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27 agosto 2014

Sulla oggettiva inconsistenza del nostro effimero sciovinismo



Dinosauria è il clade di vertebrati terrestri di maggiore successo negli ultimi 200 milioni di anni. Dalla fine del Triassico ad oggi, nessun altro clade di vertebrati ha prodotto un numero così alto di specie. Persino oggi, il numero di specie di Dinosaria è comparabile alla somma delle specie di Amphibia e Mammalia. Dinosauria è l'unico clade animale ad essere presente per tutto l'anno in tutti i continenti, incluso l'entroterra dell'Antartide. Dinosauria è l'unico clade di vertebrati ad aver evoluto animali volanti grandi come insetti (i colibrì) e animali terrestri grandi come balene (i sauropodi): nessun altro clade ha evoluto animali capaci di vincere la forza di gravità e spostare dozzine di tonnellate di peso senza l'aiuto della spinta idrostatica, ed evolvere eleganti volatori capaci di mantenersi sospesi immobili in aria. Il bauplan di Dinosauria è l'unico nel regno animale che ha occupato in modo persistente e con successo sia le nicchie ecologiche giganti che quelle miniaturizzate. Il gigantismo, con masse adulte maggiori di quelle di qualunque altro clade terrestre, in Dinosauria si è evoluto almeno tre volte: in Sauropoda, Theropoda ed Ornithopoda. Ed ognuno di questi tre gruppi ha evoluto dozzine di volte forme giganti, per almeno 150 milioni di anni. Dinosauria include gli animali con il tasso metabolico e di crescita più elevato nel regno animale, il sistema respiratorio più efficiente, il sistema tegumentario più complesso: la piuma, una struttura frattale dalla enorme versatilità meccanica e termodinamica. La temperatura corporea media di un uccello può mantenersi sui 40 gradi, valore che porterebbe rapidamente alla morte ogni altro animale. Dinosauria è l'unico clade con membri capaci di svolgere intensa e continuata attività muscolare a 10 mila metri di quota, come dimostrano le migrazioni annuali di uccelli sopra la catena himalayana. Sono membri di Dinosauria gli unici animali a parte Homo sapiens ad aver manifestato capacità logico-analitiche di tipo astratto: il corvo della Nuova Caledonia è capace di risolvere problemi logici insuperabili per una scimmia non-umana. I più grandi predatori terrestri sono tutti membri di Dinosauria: nessun altro animale predatore noto ha superato le due tonnellate, massa superata almeno una quindicina di volte nell'evoluzione di Theropoda. Dinosauria ha evoluto la forma di locomozione neurologicamente più complessa esistente: il bipedismo parasagittale digitigrado. L'efficienza di questo sistema locomotorio è dimostrata dalla persistenza di questo adattamento per l'intera storia di Theropoda, con una disparità dimensionale che va dai colibrì ai tyrannosauridi, tutti bipedi parasagittali digitigradi. L'animale conosciuto che sia capace di raggiungere la più elevata velocità è un membro di Dinosauria volante.

Tutti questi fatti, che attestano il successo evolutivo, cronologico, numerico, dimensionale, ecologico, morfofunzionale e biomeccanico di Dinosauria, sanciscono una inevitabile conclusione, che forse può frustrare il nostro egocentrico ed insuperabile orgoglio di auto-proclamati “Vertici del Creato”: i dinosauri sono la vera forma di vita superiore su questo pianeta. Una volta rimossi i criteri che più ci fanno comodo, è inevitabile riconoscere che il nostro modello biologico è meno efficiente, meno vantaggioso, meno persistente, meno diffuso. Vincolati dalla combinazione di un macchinoso sistema masticatorio che limita fortemente la durata media dell'esistenza, e da un iper-parassitico sistema riproduttivo, troppo K-orientato, alla scala delle decine di milioni di anni i mammiferi sono intrinsecamente meno efficienti di qualunque dinosauro di massa comparabile.
Il record paleontologico lo dimostra.
Una prova su tutte: la “nostra (autoproclamata) Era” iniziò solo dopo che una stella cadde dal cielo e abbattè il mondo dei dinosauri non-aviani. Senza l'intervento del Cielo, molto probabilmente i mammiferi sarebbero ancora piccoli, marginali, in competizione con lucertole e insetti per i piani bassi del mondo dei dinosauri. Ed anche quando buona parte di Dinosauria fu spazzata via dall'immane cataclisma, i dinosauri sopravissuti proliferarono, superando gli altri vertebrati terrestri nel numero di specie, di nicchie, nell'evolvere forme più eleganti ed efficienti di locomozione sia in terra che in aria, e sistemi ben più efficienti di metabolismo.
Noi arriviamo dopo. E per quanto ci esaltiamo per qualche migliaio di anni di successo, nostante sia palese che ci stiamo auto-distruggendo - nella migliore tradizione delle specie fallimentari - non dureremo mai qualche centinaio di migliaia di anni, né milione di anni, né tanto meno 200 milioni di anni. Non saremo mai vincenti (in senso biologico, l'unico che conta) come i dinosauri.

27 commenti:

  1. Tutti questi milioni di anni di evoluzione e nessuna forma adattata alla vita esclusivamente marina (e non intendo papere o pinguini). Non lo trovi in un certo senso ambiguo?
    Luca.

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    1. Nessuna forma di vita è "perfatta", ed ognuna ha dei vincoli dipendenti dal proprio bauplan.
      Se osserviamo i tetrapodi che hanno occupato con successo la vita marina (mammiferi, lepidosauri, plesiosauri, ittiosauri) vediamo che hanno tutti un tratto in comune: sono vivipari. Le tartarughe probabilmente mostrano la dimensione massima e lo stile di vita estremo per un animale oviparo marino. Gli archosauri producono uova con guscio calcareo, e questo è un vincolo fisiologico e comportamentale all'evoluzione della viviparità. Per questo, probabilmente, i dinosauri non si sono mai adattati ad una vita totalmente marina (e i coccodrilli si avventurarono meno di altri rettili).

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    2. Però uno stile di vita almeno simile a quello delle tartarughe marine potrebbe essere teoricamente plausibile giusto?
      Luca.

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    3. Presumo che Ittiosauri e Plesiosauri non possono essere validamente presi a riferimento in questa discussione, giusto?

      JohnnyWolf

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    4. Ittiosauri e Plesiosauri erano, semplificando, vivipari quindi no, non dovendo deporre le uova, erano enormemente avvantaggiati (come i cetacei) visto che il loro bauplan non deve immaginare una fase, come quella dei pinguini, in cui si debba uscire dall'acqua per riprodursi.

      Comunque se invece di "dinosauro" diciamo "arcosauro" la superiorità si va a fare imbarazzante, allungandosi nel tempo per altri milioni di anni, arrivando al volo attivo almeno 2 volte, conquistando più volte gli oceani, sia pure con le limitazioni di cui sopra, oltre ad una capacità di dominio notevole negli ambienti umidi, ancora più forte se aggiungiamo gli arcosauriformi.

      Valerio

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    5. Luca, pinguini ed esperorniti mostrano uno stile di vita da tartaruga marina. Forse un giorno troveremo un esperornite lungo 3 metri, ma comunque non più grande, dato che gli aviali hanno alcuni vincoli biologici rispetto agli altri dinosauri nell'evolvere grandi dimensioni.

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    6. è possibile sintetizzare quali siano questi vincoli? ritieni impossibile, allo stato attuale delle conoscenze, che l'evoluzione porti ad un superamento di tali vincoli (non sono interessato al gigantismo negli aviali, ma alla questione dei vincoli in sè.)? ritieni impossibile ( e perchè? sono tutte cose che ignoro) che un membro di dinosauria possa evolvere una forma di riproduzione vivipara?
      sulla questione dei vincoli, provo a fare un esempio.
      Tutti i tetrapodi discendono da antenati quadrupedi, alcuni di questi quadrupedi evolsero in forme bipedi, alcune di queste forme divennero bipedi obbligate.
      è come se ci fosse un "restringimento dei vincoli" con riduzione delle possibilità evolutive (parlo in senso molto generale, in realtà si assiste ad una diversificazione crescente, ma come dire "nei dettagli" non nell'architettura portante della struttura fisica).
      il mio punto di domanda riguarda la possibilità che alcuni vincoli ("secondari" in quanto evoluti da una situazione iniziale che non li prevedeva) siano superabili o, meglio, reversibili - quindi che, per esempio, un bipede obbligato possa essere antenato di un quadrupede. oppure che una forma quadrupede discendente da una bipede possa evolvere un sistema di spinta che coinvolga anche gli arti anteriori (mi ha colpito molto il post precedente, anche se si tratta sempre di esempi fatti per chiarire una questione generale)
      spero di essermi spiegato e di non aver ecceduto in castronerie (qualcuno diceva che non esistono domande stupide in campo scientifico, ma io credo che peccasse di ottimismo)

      Emiliano

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    7. I vincoli sono in maggioranza nello sviluppo embrionale: se determinate strutture scompaiono a livello embrionale, allora "ri-evolverle" risulta talmente complesso che statisticamente è impossibile che avvenga, nonostante che quel eventuale carattere possa essere molto vantaggioso in termini di selezione naturale (la quale, va rimarcato sempre, agisce su ciò che è presente ma non può "inventare" qualcosa che non è disponibile).
      Ad esempio, tantissimi tetrapodi sono "tornati" alla vita marina, dai cetacei ai mosasauri, dagli ittiosauri ai lamantini: eppure nessuno ha mai ri-evoluto delle branchie, nonostante che ciò sia evidentemente un adattamento utile in acqua. Tutti hanno invece evoluto modi per migliorare la ventilazione polmonare, ma sono rimasti vincolati al polmone. Questo perché la respirazione branchiale richiederebbe l'evoluzione ex-novo delle branchie, le quali tuttavia sono scomparse già a livello embrionale negli amnioti, quindi non c'è più "materia prima" per l'evoluzione.
      Ho parlato di questi temi in un vecchio post: http://theropoda.blogspot.it/2010/06/cose-la-storia-evolutiva-terza-parte.html

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    8. grazie andrò subito a leggermi il vecchio post. sono fra i temi che mi interessano di più
      Emiliano

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  2. Magari un giorno verrà scoperto il fossile del primo dinosauro marino (da non confondere ovviamente con i rettili marini). Battute a parte (fino ad un certo punto poi, mai der mai...), che i dinosauri siano biologicamente gli animali più vincenti nella storia evolutiva degli invertebrati non ci sono dubbi. E' da anni che ci rifletto e forse è proprio per questo che non smettono di affascinarmi. Noi umani però, alle nostre intrinsiche carenze, fra cui una notevole fragilità fisica (per procacciarci cibo più consistente rispetto a frutti e a bacche, abbiamo dovuto inventarci delle armi e dobbiamo usare vestiti in inverno per non morire congelati), abbiamo "risposto" con la nostra intelligenza, l'unico aspetto che forse ci distingue da tutti gli invertebrati apparsi finora sulla Terra. Un livello di intelligenza però non sufficiente ad autosostenersi in quanto, se continuiamo di sto passo, paradossalmente finiremo per autodistruggersci, come anche tu hai scritto a fine post. Correggimi, ma non credo ci siano precedenti di invertebrati che siano stati capaci di questo, ben inteso che ancora non siamo per fortuna arrivati all'autoannientamento e che in teoria, avremmo anche le capacità di evitarlo. I dinosauri ci insegano che si può non solo vivere a lungo ma anche a superare certe avversità o calamità (vedasi appunto l'asteroide). Riusciremo mai ad imparare la lezione? O la nostra presunzione e arroganza e perchè no anche ignoranza, continuerà ad avere, purtroppo, il sopravvento?
    Alessandro (Bologna)

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    1. Vertebrati: noi, gli alti mammiferi, i dinosauri (e altri) siamo vertebrati. Gli invertebrati non hanno vertebre.
      L'intelligenza da sola non è garanzia di successo. In Natura "vince" chi si riproduce più degli altri, a parità di risorse utilizzate. Se per mantenere i nostri cervelli (incluse le mille esigenze non-biologiche che il cervello chiede, ma che richiedono energia) è necessario consumare tutto il cibo e lo spazio del pianeta, la faccenda si chiude rapidamente... altri animali, meno intelligenti ma più efficienti nell'utilizzare le risorse e nel riprodursi, persisteranno.

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    2. Beh, alessandro, se posso permettermi, vorrei ricordare che: A) non tutti i dinosauri sono sopravvissuti all'asteroide e B) molti altri gruppi animali (e non solo) sono sopravvissuti.

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  3. Ecco quel che succede quando si fanno più cose in una volta, come parlare al telefono mentre si scrive. Intendevo "vertebrati", pardòn. Andrea, diciamo la stessa cosa ma in maniera diversa. L'intelligenza non solo non è garanzia di successo ma anche non è sinonimo di consapevolezza e responsabilità. La nostra intelligenza rischia di essere il nostro tallone d'Achille. Simone, ovvio che il discorso è complesso e non si può ridurre in due righe, ho solo condensato, forse un pò troppo.
    Alessandro (Bologna)

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  4. Bel post. Però in fondo la nostra intelligenza ci ha permesso di riconoscere Dinosauria come tale. Grazie alla nostra intelligenza e alle nostre scoperte ora possiamo apprezzare la superiorità di Dinosauria manifestata nei suoi membri, sia antichi che odierni.

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  5. Tanto di cappello alle capacità intellettive dei corvi, così come dei varani e dei cobra (che secondo alcuni sono capaci di contare).
    Ma a mio avviso, la particolarità dei mammiferi sta non solo nelle attitudini al problem solving, ma anche nella capacità di trasmettere le proprie conoscenze ai propri simili; lo fanno i leoni, i lupi, i cetacei, le scimmie (alcuni gruppi per alcuni hanno addirittura sviluppato una "cultura"); lo fa l'uomo moderno che, pur non avendo capacità cerebrali poi tanto superiori ad altri ominidi del passato, è riuscito, di generazione in generazione, a creare una "intelligenza collettiva" ben superiore a quella individuale che lo ha portato addirittura sulla luna.
    Servirà tutto ciò in termini evolutivi? Forse lo si vedrà alla prossima estinzione di massa, laddove si verificherà se le peculiari capacità cognitive ed organizzative serviranno ai mammiferi a superare le criticità meglio di altre specie.
    FT
    FT

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    1. Continuate a non capire il post. La frase "Una volta rimossi i criteri che più ci fanno comodo, è inevitabile riconoscere che il nostro modello biologico è meno efficiente, meno vantaggioso, meno persistente, meno diffuso." serve proprio a replicare a commenti come il tuo.
      Ovvio che i mammiferi, i primati, Homo sapiens e gli Italiani hanno delle caratteristiche molto avanzate. Nessuno lo nega. Ma ciò che conta, alla scala dei milioni di anni, è la persistenza, che è la sommatoria di tutti i fattori, primi tra tutti il successo riproduttivo. Il sistema mammaliano è dispensioso riproduttivamente, il cervello umano è super dispensioso energeticamente, la civiltà umana è insostenibile alla scala dei milioni di anni. Possiamo anche cavarcela nei prossimi milleni, ma alla scala del tempo geologico il nostro modello è fallimentare se confrontato con altri, più efficienti, più prolifici, meno dispensiosi.

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  6. Un argomentazione simile a quella fatta qui si trova nel libro "Verde Brillante" si Stefano Mancuso.
    Ovviamente coinvolge le piante.
    L'autore nel testo esalta la loro intrinseca superiorità anatomica, dovuta al fatto di non essere individui.
    Esalta il fatto che esse abbiano sensi pur non avendo organi di senso, che abbiano una circolazione pur non avendo un cuore e che alcune di esse riescano a digerire pur non avendo uno stomaco; esalta insomma il fatto che possiedano molti apparati pur non avendo organi centralizzati ma una struttura di network e che quindi, per loro, perdere un braccio o la testa non significhi molto (fatto che invece per un vertebrato risulta alquanto seccante).
    Le piante sopravvivono spesso alla predazione, le gazzelle no.
    Mancuso continua dicendo che piante sono organismi autotrofi, sia energeticamente che, in alcuni casi, per altri importanti metaboliti.
    Le piante hanno semi rimangono quiescenti anche per anni, e grazie a questo fatto possono riconquistare un territorio anche dopo esserne state sradicate.
    Le piante ingannano e manipolano insetti, uccelli e mammiferi per i loro scopi, alle volte rendendo loro indietro qualcosa altre semplicemente sfruttandoli, e gli usano come vettori si di gameti che di semi che di messaggi per le altre piante (si... perché le piante comunicano tra loro...).
    Le piante inoltre hanno una biochimica superiore e di fatto costituiscono il 98% della biomassa del nostro pianeta.
    Si potrebbe continuare per molto...
    In generale un qualunque specialista (micologo, microbiologo,entomologo, antropologo ecc ecc) potrebbe scrivere del perché ciò che lui studia sia l'organismo dominante di un certo pianeta.
    Direi che la morale di questo post (indipendentemente dal fatto che l’autore volesse esporla o meno) è che non ha alcun senso ordinare le forme di vita, è come ordinare i punti di un piano, la relazione d’ordine è tanto arbitraria quanto inutile.

    Ema

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    1. Hai colto il senso del post. Difatti, il senso del titolo del post non è "I dinosauri sono i migliori" bensì "Noi non siamo i migliori". Il senso del post è che una volta rimosse le nostre solite motivazioni auto-esaltanti, altri gruppi viventi dimostrano nei fatti (persistenza nel tempo, numero di specie, efficienza, ecc...) di essere candidati migliori di noi alla fantomatica palma di organismi vincenti.

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    2. Io in realtà ho colto un senso leggermente diverso da quello che intende tu (non ti do del lei perché tu hai fatto altrettanto con me prima, perdonami se ciò ti offende) e infatti mi confermi che il senso con cui è stato scritto il post non era quello di trarne il messaggio che ne ho tratto io.
      Tu scrivi che ci sono, tra i viventi, candidati migliori alla fantomatica palma di organismi vincenti (lasciando giustamente non definito il significato della parola) e lo deduci alla luce dei fatti che hai elencato (persistenza nel tempo, numero di specie, efficienza, ecc...), io ritengo invece che i fatti che esponi non consentano di fare nessun genere di previsione a lungo termine riguardo alla domanda: i figli di chi ci saranno ancora tra x-anni o, quantomeno, che tali previsioni abbiano la stessa natura delle previsioni fatte alle corse di cavalli.
      Faccio un piccolo ribaltamento di prospettiva, alla luce del fatto che sono sopravvissuti 250 milioni di anni, che erano ubiquitari e che hanno avuto una radiazione adattativa molto estesa ritengo che i trilobiti abbiano molte più chance dei crostacei e dei tracheati di arrivare ai giorni nostri.
      Sempre sulla stessa onda ritengo che i theropodi in generale abbiano un bauplan tale che, a lungo termine (e grazie a queste due paroline effettivamente il tempo potrebbe darmi ragione) nessuna specie discendente dai sinapsidi possa competere con una specie discendente dai teropodi per occupare una nicchia ecologica come quella degli erbivori giganti terrestri.
      Se insomma il messaggio che volevi lasciare è “noi non siamo i migliori” quello che ho letto io è invece “la nozione di migliore non ha un senso” e nessun altro gruppo vivente può dimostrare nei fatti di essere un candidato migliore alla non estinzione: le squadre che sembravano essere partite con il vantaggio maggiore si sono trovate spesso con le gomme bucate.
      Sia chiaro non dico che quello che mi hai detto prima non abbia valore , sapere che un elettrone si trova in una certa zona dello spazio con una certa probabilità è meglio che non saperne nulla, è la nozione di posizione di un elettrone che non ha senso.

      Emanuele

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    3. Il messaggio del post è nel post. Ognuno ne trae quello che ritiene più corrispondente alle proprie impostazioni generali.
      Mi pare che tu voglia un po' cavillare sul concetto di probabilità a priori, come se fosse possibile fare affermazioni del genere per gli organismi viventi al pari di una particella elementare descritta da leggi quantistiche. Il discorso sui trilobiti dimostra l'errore: noi non siamo nel Cambriano e speculiamo sul futuro ipotetico, ma siamo nel Olocene e constatiamo il Paleozoico di fatto. Difatti, io ho parlato di probabilità a posteriori, non di probabilità a priori: dato ciò che è avvenuto nel passato, documentato nel record fossile e nel mondo vivente, io posso stimare quale gruppo corrisponda meglio ad un criterio quale la durata e persistenza ed efficienza. Poi, si può cambiare criterio, ma in tal caso penso si commetta l'errore di usare criteri ad hoc, mentre persistenza nel tempo, numero di specie ed efficienza funzionale siano criteri non accusabili di essere auto-referenti.

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    4. Quello che intendevo è che l’evoluzione di certi sistemi, nel tempo, tende a perdere memoria di alcune condizioni iniziali.
      Ad esempio, per parlare di cose normali anziché di funzioni, un motore a scoppio tenderà sempre ad arrivare allo stesso regime indipendentemente dal fatto che la mattina in cui lo si è accesso fosse fredda, che il motorino di avviamento funzioni a scatti anziché a velocità costante o che, durante il viaggio, prenda un colpo o gli succeda qualcosa di non troppo grave.
      I questo caso ciò avviene perché in questi sistemi (complessi ma relativamente semplici rispetto a ciò che studi tu) la memoria delle condizioni iniziali tende a morire esponenzialmente.
      Io credo che, nell’evoluzione delle specie, certe forzanti (atmosfere velenose a base di O_2 , meteoriti, scimmie glabre omicide, ecc ecc) abbiano maggior rilevanza delle condizioni iniziali deducibili da un analisi degli antenati.
      Insomma , mi sembra che la dipendenza da quelle condizioni iniziali si perda in tempi trascurabili rispetto a quelli che sono i tempi di evoluzione e stabilizzazione del sistema.
      L’inferenza statistica che desumo dal conoscere la radiazione adattativa passata di una specie mi sembra un dato analogo alla conoscenza della posizione di una molecola di un gas in un cilindretto, sapere che si trova in un posto mi da una certa informazione sulla sua posizione per un certo tempo, ma dopo un po’ la molecola sarà un po’ ovunque nel cilindretto (non so se ciò sia vero in un certo senso anche ontologicamente ma sono certamente convinto che lo sarà statisticamente) e avrò perso la dipendenza dal dato iniziale.
      Come se l’imprevedibilità del sistema specie non bastasse il sistema specie (imprevedibile) interagisce con altri sistemi specie (anch’essi imprevedibili), e quindi la dipendenza dal dato iniziale muore veramente velocemente.
      Per quel che riguarda la competizione tra specie è addirittura l’interazione tra gli stati in cui il sistema è evoluto a modificare la legge di evoluzione temporale del sistema stesso. Così non importa se su lungo periodo la specie A produrrebbe individui piu adatti alla nicchia ecologica Z della specie B, se la specie B riesce ad evolvere più rapidamente di A (la specie A arriva più in alto ma ci mette più tempo) e a cancellarla, l’evoluzione del sistema sarà totalmente diversa. Un vantaggio di qualche mutazione da parte della specie B renderà il dato precedente inaffidabile, il sistema insomma è molto sensibile a certi dati iniziali (molto stocastici) e poco ad altri (non ha molta memoria). Poi è un impressione, sia chiaro, io non sono un paleontologo ma un semplice lettore di saggi biologici, e comunque la cosa più giusta riguardo a tutta questa discussione l'hai scritta tu: Il messaggio del post è nel post. Ognuno ne trae quello che ritiene più corrispondente alle proprie impostazioni generali.

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    5. Continui a tirare in ballo una sorta di "previsione" forzando analogie fisicalistiche che non hanno ragione di essere in storia naturale. E che comunque non era nel post, ma piuttosto una distorsione di alcuni argomenti di Gould (ad esempio, in Wonderful Life) che seguono una logica opposta a quella che ha guidato questo post. In ogni caso, le mutazioni influiscono sulla sopravivvenza degli individui, non delle specie.

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    6. Ho usato analogie per esporre quel che pensavo e come tali vanno trattate, esse non rappresentano il fenomeno naturale ma sono modelli di altri fenomeni (che rappresentano pur non coincidendo con essi) il cui studio insegna qualcosa che ritengo abbia rilevanza anziché nel contesto naturalistico.
      Il procedimento è analogo a quello che viene fatto quando si fanno analogie tra economia ed evoluzione, l’analogia è tanto importante quanto le differenze.
      L’idea di previsione non era nei post ma nella tua risposta cit:“essere candidati migliori di noi alla fantomatica palma di organismi vincenti” era questa candidatura che contestavo.
      Le mutazioni nascono negli individui e si diffondono nelle popolazioni.
      La mancanza di geni per la resistenza alle malattie degli europei dei nativi americani ha spazzato via intere culture (che in questa analogia fanno la vece delle specie).
      Le contingenze sono più importanti di ogni altro fattore o indicatore, e per il lungo futuro non c'è nessun candidato migliore.
      Nessuno avrebbe potuto prevedere l’ascesa dei mammiferi, almeno con l’indicatore ricostruito nel post, e così nessuno potrà prevedere l’assetto ecologico della terra in futuro, perché le pressioni selettive future sono ignote sia in intensità che in durata nel tempo.
      Poi certo, uno può non essere d’accordo, ma si tratta più di pareri che di fatti.

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    7. Sono sempre molto attento alle analogie che uso, ed alle parole che includo nelle mie risposte.
      Se noti la mia frase che citi, è presente l'aggettivo "fantomatico". Quello dovrebbe darti un segnale che io non condivida l'idea che le forme di vita siano ordinabili per ottenere un qualche "titolo", e che quindi quella "palma di organismi vincenti" sia una mera illusione.

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  7. Quindi? Mi spiego, a prescindere del destino di noi umani, secondo te i mammiferi, nel corso dei futuri milioni di anni, si estingueranno ed emergerà una nuova classe (o più di una)?
    Alessandro (Bologna)

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    1. Il destino di tutte le specie è l'estinzione. Ma se osserviamo i trend del passato geologico emergono regolarità e tendenze che ci illuminano su quali gruppi abbiano migliori possibilità di persistere nei milioni di anni a venire. Il resto della tua domanda è fantascientifica e non mi esprimo.

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  8. Ho visto che ci siamo quasi sovrapposti e per non fare confusione, specifico che la mia domanda è rivolta ad Andrea.
    Alessandro (Bologna)

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