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15 luglio 2015

David Raup (1933-2015)

Ho appreso la notizia della morte di David Raup, paleontologo statunitense molto noto nel nostro campo per i suoi studi sulle estinzioni. Se almeno una volta avete letto che l'estinzione della fine del Permiano produsse la scomparsa del 96% delle specie, o avete sentito parlare della "ipotesi Nemesi" legata alla periodicità delle estinzioni di massa, sono alcuni dei contributi di Raup. Tuttavia, il suo ruolo più significativo sta nell'essere stato uno degli innovatori della Paleontologia, a cavallo degli anni '60 e '70, introducendo una mentalità analitica, predittiva, matematica e modellistica. Chi si interessa solamente di dinosauri tende a considerare quel periodo un "Rinascimento" concettuale legato a Ostrom e Bakker, tuttavia la vera rivoluzione paleontologica si deve, a livello generale e non ristretto ai dinosauri, agli studi di Raup ed altri, che introdussero un approccio analitico e strumenti di indagine statistica in una disciplina fino a quel momento prevalentemente descrittiva (e per questo in parte bistrattata da colleghi di scienze più "dure"). Approcci ormai consolidati (perlomeno fuori dall'Italia) furono proprio introdotti dalla generazione di Raup per indagare processi e pattern nel tempo geologico. Domande come la periodicità delle estinzioni di massa, la presenza di tendenze e trend non necessariamente di natura biologica, il bisogno di discriminare processi di natura meramente casuale da cause attive, una richiesta di maggiore rigore nella formulazione di scenari, la necessità di avere campionamenti numericamente robusti (ed il modo per stabilire sa i nostri campioni sono tali), oltre all'introduzione di strumenti matematici fino ad allora assenti in paleontologia, sono tra i lasciti più importanti di questo studioso. 
Una parte importante del mio modo di vedere la paleontologia, come scienza di analisi dei fossili prima ancora che studio della vita passata, si deve ad un libro di Raup, l'edizione italiana del suo "Extinction: Bad Genes or Bad Luck?" del 1991. Lo lessi la prima volta a 20 anni e da allora lo rileggo regolarmente. In particolare, un concetto chiave di quel libro e che da allora non ha mai abbandonato la mia impostazione critica, é l'idea che il mero caso possa incidere significativamente sulla nostra percezione dei fenomeni, sopratutto in ambiti come la paleontologia dove il campione ridotto dei dati subisce in modo importante gli effetti del puro errore di campionamento. Tradotto in parole più semplici: il semplice fatto che noi osserviamo una regolarità nel nostro campione di osservazioni non é di per sè una prova che tale regolarità esista effettivamente. Ovvero, il concetto che occorra sempre essere consapevoli che lo scenario che proponiamo per spiegare un fenomeno potrebbe essere viziato da fattori casuali che il nostro occhio e la nostra mente invece percepiscono erroneamente come frutto di una causa reale. Il mero fatto che un fenomeno sia "evidente" non significa che sia reale. Ad esempio, il fatto che tutti i dinosauri mesozoici di grandi dimensioni siano scomparsi alla fine del Cretacico non é una prova che le grandi dimensioni corporee siano un fattore che abbia portato alla estinzione di queste forme.

La necessità di vagliare sempre la robustezza statistica degli scenari che estraiamo dai dati, per assicurarci che non siano indistinguibili dal mero caso, deve sempre essere una delle regole d'oro di ogni paleontologo.

8 commenti:

  1. Mi dispiace molto: è una grave perdita per tutti gli scienziati, come quella del suo vecchio amico S.J. Gould.
    Lo lessi anch'io il libro di Raup, e mi colpì profondamente, anche se poi ho scelto un'altra branca della Scienza che non la paleontologia.
    La lezione che dici tu sulle regolarità ingannevoli e la necessità di vagliare le ipotesi con l'ausilio della statistica è valida in generale nella Scienza in generale, e nelle scienze biologiche in particolare, dove la variabilità è una componente intrinseca dei fenomeni studiati (esseri viventi e derivati).

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    1. Certo, lo é di tutte le scienze, ma in paleontologia questo approccio é relativamente recente. Fino a 40 anni fa, la paleontologia era prettamente descrittiva e blandamente testabile (il tal fossile é fatto in tal modo, sta nel tal strato e potrebbe essere antenato del talatro).

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  2. Che la terra gli sia lieve.
    Non ho letto i suoi libri (purtroppo, e temo siano irrecuperabili in Italia), ma lo sento citare da quando era bambino.
    Sopratutto riguardo alle estinzioni, meno per essere stato il primo ad usare il computer in ambito paleontologico, e non fu una svolta da nulla...

    Valerio

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  3. Mi spiace. Non sapevo del suo libro quindi adesso cercherò di procurarmelo.
    Quando citi "l'ipotesi Nemesi" ti riferisci a Raup e Sepkoski (1982)?

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  4. lo comprerò sicuramente e sicuramente lo leggerò, l'argomento è estremamente interessante.
    ed il modo migliore di onorare la memoria di uno scienziato è cercare di conoscerne il lavoro
    Emiliano

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  5. Anche la grande paleontologa polacca Zofia Kielan-Jaworowska, che hai spesso citato nei tuoi post, è da poco scomparsa.
    Aveva quasi novant'anni e non ha mai smesso di dedicarsi alla passione della sua vita: la ricerca scientifica.

    Marco F.

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  6. Ti ringrazio per aver segnalato questo libro che ho letto con piacere.
    Quello che mi ha più affascinato è il come e il perché si estinguono le specie e del fatto che l'estinzione è statisticamente inevitabile. Non ci avevo mai pensato.
    La proposta di lavoro di Raup del "Campo di tiro" per spigare le estinzioni di tutti i tipi è stata sviluppata che tu sappia?
    Volevo leggere anche Nemesis affaire dello stesso autore. E' ancora attuale?

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    1. La "Area/Campo di Tiro" è semplicemente una versione romanzata e divulgativa della "ipotesi nulla" in statistica. L'ipotesi Nemesi non é più molto seguita, dato che nessuna osservazione astronomica indica una compagna nana del Sole con le caratteristiche orbitali previste dall'ipotesi.

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