di qualcosa di nuovo per cui sia legittimo dire "ok, il Franchise Jurassic è il passato, è chiuso e concluso".

07 giugno 2022

Tyrannosaurus rex vs Giganotosaurus carolinii

(c) Universal Pictures


"Volevo qualcosa che somigliasse al Joker. Vuole solo vedere il mondo bruciare." 

Colin Trevorrow in riferimento al suo Giganotosaurus di plastica.


La frasetta da patetico regista bimbominkia che sta prendendo per i fondelli il pubblico con false aspettative da fanboy è l'unico riferimento al letamaio recensito la scorsa settimana.

Sì, perché questo post invece vuole fare giustizia verso un taxon di theropode di enorme interesse, ridotto a macchietta nell'ultimo filmaccio con dinosauri. In questo post, confrontiamo Giganotosaurus e Tyrannosaurus sulla base delle loro differenze anatomiche, e non per imbastire una ridicola battaglia di plastica, ma piuttosto per comprendere, tramite la loro anatomia, le rispettive specializzazioni ecologiche ed, eventualmente, anche comportamentali.

Il dettaglio più citato di questo animale, le dimensioni corporee, è anche quello meno interessante. Non disponendo di alcuno scheletro decentemente completo di Giganotosaurus, stare a farneticare sulle sue dimensioni è una perdita di tempo. Le dimensioni del femore, lungo circa 140 cm, sono nel medesimo range dimensionale di quelli di Tyrannosaurus. Quindi, per noi che non siamo feticisti del centimetro e delle dimensioni, i due dinosauri appartengono alla medesima classe dimensionale, quella dei theropodi giganti. Punto.

Entrambi i dinosauri mostrano la superficie delle ossa facciali solcata per alloggiare spesse ornamentazioni cornee (più marcate in Giganotosaurus) e protezioni ossee circum-orbitali a difesa del bulbo oculare. Questi adattamenti implicano una relativa bellicosità nel comportamento e una protezione da attacchi frequenti contro muso e occhi, sia da parte delle prede che dai conspecifici. 

La dentatura. I due animali esprimono due tendenze opposte (ed ugualmente estreme) nella tipologia di denti theropodi. Quelli di Tyrannosaurus sono "incrassati", ovvero hanno la forma simile a banane, piuttosto robusti ed adatti a spezzare le ossa e strappare grandi porzioni di tessuto, piuttosto che a lacerare e tagliare. I denti di Giganotosaurus sono invece degli eleganti coltelli, piuttosto stretti ed affilati per lo standard theropode, con il margine posteriore quasi diritto, e le superfici laterali solcate da increspature tipiche del suo gruppo, i così detti "wrinkles", la cui causa, funzionale oppure meramente epifenomeno del processo di crescita, è dibattuta. 

Le differenze nella forma dei denti implicano una diversa logica nel morso. 

Ciò si esprime nel diverso impianto dei muscoli masticatori. Tyrannosaurus ha ampie superfici per i muscoli che chiudono la bocca, sia a livello del palato che sulla superficie dorsale del cranio. Per contro, la finestra infratemporale è "obliterata" dall'espansione delle ossa squamose e quadratojugali. Questi adattamenti permettono un morso particolarmente potente, ma non molto veloce. Tyrannosaurus è quindi un animale che serrava le mandibole sulla preda, iniziava a premere con enorme potenza fino al cedimento di ossa ed organi sottostanti, per poi strappare una ampia porzione di tessuto.

Al contrario, Giganotosaurus ha una ridotta estensione delle camere sopratemporali, che sono sovrapposte da mensole "analoghe" alla sovrapposizione di mensole che in Tyrannosaurus vediamo invece di lato, nelle camere infratemporali. Il palato di Giganotosaurus è poco noto. Tuttavia, l'inclinazione del quadrato suggerisce un arco di apertura boccale maggiore di quello possibile a Tyrannosaurus. Combinato con la forma dei denti "a coltello", si deduce che il morso di Giganotosaurus non avesse come obiettivo quello di sfondare la resistenza dei tessuti della preda, ma di attaccare con il morso un ampio fronte di carni, al fine di provocare gravi perdite di sangue e il taglio di quanto più tessuto muscolare superficiale.

Queste differenze nel morso si esprimono a livello della morfologia della regione nucale. I processi paroccipitali di Tyrannosaurus formano un manubrio orizzontale, che implica un movimento prettamente latero-mediale della testa e del collo. I processi paroccipitali di Giganotosaurus sono invece incurvati verso il basso, ben sotto il livello del condilo occipitale, direzione che implica un movimento prettamente dorso-ventrale della testa e del collo. Tradotto in dinamica del morso, Tyrannosaurus strappava via il tessuto muovendo la testa di lato, Giganotosaurus provocava ampie sciabolate andando dall'alto in basso.

La gamba di Tyrannosaurus è relativamente allungata per la sua mole corporea, anche se l'adulto era probabilmente molto più lento che il giovane. Il piede arctometatarsale implica nondimeno una buona manovrabilità e resistenza alla torsione. Questi adattamenti suggeriscono un attacco relativamente dinamico per la sua mole, che non rischiava di produrre lussazioni e dislocamenti della gamba durante il movimento. La gamba di Giganotosaurus è relativamente più corta, ma mostra adattamenti graviportali improntati alla stabilità e alla resistenza alla trazione. Il suo attacco era relativamente stabile, ma notevolmente solido e "ben piantato".

Gli adattamenti in Tyrannosaurus indicano prede più dinamiche, bellicose e piccole dimensionalmente di quelle di Giganotosaurus, il quale sembra invece aver evoluto una strategia "giapponese" in cui il lottatore di sumo ed il samurai si uniscono per abbattere prede meno agili ma molto massiccie e resistenti, tramite una serie di colpi laceranti sferrati mantenendosi ben solido contro le difese della preda. Non stupisce quindi che Tyrannosaurus sia associato a faune con hadrosauridi e ceratopsidi, mentre Giganotosaurus sia associato a faune con titanosauri giganti.

Entrambi questi dinosauri sono dei prodigi meravigliosi dell'evoluzione. I mostri da film sono solo una sbiadita e patetica copia degli originali. Chi "vincerebbe" in uno scontro tra due animali di queste specie? Non lo so, e nemmeno mi interessa saperlo, ma sicuramente non vince l'intelligenza di chi pone simili domande...

06 giugno 2022

BILLY WORLD - ABOMINION: EASTER SH*TS!

Il gioco dell'anno

 


Theropoda Blog è orgogliona di presentare il primo gioco a premi (virtuali) dedicato al film dell'anno!

BILLY WORLD - ABOMINION: EASTER SH*TS!

Partecipare è semplice!

Hai notato una scemenza nel film Billy World 3? Una idiozia? Un buco di scemeggiatura? Una totale mancanza di logica, di buon senso, di gusto cinematografico, di senso del ridicolo, oppure un coprolite pre-diagenetico, della pura e semplice deficienza cerebrale da imputare alla scarsa capacità cognitiva di sceneggiatore e regista (che poi è sempre lo stesso)?

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04 giugno 2022

Considerazioni finali su "Jurassic World - Dominion" e sulla "fine" del Franchise

Sam Neill e la sua voglia di girare questo film


Quando, ieri, ho scritto il post nerd con punte geek sulle tendenze nei dinosauri del Franchise di Jurassic Park, pensavo che non ci fosse più altro da dire. Avevo già scritto una lunga recensione, un paio di giorni fa, nel solito tono un po' demenziale ed un po' sarcastico, come sono i soliti post che scrivo su questi film. Eppure, la conclusione dei post mi aveva lasciato un retrogusto sul fondo del palato, come di qualcosa che non era stato del tutto liberato e covava ancora dentro.

Poi ho capito.

Finora, ho scritto tutti questi post nella veste del Dott. Cau, paleontologo dei vertebrati, paleo-blogger e moderato fruitore di cinematografia dinosauriana. Ma c'è anche Andrea, l'amante del buon cinema e curioso osservatore del Franchise di Jurassic Park, che alla sera al pub con gli amici commenta i film senza appesantire la conversazione con tutti quei temi tecnici e paleontologici che gli amici non possono cogliere non essendo paleontologi né paleogeek e che non sono nemmeno interessati a conoscere. Ed era il secondo soggetto quello che sentiva il retrogusto nel palato. Il Dott. Cau ha detto tutto quello che aveva da dire sul film, mentre Andrea no.

Disclaimer: questa recensione non ha alcuna pretesa di essere interessante, sensata, oppure originale. Essa è solo ciò che sentireste da me se fossimo seduti in un pub con un paio di birre medie colore rosso ambrato, e tra noi ci fosse quella vecchia cara sintonia che fa sì che tu sia pienamente consapevole delle implicazioni del farmi la domanda "com'è Jurassic World Dominion?".

Se dovessi definire questo film con una sola singola parola, questa sarebbe "truffa". Jurassic World Dominion (di seguito JWD) è una truffa, una poco onesta e spudorata manipolazione delle aspettative del pubblico, in primo luogo i così detti "fan" (categoria a cui non appartengo, ma che mi ha sempre incuriosito, e di cui leggo e ascolto molto le opinioni in questi giorni, non solo nel blog). Il sentore di truffa non è solo nelle mie narici, si respira nei commenti e nelle recensioni online. Una truffa sfacciata, una bieca presa per il sedere costruita a tavolino dalla banda capitana da Colin Trevorrow.

Per due anni, una massiccia campagna promozionale ha pompato nel pubblico l'idea che "Dominion" fosse un certo film. Riguardatevi i trailer e i commenti ai trailer. Il messaggio era quello, e posto nemmeno in modo sottile o sfumato. Già il nome stesso "Dominion" lo esplicita senza ambiguità. Descritto come "epica conclusione" della saga, e come naturale estensione della scena finale dell'episodio precedente, JWP è stato proposto a tutti come un colossale scontro epico tra uomo e dinosauri per il dominio del mondo. Il tema dello scontro a scala planetaria tra umanità e dinosauri, aldilà della sua plausibilità reale o consistenza scientifica, era quindi ciò che tutti quelli che hanno seguito le varie operazioni virali e di campagna promozionale si attendevano. I dinosauri come possibili padroni del mondo, perché, in fondo "Jurassic World" significa proprio questo, quasi un "Nuovo Mesozoico" in cui, si sottintendeva, non era scontata la supremazia dell'uomo rispetto agli antichi dominatori. Qualcosa di veramente epico, sicuramente catastrofico, forse difficile da realizzare, forse ridicolo nel risultato, ma perlomeno era quella l'anima del terzo episodio che tutti i trailer, le promozioni e i commenti dei fan lasciavano intendere. Io stesso sono andato al cinema anche con questa aspettativa, che per quanto pacchiani fossero i dinosauri, per quanto piatti i personaggi, l'impatto visivo sarebbe stato quello di un film epicamente globale, con i dinosauri protagonisti su scala planetaria, forse anche antagonisti, avversari, nemici, ma pur sempre fulcro e nucleo della vicenda.

Invece, il film ruota attorno ad una invasione di locuste OGM ed al rapimento di una ragazzina che è la chiave per sconfiggere gli insetti.

E i dinosauri? Solo contesto, sfondo, accessorio alla trama principale. Ma almeno sono pur sempre dominatori del mondo? Al contrario. Di dominion qui c'è solo quello dell'uomo (cosa abbastanza realistica, ma che comunque non costituisce nulla di epico né originale per cui costruire un "Jurassic Dominion"). I dinosauri sono creature braccate, isolate, in fuga. Sono bestie da prendere al lazo e domare con una mano. Sono animali da allevamento che aspettano tre attivisti maldestri per essere salvati. Sono oggetti da collezione, merce di scambio. Sono attrezzi da lavoro comandati con un puntatore laser. Sono ancora una volta i soliti animali dentro uno zoo hi-tech. Chiusi in un recinto. Come in tutti i film precedenti. Non c'è uno straccio di "Dominion" in questo film.

Non mi credete? Ho travisato il messaggio? Rileggiamo insieme la sinossi ufficiale del film come esposta in tutti i promo (in particolare, il grassetto):

Il film si svolge quattro anni dopo la distruzione di Isla Nublar. I dinosauri ora vivono e cacciano insieme agli umani in tutto il mondo. Questo equilibrio fragile rimodellerà il futuro e determinerà, una volta per tutte, se gli esseri umani rimarranno i predatori dominanti su un pianeta che ora condividono con le creature più temibili della storia.

Il film non sviluppa in alcun modo quanto scritto qui sopra. Nel film, l'uomo domina il pianeta, praticamente indisturbato dai dinosauri, a parte qualche patetica scenetta non tanto diversa da quello che accade nel mondo reale, ai matrimoni o lungo la strada, come un qualunque gabbiano incazzoso che ti frega il panino mentre passeggi in città o un cervo che d'improvviso sbuca dal bosco mentre stiamo viaggiando in auto. Sì, c'è un allosauro che attacca un veicolo, alla pari di un orso in Canada o un elefante in India. Ma gli orsi non minacciano la dominanza dell'uomo sul pianeta, e gli elefanti li stiamo sterminando. La frase citata qui sopra è quindi un inganno, perché ci annuncia qualcosa che non è per niente sviluppato nel film.

"Signor Trevorrow, è previsto che si veda del Dominion nel suo Jurassic Dominion?". Sugli easter egg ci torno dopo.

Questo film è una presa per il sedere. Punto e basta. L'avessero chiamato "Jurassic Conservation" o "Jurassic Freedom" o "Jurassic Paga il biglietto e vedrai" sarebbero stati più sinceri ed onesti. Invece, Trevorrow e company sono stati dei meschini produttori di spam del cavolo con cui abbindolare i fan e milioni di spettatori, per farli andare al cinema e poi sperare che siano abbastanza fanboy da ingoiare tre ore di minestrone con stampato sopra il logo giurassico senza fare una piega (ed uscire gridando "èbellissimooooilmiglioredellaserie!!!").

Vabbè, sì, ci ha mentito adescandoci con chissà quali promesse per farci andare al cinema, ma almeno, direte voi, almeno poi il film funziona? No. Il film è un disastro su più livelli di lettura. Non c'è molto su cui salvarlo. Il peggiore dell'intero Franchise, da più punti di vista, alcuni proprio inattesi, e per questo proprio i più duri a sancire il disastro. Capace di far rivalutare la stupidità del precedente, che aveva già toccato il fondo in quanto a ridicolo. Al cui confronto Jurassic Park 3 è un gioiellino da rispettare. Difatti, il film è un disastro non perché un filmetto rispetto a prodotti di ben più alta fattura autoriale (confronto che nessuno onestamente pensa di fare) ma proprio nel confronto con gli altri episodi della saga. Il fallimento è prima di tutto rispetto ai suoi predecessori.

Perlomeno, il film precedente (Fallen Kingdom), pur nella sua totale scontatezza, aveva una trama coerente incentrata sui dinosauri e quindi perfettamente interna al Franchise (vi ricordo che siamo dentro il Franchise Jurassico, e che il suo unico fulcro sono i dinosauri): i dinosauri da salvare prima dalla furia del vulcano e dopo dalla furia del capitalismo. Trama scemotta, ok, ma dall'inizio alla fine sapevi in che fiume giurassico stavi nuotando, dove fosse la sorgente giurassica e come arrivare alla foce giurassica.

Qui c'è solo un casino ingestibile di generi estranei, temi parziali, trame e sottotrame arbitrarie, personaggi inutili e ridondanti, stravolgimento gratuito di elementi precedenti, e per giunta nel quale i dinosauri sono accessori e puro sfondo, e in cui tutto è buttato dentro molto alla caso, rendendo un film di due ore e mezza (!) una accozzaglia di episodi minori, un pantano di puro situazionismo, senza senso reale, se non quello di inserire qualcuno in una scenetta a volte action, a volte horror, a volte commedia. E, ripeto, la sola trama che lega il tutto sono le locuste da combattere e la ragazzina da salvare.

Ecco quindi la seconda - grave - truffa: è il primo film del Franchise in cui i dinosauri non sono fondamentali, né necessari al cuore del film, ma solo accessori per situazioni, strumenti per sottotrame. Cosa che, in un film della serie Jurassic Park/World è assurdo come fare un film di James Bond in cui 007 compare a caso come personaggio secondario, solo per fornire una scusa per mettere l'episodio dentro il Franchise.

Togli i dinosauri in toto, e questo film resta ancora in piedi... resta il film sulle locuste e sulla ragazzina rapita, perché nessuna delle due parti ha bisogno dei dinosauri per funzionare, e ti accorgi che i dinosauri sono solo accessori. Ma se togli i dinosauri da un Jurassic movie e la sua storia principale funziona ancora, allora capisci che questa è la definitiva morte del Franchise. Non era morto nei precedenti due film, perché si reggevano ancora sui dinosauri (parco con dinosauri, scappa dai dinosauri, salva i dinosauri). Qui abbiamo "combatti le locuste e salva la ragazzina"... roba da far gelare il sangue a Crichton.

Il problema alla base di tutto è una solo: Colin Trevorrow. La persona meno adatta a far funzionare una trilogia di questo tipo. Perché, se davvero Trevorrow è un "fan" del Franchise come ci tiene a ostentare, allora è inevitabile che non sarà in grado di realizzare un prodotto cinematograficamente armonioso, troppo preso dalla sua ansia di essere/fare il fan assoluto, ma, soprattutto, troppo ossessionato dall'ansia da prestazione di voler essere una sorta di emulo di Spielberg. L'ansia da prestazione si manifesta nella esagerata lunghezza del film, che si illude di compensare la piccolezza di idee, obiettivi e tenuta con una bulimia di generi, location e finti colpi di scena. Nell'era degli effetti speciali digitali facili (avendo i soldi per organizzare un team di animatori professionisti, soldi che il Franchise possiede), nessun film si salva più con solo la bulimia di CGI e animatronici, perché è proprio la facilità con cui oggi qualsiasi cosa è riproducibile in un film ad imporre una selezione in base agli altri criteri qualitativi.

In primo luogo, la regia.

Trevorrow è inadeguato al compito non perché non conosca il suo mestiere (non sta a me giudicarlo in quello), ma perché non è stato in alcun modo capace di separare il regista dal fanboy. Come un ottimo chirurgo è pur sempre inadatto a operare al cuore la propria amatissima figlia cardiopatica, così un regista dichiaratamente fanboy è il peggior regista per un Franchise che ormai da troppo tempo è scivolato nel fan-servilismo e richiede una mano ferma che non aggravi la caduta nel citazionismo autoreferenziale. Meglio allora un regista distaccato, che come il chirurgo non imparentato con la paziente, saprà fare lo stesso lavoro del padre senza rischiare di essere annebbiato dal sentimento. Meglio un regista visionario, ma che non ha alcuna conoscenza di cosa sia il Franchise o il mondo dei fan. Perché sarà capace di produrre proprio ciò di cui, al sesto episodio, la serie avrebbe avuto bisogno: la rivoluzione che qui non è avvenuta, ma è stata solo millantata.

Ovvio che la produzione di questi film, interessata solo a far cassa, si affidi - quasi con terrore di rischiare - alla mano del servile esecutore della religione del fan-service, così produttiva nel pompare il merchandising che fonda il Franchise.

Yogurt (Mel Brooks) aveva visto giusto.

Lasciamo da parte per un attimo i dinosauri (cosa abbastanza assurda in questa saga), e proviamo a valutare il film per il suo svolgimento. I due temi principali del film sono chiaramente figli dell'ansia di Trevorrow. Egli pare ossessionato dall'inserire temi "alti, impegnati" nel Franchise, nonostante nessuno a parte lui ne senta il bisogno, ma lo fa in modo grossolano e superficiale, fallendo col suo intento e rovinando il film. Prendiamo le locuste. Vuoi parlare dei pericoli della manipolazione genetica, della creazione di specie invasive che distruggono l'ecosistema? Santiddio, hai già i dinosauri per questo! Siamo dentro il Franchise Jurassico, usa i dinosauri proprio per questo scopo! Perché non dovrebbero essere proprio i dinosauri la specie invasiva? Diavolo, è proprio ciò che il titolo "Dominion" implicherebbe! Sarebbero due, anzi tre, piccioni con una fava (continuity col Franchise, inizio di un nuovo filone globale, aggiunta di temi "alti")... invece il nostro regista introduce un elemento estraneo, a tratti ridicolo, le locuste obese, che non armonizza con la serie, e che non produce alcun risultato.

Lo stesso discorso vale per la ragazzina clonata (e la sotto-storia della madre), un elemento assolutamente gratuito e non necessario introdotto nel precedente episodio, e che per giunta non fa che riproporre uno dei grandi errori storici di questo Franchise, ovvero l'ossessione per i drammi famigliari e adolescenziali. Sì, è un tema classico di una certa Hollywood, ma, ancora una volta, tu non sei Spielberg e questo non è ET o AI.

Se qualcuno crede che mettere dei drammi famigliari e/o adolescenziali in questi film attiri qualcuno in più a vederli, allora è invitato a fare un sondaggio sulla simpatia della figlia di Malcolm (Mondo Perduto), il ragazzino del terzo film, i fratelli di Jurassic World. Sono tutti sistematicamente odiati ed odiosi, e nessuno li ricorda come elementi chiave del Franchise. Si salvano solo Lex e Tim, nel primo film, per l'ovvia ragione che essi sono personaggi integrati con il film, con una presenza nella storia, privi di inutili paranoie non funzionali alla trama, con una simpatia spontanea del tutto assente nei ragazzini successivi, che invece risultano brutte copie inserite male dei primi due iconici Jurassic kids. La ragazzina clonata e la madre virtuale sono l'elemento umano più fuori luogo possibile in un Franchise come questo. L'idea in sé sarebbe anche interessante e anche avvincente sul piano umano, ma non da usare in questi film, dove appare come un orpello del tutto inutile e pretestuoso, che non aggiunge nulla né completa alcunché.

In ambo i casi, idee buttate a caso: in un caso sprecate, nell'altro fuori luogo.

Non c'è alcuna rivoluzione, ma solo conservazione in questo Dominion. Ci sono i soliti temi ipocritamente traslati sulle Dolomiti (il parco, il miliardario, l'evacuazione del sito, gli animali prima contenuti e poi ingestibili, il dino-villain, lo scontro finale tra dinosauri, la morte catartica del villain per mano dei dinosauri) il tutto aggravato da una insopportabile pioggia di fan-service dozzinale (in alcuni casi non solo scontati, ma proprio patetici, come la "svestizione" dei tre protagonisti storici per mostrare che sotto hanno maglie coi colori "storici" indossati nel 1993).

Paradossalmente, il "fan-service" estremo di questo film appare come una forma di fan-servilismo, che limita e vincola la libertà creativa dell'autore, ed una forma di feticismo, in cui l'ostentazione ripetuta di oggetti, situazioni, e frasi iconiche tratte prettamente dal primo episodio non fa che confermare la sudditanza psicologica di Trevorrow, il suo servilismo nei confronti del padre-idolo-dio Spielberg (madonna, Andrè, che psicanalisi da pub... beh, vi avevo avvertito, questo è lo spirito del post).

La domanda è se il fan-servilismo di Trevorrow è una maldestra operazione di marketing oppure un modo ipocrita per celare una oggettiva incapacità di realizzare qualcosa di originale e innovativo. Il lettore (forse fan-boy difensore della ortodossia) replicherà che sia in primo luogo una strategia di marketing, per puntare alla fetta "sicura" di spettatori, amplificandone l'adesione. Ma questa, a ben vedere, è una scelta miope, dato che è proprio il fanboy duro e puro lo spettatore da cui si deve temere meno la disaffezione. Allora, perché non cercare di uscire dal settarismo fan-servile per sperimentare? Per questo motivo, io sospetto che l'eccesso di fan-service in Trevorrow sia in primo luogo un modo per celare la sua oggettiva incapacità di innovare la saga, più che una mera applicazione del manuale di economia hollywoodiana.

Il ritorno dei tre protagonisti del primo episodio è stata una delle novità più pubblicizzate della campagna promozionale. Il ritorno di un personaggio iconico di per sé non è malvagio, ma lo è se è puramente formale, superficiale, e se è spinto dall'ennesimo piegarsi al fan-servilismo. Dato che l'intera saga è del tutto episodica, senza un filone generale pre-determinato, il ritorno dei personaggi "storici" è del tutto arbitrario. Ciò permetterebbe una discreta libertà nel modo con cui tale personaggio ritorna in scena, libertà che però scade facilmente nella incongruenza con la figura espressa da quel personaggio se non si mantiene un senso logico e psicologico con ciò che quel personaggio rappresentava. Il problema di queste scelte è che un personaggio è iconico proprio in quanto espressione di una serie di valori e significati. Se il personaggio iconico ritorna dopo molto tempo, in modo arbitrario e senza portare con sé i valori che incarnava, ecco che la sua apparizione è unicamente nominale. Sì, vediamo che nel film c'è un tizio di nome Alan Grant, che è interpretato dallo stesso attore che interpretava Alan Grant nel 1993, e che scimmiotta alcune azioni del 1993, ma che in sostanza nel nuovo film non si comporta come un Alan Grant maturo che torna per portare i valori ed il carisma del primo film, ma piuttosto che agisce invece come un settantenne qualunque succube della sua irrisolta situazione sentimentale. Roba che Woody Allen ti trasformerebbe in un capolavoro di commedia sofisticata se ambientato a New York, ma che nel Jurassic Franchise di Trevorrow onestamente è del tutto gratuito, maldestro, stonato e triste. Guardavo questo Grant del 2022 e mi chiedevo "e quindi?", "quando comincia a fare il paleontologo pratico e scazzato, e smette di fare il pensionato di Voghera trascinato a fare il ladro alla sede centrale della Apple"? L'evoluzione nella personalità dei personaggi non è un obbligo né una garanzia di qualità, se tale evoluzione è del tutto scombinata con la vicenda in cui il personaggio è stato ricollocato.

Il risultato è che, paradossalmente, il danno si riflette retrospettivamente sui personaggi nel primo film, che ora, rivedendoli, sai che fine faranno.

Jurassic World Dominion è stato un colossale disastro se rapportato con le enormi pretese che ostentava. Non è un finale epico della serie, ma solo l'ennesimo ripetersi delle solite dinamiche del primo film, reiterate in modo meccanico all'interno di una cornice più ampia ma che, nella sostanza generale, non ha alcuna effettiva relazione con l'anima del Franchise. Non ha risolto alcuna lacuna pre-esistente, semmai ha creato ulteriori voragini nella consistenza logica degli eventi. Ha dimostrato che il Franchise può includere un film non-Jurassic dentro di sé, di fatto commettendo suicidio. Ha deragliato totalmente dall'unica tematica veramente innovativa e potenzialmente fertile offerta dalla fine dell'episodio precedente. Ma, soprattutto, è stata gestita da un autodichiarato fanboy, ovvero la persona peggiore per realizzare un prodotto coerente e consistente, interessante e creativo.

Se c'è un futuro per i dinosauri al cinema, non è più nel Franchise Jurassico, ma in chi si libererà completamente da tutta questa zavorra ormai logora e autoreferenziale e oserà andare oltre. C'è un enorme serbatoio di idee ed iconografie ancora inespresse per i dinosauri di celluloide, spesso lasciate ai margini a causa del pensiero unico jurassic-parkiano ormai dominante da tre decenni. Produzioni come Prehistoric Planet hanno mostrato che i mezzi per la rivoluzione iconografica esistono e sono perfettamente compatibili con la paleontologia del nostro tempo. Perché i dinosauri conquistarono il mondo nel 1993 perché non vollero essere (solo) mostri, ma in primo luogo creature naturali e plausibili. Ora occorre che dal fronte cinematografico arrivi una nuova generazione di visionari capaci di tradurre la nuova iconografia in un nuovo universo per conquistare l'affetto del pubblico come fece, almeno all'inizio, il primo parco spielberghiano.