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Qualcuno è sbigottito... |
Sovente, la soluzione ad un problema –
che pare essere impantanato da tempo – sta nel cambiare prospettiva
dal quale affrontarlo.
La presenza o meno di labbra a
copertura della dentatura dei dinosauri è un tema che interessa sia
il profano (per motivi prettamente estetici) che il paleontologo (per
motivi morfofunzionali, ecologici e filogenetici). In quanto fossili,
spesso frammentari, i dinosauri mesozoici, in particolare i
theropodi, sono avari di informazioni in merito a certe parti
non-mineralizzate, come è la regione del cavo orale. La comparazione
con i Reptilia viventi, e l'utilizzo dell'inferenza filogenetica per
dedurre il possibile aspetto della regione orale più coerente con
quello che osserviamo oggi, risultavano di ambigua interpretazione.
Il motivo di tanta ambiguità sta tutto nella ampia disparità di
morfologie del cavo orale che osserviamo nei taxa attuali: le
tartatughe hanno un becco corneo in parte coperto da guance, i
lepidosauri hanno labbra cornee, i coccodrilli hanno i denti esposti
e la regione gengivale corneificata, gli uccelli hanno un becco
corneo. La morfologia aviana non è omologabile a quella dei
coccodrilli, e nasce il sospetto che nessuna delle due mostri la
condizione ancestrale degli arcosauri dalla quale dedurre quella dei
dinosauri con denti. Se l'inferenza filogenetica si impantana nella
disparità rettiliana, non meno ostico diventa il tentativo di
trovare una soluzione avvalendosi della morfologia comparata. Molti
hanno discusso se la forma, disposizione e distribuzione dei forami
vascolari e nervosi sulle superfici laterali delle ossa marginali
dentigere (premascellare, mascellare e dentale) possano dare
indicazioni sulla presenza o meno di labbra, becchi e guance.
Tuttavia, non pareva esserci unanime consenso su come interpretare le
numerose morfologie dei dinosauri, spesso prive di equivalenti
moderni.
Una possibile soluzione della
controversia è stata proposta recentemente all'ultimo Congresso
della Società Canadese di Paleontologia dei Vertebrati. La soluzione
parte da un cambio di prospettiva: invece di analizzare le ossa della
bocca, Reisz e Larson (2016) suggeriscono di analizzare i denti.
Il loro ragionamento è piuttosto
semplice: lo smalto dei denti, il materiale organico più duro nei
vertebrati, richiede una idratazione costante. In animali acquatici o
semiacquatici, l'idratazione proviene dal mezzo ambientale, ma negli
animali prettamente subaerei, che vivono fuori dall'acqua,
l'idratazione deve provenire dal corpo, ovvero dalle ghiandole che
sboccano nella gengiva. Ovviamente, né la gengiva né le ghiandole
che vi sboccano lasciano tracce fossili. Esiste nei denti una qualche
“firma” mineralizzata che ci dice se il dente era idratato o no
(firma che quindi può fossilizzare)? Reisz e Larson (2016) osservano
che in vari gruppi di mammiferi attuali, animali tutti dotati di
labbra, si sono evolute delle specie dotate di zanne esposte (ad
esempio, in alcuni artiodattili come il mosco, il cui maschio
presenta zanne esposte permanentemente). Queste zanne hanno una
struttura istologica differente dagli altri denti coperti dalle
labbra? Sezionando varie zanne di mammifero, gli autori hanno
riscontrato assenza dello smalto, che è sostituito da cemento, un
materiale che parrebbe quindi non richiedere idratazione continua.
Pertanto, concludono Reisz e Larson
(2016), i denti ricoperti di smalto devono avere una protezione di
labbra e gengive, mentre quelli ricoperti di cemento possono restare
esposti. Se questo criterio era valido anche nel passato (cosa che
non abbiamo motivo di dubitare), allora l'istologia dei denti può
dire se il proprietario di tali denti li manteneva esposti o coperti
da labbra. Siccome tutti i denti di theropodi noti hanno la
superficie esterna formata dallo smalto, gli autori concludono che
tutti i theropodi mesozoici con denti dovessero avere labbra,
probabilmente simili a quelle degli squamati attuali.
Trattandosi di un talk ad un congresso
è bene attendere la pubblicazione ufficiale per i dettagli prima di
dichiarare conclusa la questione. Nondimeno, questa nuova prospettiva
pare avere, finalmente, quei pregi che le ipotesi precedenti
mancavano: un modello testabile sulle specie viventi, e un criterio
relativamente semplice (la struttura dei denti) che permette di
dedurre la presenza/assenza di labbra anche in assenza di ossa o
crani completi.
Bibliografia:
Robert R. Reisz, D. Larson. 2016. Dental Anatomy And Skull Length To Tooth Size Ratios Support The Hypothesis That Theropod Dinosaurs Had Lips. IV Meeting of the Canadian Society of Vertebrate Palaeontology – abstract volume.