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10 settembre 2018

Come ti abbatto il sauropode



Tra i vertebrati, Homo sapiens è il più efficiente assassino esistente (ed esistito).
La sua complessa socialità e l'armamento tecnologico che ha saputo realizzare, lo hanno reso praticamente invincibile fin dal Pleistocene superiore.
La sconcertante facilità, unita alla quasi totale assenza di rischio, con cui un moderno Homo sapiens di nemmeno 100 kg può abbattere numerosi elefanti di varie tonnellate, standosene seduto a distanza e premendo il grilletto di un fucile di grosso calibro, non lascia molte speranza alla megafauna residua esistente oggi.
Forse perché per noi ominidi tecnologici è relativamente facile abbattere qualsiasi grande animale, abbiamo dimenticato che, in natura, le dimensioni sono uno dei principali mezzi di difesa contro la predazione.
L'evoluzione dei più grandi animali di terraferma vissuti sulla Terra, i sauropodi, ha generato numerosi dibattiti sulle cause del loro gigantismo. Ne ho parlato in passato.
Qui, diamo per scontato che i sauropodi adulti sono giganteschi (con specie che si aggirano sulle 40-70 tonnellate, dieci volte un grosso elefante), e ci chiediamo se sia possibile abbatterli.


La domanda non è così futile come può sembrare. Infatti, se ammettiamo che il gigantismo dei sauropodi costituisce anche un adattamento anti-predatorio (non fu il solo fattore a monte delle loro dimensioni, altrimenti avremmo avuto anche altri tipi di dinosauri così grandi, come invece non fu), allora dobbiamo necessariamente concludere che la pressione predatoria dei theropodi deve aver selezionato attivamente il gigantismo per tutta la storia di questi dinosauri.
Difatti, se invece ammettessimo che “sopra una certa soglia” un sauropode diventa invincibile, allora viene meno la spinta selettiva (la difesa anti-predatoria) che genera le dimensioni superiori a tale soglia. Ad esempio, se concludessimo che sopra le 20 tonnellate (massa stimata per un diplodocide "classico") i sauropodi sono inattaccabili, allora come mai si sono evoluti sauropodi 4 volte più massicci? A che scopo crescere così tanto se già a 20 tonnellate si vive beatamente senza predatori?
Pertanto, ritengo che la pressione predatoria dei theropodi abbia agito come spinta selettiva per tutta la storia dei sauropodi, e abbia quindi (tra gli altri fattori) selezionato anche i super-sauropodi giganti.
Prima che qualcuno sollevi una obiezione dimensionale, un confronto con animali odierni eco-morfologicamente simili ai grandi theropodi, i varani di Komodo. Un singolo drago di Komodo è in grado di abbattere un bufalo pesante 10 volte il suo peso. Pertanto, è regionevole supporre che un grande theropode, che si aggira intorno alle 6-9 tonnellate, possa essere in grado di abbattere, in autonomia, un sauropode 10 volte più grandi.
Questo non implica che questo fosse il comportamento quotidiano del nostro theropode, ma nondimeno, nulla di quello che sappiamo impedisce un simile comportamento. Altrimenti, ripeto, viene meno la spinta selettiva dei sauropodi a diventare più grandi in risposta alla pressione predatoria (la quale, a sua volta, spinge i theropodi al gigantismo, come parte di un processo di coevoluzione).

Una volta ammesso che un grande theropode può abbattere un grande sauropode, la questione diventa: come lo abbatto?
Qui non si deve cadere nell'errore di generalizzare. Un sauropode non è un ceratopside o un proboscidato. Gli animali hanno anatomie e comportamenti peculiari, e di conseguenza, i predatori saranno selezionati alla dinamica di caccia che più efficientemente permette di abbattere quella preda. Pertanto, capire come abbattere un sauropode implica capire come è fatto il nostro sauropode.
I dettagli contano, perché è nei dettagli che poteva risultare la vita o la morte del nostro sauropode.

Prendiamo un sauropode di grandi dimensioni, pesante circa 40 tonnellate e lungo più di 20 metri.
L'animale ha una inerzia enorme, quindi è relativamente lento (in termini di velocità con cui si muove rispetto agli altri dinosauri), ma straordinariamente forte. Ho visto video di elefanti indiani imbizzarriti che letteralmente accartocciano automobili, e sto parlando di animali che pesano 10-15 volte meno del nostro sauropode: immaginate un sauropode imbizzarrito!

Dato che nessun theropode, nemmeno i più grandi, può competere in forza bruta con un grande sauropode, è plausibile che la strategia predatoria di questi animali non fosse volta a trattenere la preda (per soffocarla o sfiancarla), ma che puntasse a un numero molto ridotto (se non uno solo) di attacchi finalizzati a rendere la preda inoffensiva, ad esempio perché eviscerata mortalmente oppure resa incapace di reagire.
Questo ci porta ad analizzare il sauropode per capire quale sia, letteralmente, il suo punto debole, ovvero la parte del suo corpo contro cui è più vantaggioso sferrare l'attacco.
Ogni parte del corpo della preda ha vantaggi e svantaggi per il predatore, e questo selezionerà vantaggiosamente il predatore che istintivamente punta alla regione che può dare la maggiore probabilità di successo.


Ho diviso il sauropode in 8 zone, ognuna delle quali avente pro e contro in caso di attacco.



A, la testa. La testa ha il vantaggio di essere la sede degli organi di senso e del cervello, e di essere relativamente piccola e gracile: un target ideale per neutralizzare immediatamente il sauropode. Svantaggi: è la zona sede degli organi di senso principali, quindi quella più difficile da cogliere di sopresa. Inoltre, la testa può essere mossa con relativa facilità e sollevata ben sopra le mire del predatore. Sostanzialmente, la testa è difficile da colpire, e non conviene considerarla un target preferenziale.

B, il collo. Il collo è sede di importanti vasi sanguigni e della trachea, quindi un target ideale per sfiancare e soffocare il sauropode. Tuttavia, il collo è molto mobile e muscoloso, quindi era un organo molto forte e difficile da gestire anche per un grande theropode. La parte ventrolaterale del collo è formata da una serie di coste allineate, il che la rende difficile da spezzare. Nonostante le rappresentazioni vintage dei dinosauri mostrino i sauropodi con dei colli sottili e serpentini, il collo di un sauropode è da intendere come una poderosa estensione muscolare della schiena, più che come una semplice appendice molle tra testa e corpo.

C, la regione pettorale. La zona pettorale di un sauropode ha solamente difetti (dal punto di vista del predatore). Lo scapolocoracoide, lo sterno e la gabbia toracica formano un sistema unico di difesa ossea, che rende molto vano qualche tentativo di puntare al cuore o ai polmoni.

D, l'estremità dell'arto anteriore. Questa zona ha il pregio di essere relativamente gracile e alla portata del predatore. Tuttavia, la mano della maggioranza dei sauropodi è armata di un poderoso ungueale a livello del primo dito, che può essere utilizzato qualora il sauropode impenni sugli arti posteriori. Inoltre, sferrare un attacco all'arto anteriore non è una strategia particolarmente utile, dato che i dinosauri (compresi i quadrupedi) non usano l'arto anteriore per generare la spinta locomotoria: ferire un sauropode ad un braccio non inciderebbe significativamente sulla sua prestazione locomotoria.

E, il bacino e la coscia. Questa zona ha due vantaggi: è sede dei visceri, che sono relativamente poco difesi dallo scheletro, ed è l'inserzione dei muscoli caudofemorali, i generatori della spinta locomotoria. Pertanto, un attacco in questa zona può provocare danni irreversibili alla preda. Il difetto del bacino è che è nel range di azione dell'estremità a frusta della coda. Inoltre, come nel caso della zona pattorale, la mole del bacino di un grande sauropode rende molto difficile riuscire a sferrare un colpo efficace: in che punto, e con che postura, il nostro theropode deve posizionarsi per riuscire a ferire in modo efficace il sauropode?

F, l'estremità dell'arto posteriore. Questa zona ha più o meno gli stessi vantaggi dell'arto anteriore, ma con un significativo pregio: azzoppare una gamba di un sauropode rende molto precaria la sua capacità di muoversi. Un grosso difetto è che il sauropode ha la capacità di sferrare calci poderosi o letteralmente calpestare il theropode. Un altro grosso difetto è che questa zona è nel range di azione della coda a frusta del sauropode.

G, la zona prossimale della coda. Questa è un'area relativamente rigida del sauropode. Inoltre, è quella meno visibile dal sauropode stesso, il quale deve girarsi verso l'assalitore per visionare l'attacco. Infine, questo target ha un enorme pregio: è l'origine del sistema muscolare caudofemorale, che genera la spinta locomotoria. Unico difetto, siamo nel range di azione della coda a frusta del sauropode.

H, la zona distale della coda. Questa area ha il pregio di essere molto sottile, quindi facilmente danneggiabile dal theropode. Tuttavia, il danno provocato in questa zona non inficia in alcun modo la sopravvivenza immediata del sauropode. Inoltre, questa zona è la più lontana da organi vitali, il che rende molto inutile puntare direttamente a lei. Infine, ha un enorme difetto: è la parte più rapida e mobile del sauropode, e può essere usata direttamente per colpire e ferire l'assalitore, probabilmente ad una velocità maggiore del theropode stesso.



Confrontando i pro ed i contro di ogni zona, mi pare abbastanza chiaro quale sia il miglior target per un theropode che voglia abbattere - con il minor sacrificio e rischio - un sauropode: la base della coda, mentre l'estremità della medesima coda è da evitare come la peste. In effetti, il fatto che la base della coda sia la zona preferibile per un attacco al sauropode può spiegare l'evoluzione delle fruste nella parte distale delle medesime code: come principale arma a difesa della zona più vulnerabile. Difatti, non è possibile puntare alla base della coda senza dover comunque fare i conti con la parte distale della medesima!
Questo dettaglio relativo ai colpi di coda, sovente trascurato, suggerisce che i grandi theropodi specializzati in sauropodi dovrebbero aver evoluto delle difese e protezioni contro le ferite provocate dai colpi della coda. Sebbene un colpo di coda potrebbe non essere sufficiente per uccidere un grande theropode, potrebbe comunque scoraggiare un predatore se il colpo di frusta avesse come obiettivo gli occhi o provocasse tumefazioni e traumi nella zona della bocca. Ciò implica che i grandi theropodi potrebbero aver evoluto le protezioni ossee intorno alle orbite e gli ispessimenti delle ossa del muso come adattamento difensivo contro le staffilate dei sauropodi.

Se questa interpretazione è corretta, allora possiamo fare delle predizioni sull'anatomia dei theropodi specializzati nell'attacco ai sauropodi.

1- Tendenza al gigantismo.
2- Ridotte specializzazioni cursorie.
3- Articolazione della mandibola che permette una maggiora apertura boccale.
4- Dentatura adatta a lacerare in profondità grandi masse muscolari (il caudofemorale lungo è il più grande muscolo nei rettili) ma poco adatta a danneggiare le ossa o parti dure (denti “a coltello da carne”).
5- Ispessimenti nelle ossa del cranio a difesa dai colpi della coda: protezioni dell'orbita e del muso.

L'unico clade di Theropoda che presenta il maggior numero di queste caratteristiche è Allosauria (il clade formato da Allosauridae e Carcharodontosauridae), seguito poi da Abelisauridae: entrambi i cladi si ritrovano frequentemente associati con sauropodi giganti.

Quale doveva essere quindi la strategie “standard” di un grande theropode per abbattere un sauropode? Seguendo le argomentazioni del post, l'animale doveva probabilmente essere un cacciatore da agguato, poco propenso ai lunghi inseguimenti (per giunta, inutili con un sauropode).
Quella che vi propongo qui è una possibile dinamica di attacco, basata sulle caratteristiche morfofunzionali dei due contendenti.



L'attacco aveva come obiettivo la base della coda o la zona del polpaccio, e comportava uno o pochi morsi alla coscia e ai lati della coda, sferrati dall'alto verso il basso per poi ritrarre la testa provocando una profonda lacerazione della muscolatura. L'effetto dell'attacco era molteplice: nell'immediato, la neutralizzazione (se non completa immobilizzazione) della gamba colpita, a seguito della lacerazione delle fibre del caudofemorale lungo, seguita dalla copiosa perdita di sangue. A quel punto, con il sauropode di fatto zoppicante, il theropode poteva allontanarsi fuori dalla portata della frusta, in attesa che il sauropode si indebolisse a sufficienza per lanciare un secondo attacco.
Date le dimensioni colossali dei due animali, e le enormi inerzie relative, dimenticatevi le scene iper-vitaminiche dei film, dove bestie di varie tonnellate si scagliano una contro l'altra a velocità smodata, distruggendo tutto attorno, ruggendo e scalciando come bambini che non vogliono mettere il pigiama. Dovete piuttosto immaginare che lo scontro fosse relativamente solenne, ad eccezione dello schioccare della parte terminale della coda del sauropode. Il nostro theropode è troppo grande e massiccio per fare balzi e volteggi, e quindi era più simile ad una ruspa che tenta di abbattere un muro, piuttosto che ad un ninja che combatte contro un nemico a cavallo. Nella prima fase dell'attacco, il theropode doveva fronteggiare solamente le staffilate della coda, e dovete immaginarvelo “seccato”, con la bocca chiusa (niente ruggiti e altre scemenze sceniche: se non sta mordendo ancora qualcosa, non ha motivo di aprire la bocca) e il muso rivolto verso il basso, quasi come un ariete: in quel momento, sta prendendo i colpi da parte della coda del sauropode che sta accostando con lunghe falcate, ma deve anche avere la visuale chiara, e quindi orienta il cranio in modo che possa girare la testa su ambo i lati senza esporre troppo il muso alla frusta. Mano a mano che avanza, la parte di coda che lo colpisce si fa più voluminosa, quindi meno agile e vibrante, ma ben più potente e tenace da opporre. Una opzione possibile a quel punto, visto che la parte intermedia della coda è relativamente meno mobile della estremità ed ha ancora dimensioni compatibili con la bocca del theropode, è che questi azzanni la coda mentre sta avanzando, immobilizzandola. A quel punto, il sauropode ha come unica opzione quella di far valere la sua maggiore forza, e tenta di girarsi, per poter caricare sul predatore. Il theropode però è in svantaggio a restare in quella posizione, perché è solidale con la coda e non può usare le mandibole, impegnate nel morso. Al theropode testa come sola opzione sensata di mollare la presa dalla coda e puntare ancora in avanti, verso il target primario dell'attacco. Raggiunta la base della coda (o la coscia) con la punta del muso, il theropode doveva allora trovare un punto in cui azzannarla, di fatto ruotando la testa per portare il piano di apertura boccale perpendicolare all'asse lungo del target, e quindi guardando verso il basso. A quel punto, il sauropode sta sicuramente cercando di girarsi, per non esporre il suo punto debole, e continua a sferrare colpi molto rapidi con la punta della frusta, fintanto che riesce a colpire l'assalitore. Il theropode quindi ha una sola occasione, prima che lo spostamento del sauropode lo riporti fuori tiro, esponendo il predatore ad una altra serie di colpi di coda. Se ha mancato la base della coda, a quel punto al theropode rimane come alternativa di fare un'accelerazione finale, accostarsi alla parte posteriore della gamba, serrare le mandibole sul ginocchio e lacerare il gastrocnemio (il polpaccio).
Ovviamente, il sauropode non è quel patetico mentecatto passivo che vediamo in certi film dell'ultimo decennio, ed è sicuramente in grado di contrattaccare qualora il theropode abbia la pessima idea di portarsi troppo vicino alla sua preda prima di aver sferrato un morso efficace.
Un calcio di un sauropode, vista la dimensione delle gambe, l'ampiezza dei muscoli protrattori della gamba e le dimensioni degli ungueali, poteva lacerare la pelle e spezzare le ossa dell'assalitore. Come estrema soluzione, un sauropode attaccato potrebbe anche reagire caricando a sua volta, ed in quel caso, lo scontro poteva risultare in una gigantesca lotta di sumo, con il theropode ora nella posizione svantaggiosa. Difatti, fintanto che il theropode è a contatto col sauropode ma non ha modo di provocare ferite, è il sauropode ad avere la meglio: per la precisione 40 tonnellate di muscoli contro 10 volte meno. Di conseguenza, è possibile che la estrema ratio del sauropode sia di spingere il theropode contro il proprio corpo, usando la base della coda come leva, per poi provare a rovesciarlo, sfruttando un potenziale handicap dinamico dei theropodi rispetto ai sauropodi, ovvero l'intrinseca instabilità della postura bipede. Proprio perché a quelle dimensioni corporee non è possibile agire con la rapidità degli animali “piccoli”, il corpo a corpo tra i due animali impedisce al theropode di accomodare la postura per mantenersi in piedi: giocando sulla sua maggiore forza, un sauropode potrebbe quindi cercare di far cadere il theropode, per poi averne la meglio calpestandolo.

Ok, ora voglio un regista che mi chiami per un documentario in CGI... altro che “Jurassic Fight Club”.

37 commenti:

  1. Ah, allora non ero io ad essere strano per avere flashback di Jurassic Fight Club leggendo questo. Complimento.

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  2. Questa è un ipotesi affascinante! Comunque, a parte i sauropodi, come ipotizzare invece le tecniche di predazione nei confronti di prede corazzate (es. i tireofori, cioè stegosauri e ankilosauri) o di prede agili e sfuggenti (es. gli ornitomimosauri o gli ornitopodi di piccola taglia) ?

    Davide, da Torino

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    1. Come ipotizzarle? Con il cervello e una robusta serie di dati.

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    2. Andrea, non ci siamo capiti. Perciò rispiego la domanda:un theropode predatore come potrebbe abbattere una preda particolarmente corazzata e rischiosa come uno stegosauro o un ankylosauro, e quindi spiegarne la pressione selettiva ?

      Davide, da Torino

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    3. Ho capito benissimo. Sei tu che non hai capito la mia risposta.

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  3. Pensando al discorso iniziale dell'articolo, mi chiedo cosa abbia portato invece la balena ad essere tanto grande.

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    1. In acqua la spinta idrostatica annulla il peso. Diventare giganti è più semplice che nella terraferma. Basta trovare una fonte abbondante di cibo, come può essere il krill o i calamari.

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    2. Ciao Ruby, se la tua domanda era da intendersi nella forma: quale predatore induce il gigantismo nei misticeti (e anche in alcuni odontoceti), scatenando la loro corsa alle taglie forti e selezionando positivamente gli individui ipertrofici, la risposta è Orcinus orca, ovvero l'orca.
      Per altro, la poveretta, è uno dei pochi animali ad avere un soprannome più deprimente di RAPTOR. Orca ASSASSINA, fa cascare le palle solo a leggerlo.

      Emanuele

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    3. In compenso Orcinus Orca è forse l'unico animale ad avere dato il titolo ad un romanzo di livello elevatissimo come Horcynus Orca (si è scritto così) di Stefano D'Arrigo...
      Emiliano

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    4. Emanuele, puoi citarmi uno studio che correla l'evoluzione delle dimensioni nei misticeti con Orcinus orca?

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    5. Non a botta, però forse cercando si.
      La fonte a cui mi sono rifatto sono le reminescenze di alcune lezioni di biologia avute alle superiori, arrivati ai mammifero marini ci soffermano ovviamente sui "più grossi" e venne aperta una parentesi sui motivi che avevano innescato il gigantismo: acque fredde (ricche di cibo, che sostiene corpi grandi, e fredde, ovvero tali per cui servono accumuli adiposi e grandi masse se si vuole l'omotermia), difesa dall'unico predatore in grado di cacciare attivamente i grandi cetacei (orca, ci fu anche raccontato il video di una predazione nei confronti di una coppia madre figlio, terminata con la morte di questo ma non della madre).
      La presenza dello spinta idrostatica venne invece sottolineata come una condizione favorevole, per gli ovvi motivi di riduzione dei carichi che implicitamente comporta.

      Emanuele

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    6. I ricordi delle lezioni delle scuole superiori non sono una fonte bibliografia...

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    7. Aggiorno il post con gli esiti della ricerca.
      Non trovo un articolo che indichi chiaramente la predazione da parte di Orcinus orca come pressione selettiva scatenante il gigantismo dei misticeti ma trovo le seguenti informazioni:
      1) Le predazioni delle forme giovanili di misticeti e odontoceti da parte di Orcinus orca sono bene documentate dagli esperti di cetacei.
      2) Le prove documentali attualmente disponibili ci dicono che, le più grandi prede accessibili ad un pod di orche, sono animali sugli otto metri. Qui un video di una caccia rivolta verso una balena della Groellandia poco più lunga di otto metri.
      http://flv.kataweb.it/mediaweb/espresso/national-geographic/2017/08/02/120601334-33c99286-40dc-467d-83ff-756d1cd22441.mp4
      3) Il gigantismo dei mismiceti è un fenotipo relativamente recente, reso metabolicamente sostenibile dalla modificazione delle correnti marine e dalle consequenziali redistribuzione delle masse di krill. Concomitantemente a questo cambiamento climatico comparvero le prime balene di dimensioni superiori ai dieci metri (ovvero non predabili nella loro fase adulta).
      http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/284/1855/20170546
      Non sembrerebbe irragionevole supporre che, non appena le risorse alimentari sono divenute sufficientemente disponibili e hanno assunto una distribuzione tale da avvantaggiare animali più grandi, esemplari la cui fase adulta raggiungeva taglie non predabili siano stati rapidamente selezionati positivamente. Aggiungo, perché ho omesso di dirlo, che l'aumento di dimensioni nei misticeti è stato un processo particolarmente veloce, piccato tra i 4,5 e i 3 Myr e immediatamente successivo alla comparsa del genere Orcinus, che attualmente si stima essere comparso intorno ai 5 Myr.
      D'altra parte, come sottolineato dallo studio che ho linkato, la ridistribuzione delle risorse alimentari potrebbe (e secondo lo studio è) essere considerata una forza evolutiva sufficiente ad innescare il gigantismo senza il coinvolgimento di un antagonista predatorio.
      Purtroppo, con i mezzi che ho adesso a disposizione, questo è tutto quel che riesco a fare.

      Emanuele

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    8. L'articolo che citi NON considera la predazione da parte delle orche, quindi non è pertinente, anzi semmai smentisce la tua ipotesi.
      E comunque, nel Mio-Pliocene abbiamo anche odontoceti giganti ben più grossi delle orche e squali "megalodonti": se proprio vogliamo una pressione predatoria, cerchiamola in questi taxa e non nelle orche.
      Tuttavia, in assenza di una analisi che stabilisca cause ed effetti, non si può stabilire se i predatori si ingigantirono perché erano arrivate prede più grandi, e non il contrario.
      Non basta trovare una connessione tra due fenomeni, occorre dimostrarla.

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    9. Se rileggerai quello che ho scritto pochi minuti fa, osserverai che non hai aggiunto molto a quanto ho detto al secondo rigo ne a quel che ho ribadito nell'ultimo.
      Non ho trovato fonti che mi confermino a livello di comunita scientifica quel che mi fu insegnato, quindi ho semplicemente riportato dei dati nudi in cui mi sono imbattuto ma non li ho assulatamente additati come risolutivi.
      Relativamente a quanto dici riguardo all'articolo non posso che dissentire: l'esistenza di una pressione non nega la potenziale concomitanza di altri fattori. C'é proprio un errore logico in quell'affermazione. L'articolo comunque era lì come riferimento relativo al mutare delle dimensioni dei misticeti.

      Emanuele

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    10. Che i misticeti diventano giganti lo sappiamo. Ma tu hai voluto stabilire una relazione causa-effetto con le orche. E in tal caso, bisogna portare una prova testabile, altrimenti è una congettura gratuita.
      Plausibile quanto ti pare, ma non sufficiente per farne una ipotesi scientifica valida.
      Altrimenti, qualsiasi correlazione accattivante diventa un fattore evolutivo per qualsivoglia scenario.

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  4. Comunque la selezione sessuale è metà della risposta, perché, presumibilmente, ogni maschio di sauropode avrebbe potuto incontrare un teropode (e difendersi in molti modi, il gigantismo è solo uno dei tanti), ma sicuramente avrebbe incontrato altri esponenti della sua specie, a cominciare dai suoi fratelli.
    Con i quali doveva prevalere, almeno per la riproduzione, se voleva vincere la "lotteria" evolutiva.
    E il gigantismo poteva essere una risposta, su due livelli: per battere nella lotta i rivali (penso agli elefanti marini), e per apparire sexy ai partner.

    Valerio

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    1. Lo sanno tutti che le femmine di sauropode sono più grandi dei maschi. Proprio come le balenottere.

      Ovvero, fuori di battuta, non ci sono prove di dimorfismo sessuale nei sauropodi.

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    2. Vero, ma il gigantismo da dimorfismo sessuale è molto marcato (elefanti marini, gorilla, leoni) quando è associato ad un harem, mentre se vige un rapproto "monogamo" o di monogamia stagionale, in cui però il più maschio più grande ha maggiori chance di attrarre la femmina al suo primo corteggiamento (pinguini imperatore, aquile testa bianca, cigni)non vi è grande differenza.

      Anzi tra i mammiferi se il maschio è grande grossomodo come la femmina c'è un indizio di monogamia (anche stagionale), se è più grande di poligami.

      Le coppie però possono formarsi dopo un unico combattimento (come per i pesci combattenti) e il maschio alfa avrà ottenuto la sua ricompensa riproduttiva, magari a vita.

      Purtroppo questa resterà una speculazione, perché non lascia alcuna prova nei fossili. O almeno non mi viene in mente alcun modo per testarla e farla diventare un'ipotesi degna d'attenzione.

      Valerio

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    3. P.S. ovviamente gli uccelli volatori (e i pinguini) tendono alla monogamia, perché devono prendersi cura a lungo di una prole inetta, mentre i dinosauri (e gli uccelli terricoli) tendono ad avere altre strategie riproduttive e prole atta.
      Sopratutto immagino i sauropodi, visto che erano troppo grandi rispetto ai nidiacei, e che i loro nidi mostrano di solito numerosissime uova.

      Valerio

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    4. Ti risolvo la questione senza troppe speculazioni: non ci sono prove di dimorfismo sessuale tra i dinosauri mesozoici.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Le ossa di sauropode attualmente note presentano una prevalenza statisticamente significativa di segni di guarigione, riconducibili a scenari di predazione fallita, riportabili alla dinamica proposta?
    Altresì, ci sono evidenze contrarie?
    Le prove tangibili di danneggiamenti ossei cosa dicono?
    I crani dei potenziali predatori riportano i segni dei danni?
    Il film é a suo modo molto bello, ma credo che con una pistola statistica la pellicola migliorerebbe.

    Emanuele

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    1. Abbiamo lesioni callose rimarginate nelle code di alcuni sauropodi. Abbiamo ispessimenti e "mazze" terminali in alcuni sauropodi giurassici.
      Il numero di crani di grande theropode a disposizione (specialmente di carcharodontosauri e abelisauridi) è troppo basso per poter fare delle statistiche sensate.

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    2. I segni di rimarginazione riconducibili a eventi predatori sono quindi, in misura apprezzabilmente differente, distribuiti intorno alle aree che indichi con G-E-F?
      Oppure le rimarginazioni che descrivi si trovano, con frequenze paragonabili, anche in altre zone dello scheletro?
      Se ci fosse prevalenza statistica la tua ipotesi risulterebbe molto irrobustita.
      Perdona la curiosità ma le evidenze di predazioni fallite mi sembrano un modo molto concreto e solido di valutare lo scenario.

      Emanuele

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    3. Ripeto: il numero di dinosauri con tracce di ferite rimarginate si contano su una mano. Non è un campione sufficiente per fare alcuna statistica.

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  7. Andrea é stato davvero un bel post, mi è piaciuto molto. Però non capisco una cosa: hai usato come termine di paragone un varano di Komodo per dire che se un semplice varano può abbattere un bufalo, allora un teropode avrebbe benissimo potuto fare altrettanto. Però il varano di komodo ha il morso col veleno dalla sua parte, che contiene anticoagulanti che impediscono alla ferita di rimarginarisi e che nel tempo (per alcuni target anche settimane!) fa morire le prede per dissanguamento. Non penso abbiamo [ancora] prove di teropodi velenosi...

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    1. Non ho scritto che i theropodi erano identici ai varani nella dinamica predatoria...
      I varani hanno morsi molto più deboli di quelli stimati per i theropodi.
      Qui sto parlando di animali che con un morso letteralmente ti strappano interi fasci muscolari. Non occorre avere veleni o anticoagulanti: se ti strappano via parte della coscia vieni mutilato, non riesci a muovere la gamba e ti dissangui in poco tempo.

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  8. In estate è giusto che ci si riposi...

    «Tra i vertebrati, Homo sapiens è il più efficiente assassino esistente (ed esistito).»
    Cos'e? Una semplice puntualizzazione o una battuta di rara finezza?

    Comunque, se fosse il ginocchio il bersaglio principale, anziché uno di quelli di riserva? I vantaggi non sono affatto pochi.
    1. È un bersaglio decisamente alla portata del predatore e lo si può attaccare "facilmente" anche proveniendo da davanti.
    2. Il rischio è minore sia rispetto all'attacco ai piedi (diminuisce quello di venire scalciati/calpestati) sia rispetto all'attacco alla base della coda, essendo più semplice attaccare da davanti e trovandosi il bersaglio in posizione più anteriore (meno "frustate").
    3. I risultati sarebbero simili: sarebbe immobilizzato l'arto posteriore, ma con una minore perdita di sangue, a meno che non si prendano i vasi sanguigni che vanno verso la gamba e che ne provengono.

    C'è un problema (ma sono sicuro che ne troverai altri): il morso dovrebbe essere di tipo diverso. Non si tratterebbe più di dilaniare un grosso muscolo, ma di danneggiare un articolazione e di recidere tendini e legamenti. Ci sono (gruppi di) theropodi in contesti paleoecologici comprendenti sauropodi che sembrano fatti per mordere così? Potrebbero allosauri o abelisauridi?

    G.C.T.

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  9. Quel "esistito" non era una battuta, ma un participio passato del verbo essere: il più efficiente che sia mai esistito.

    Trovami un altro animale oltre all'uomo che in 40 mila anni stermina tutti gli animali della sua taglia dimensionale e rivedrò la mia valutazione sull'efficienza di Homo sapiens.

    I denti di abelisauridi e carcharodontosauridi sono perfettamente in grado di recidere legamenti e tendini.

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    1. L'efficienza di Homo sapiens non l'ho mai messa in dubbio, ho solo inteso male. Precisazione (com'è) o battuta, significa sempre la stessa cosa. Cambia solo il tono di espressione e il senso che le si da (proprietà spesso difficili da cogliere in un testo scritto). La battuta, comunque, stava nell'interpretazione di quell'"esistito" superfluo (non dico affatto sbagliato) come rivolto ad una certa categoria di persone che mitizzano spesso alcuni theropodi chiamandoli "il più efficiente assassino esistito", "la più forte macchina della morte vissuta" ecc.
      Se tu avessi scritto "il più efficiente che sia mai esistito" sarebbe stato un conto, mentre è proprio il fatto che l'ovvio "esistito" sia tra parentesi (e alla fine di una frase completa che non necessiterebbe di altre spiegazioni per essere capita) che mi ha indotto ad interpretarlo in quel modo.
      Non so se riesco a spiegarmi... È meglio chiudiere qui il discorso: non è questa la parte importante del commento e non voglio che venga intavolata un'inutile discussione a riguardo.

      G.C.T.

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    2. Ok, ora è chiaro cosa intendessi.

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  10. Posso chiederti quanto sia robusta l'ipotesi dell'impiego della coda come arma difensiva nei sauropodi?
    Emiliano

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    1. Robusta quanto le mazze caudali di Shunosaurus, Omeisaurus e Mamenchisaurus.

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    2. robustissima... :)
      Emiliano

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  11. Ipotesi per il punto "Punto E".

    Attacco mentre il sauropode supera un dislivello: risalita da un avvallamento relativamente profondo, argine/riva elevata di un corso d' acqua stagno, etc..

    Gli arti inferiori sono distesi all' indietro mentre gli anteriori si trovano più in alto.

    In questo modo la preda ha poco margine di mobilità, tranne che tirare dritto, al limite coricarsi, e il predatore ha campo libero per le zone molli così esposte.

    Rimangono la coda e il collo: da un punto di vista anatomico possono arrivare "frustate" o "testate" sino a quella posizione (coscia/bacino) ?

    P.S. (Andrea) Era da tanto che non passavo a dare un' occhiata, temevo avessi deciso di chiudere bottega, invece trovo un sacco di nuovi post (up!).
    Complimenti per la nuova veste grafica del blog.

    Roberto

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    1. Mi immagino il povero theropode che deve aspettare che il sauropode stia risalendo un argine abbastanza profondo per poter attaccare...

      Non mi pare una opzione proprio così frequente da generare una pressione selettiva alla scala della macroevoluzione ;-)

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