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07 novembre 2021

Indiana Jones ed il commercio dei fossili

 


Su Internet tutto è estremizzato. "Bianco vs Nero", senza sfumature di grigio, perché "Grigio" significa automaticamente il colore nemico al tuo. Oppure "Buoni vs Cattivi", che generalmente è una forma ipocrita per dire "Noi vs Loro". 

Io sono abbastanza anarchico e senza-dio per poter esprimere le mie opinioni con distacco e leggerezza, dato che non ho una squadra da difendere né un partito da supportare. Sì, sono un paleontologo, termine che per certa gente online significa "uno di quelli che sta nella Torre d'Avorio e tratta i comuni mortali con disprezzo", mentre a casa mia la parola significa "uno che passa un sacco di tempo ad aggiustare un manoscritto su materiale fossile dopo che Reviewer #2, ovviamente anonimo, mi ha chiesto di includere inutili citazioni di un autore che sospetto essere proprio Reviewer #2". Ma non ho la tessera del "Partito dei Paleontologi", qualunque cosa esso possa essere.

Tra le innumerevoli guerre più o meno futili che si combattono online nel nome della "giustizia sociale" (e che nel 90% dei casi non hanno alcuna attinenza con i problemi del mondo fuori da internet), c'è la Guerra Santa dei Paleontologi Duri e Puri contro i Miscredenti Venditori di Fossili. Una guerra talmente ridicola che merita di essere oggetto di un post in questo blog.

Come ho accennato sopra, io sono un paleontologo. Quindi, per quel meccanismo perverso che ci porta a ridurre gli individui alla categoria a cui appartengono, io dovrei essere dalla parte dei Duri e Puri e combattere i Miscredenti. Ma, grazie al Mesozoico, io non ho alcun interesse a partecipare alla "Guerra Santa", per la semplice ragione che non esiste alcuna Guerra Santa tra le forze del Bene e quelle del Male. In realtà, c'è solo una polemica marginale e un pochino pretestuosa tra un certo numero di paleontologi ed un certo numero di commercianti di fossili. Ma siccome su Internet tutto è estremizzato, ecco che il battibecco personale tra una manciata di soggetti viene trasfigurato come se fosse Ragnarok.

Prima che qualcuno legga questo post come "Grigio", ovvero "il colore del mio Nemico", e mi accusi di tradimento, eresia e qualche altra scemenza, chiariamo alcuni punti.

1. I fossili sono solo pezzi di roccia. Se nessuno raccoglie un fossile, esso è destinato ad essere distrutto dall'erosione o dal metamorfismo. Onestamente, se devo scegliere tra un fossile che diventa polvere a causa dell'erosione oppure lo stesso fossile che può dare da lavorare ad un onesto commerciante, preferisco la seconda opzione. So benissimo che c'è invece chi pensa l'esatto opposto, e preferisce un fossile polverizzato dal vento piuttosto che dare da lavorare a qualcuno... ma io continuo a pensare che una persona sia più importante di un pezzo di roccia. 

2. I fossili non hanno diritti naturali inalienabili, non sono persone, ma sono oggetti il cui destino è regolato dalla legislazione pertinente la località di raccolta del fossile. In certi stati, la gestione dei fossili è regolata da certe leggi, in altri stati da leggi differenti, ed in altri stati ancora da nessuna legge. Non esiste una "legge mondiale" sui fossili, quindi se qualcuno pensa di avere la risposta assoluta e definitiva alla faccenda, si sbaglia: sta solamente amplificando il valore della propria opinione personale. Ogni caso, difatti, è diverso, perché diversa è la legge del luogo, il contesto culturale e politico, così come la situazione particolare. Ovvero, se qualcuno ha dei problemi sul destino dei fossili in un determinato stato o nazione, deve risolverla sul piano locale, perché il problema è politico, non etico. Se davvero si ha a cuore il destino di certi fossili, allora si agisca nel modo in cui quello stato legifera per cambiare la legislazione sul materiale fossile. Fare crociate online senza poi approdare al legislatore locale, è stupido.

3. Io sono pragmatico, non moralista. Penso che trovare soluzioni pratiche e tradurle in leggi (sia nazionali che internazionali) sia molto più utile che fare delle crociate moraleggianti sui fossili. Anche perché, onestamente, nessuno può rivendicare una qualche superiorità etica o morale stando seduto davanti ad un computer o smanettando dal proprio smartphone. L'etica è sempre pratica.

4. Non esistono "Buoni vs Cattivi", ma solo situazioni contingenti e particolari. Dipingere la faccenda come una battaglia di tipo manicheistico, con i Paleontologi "tutti Buoni" e i Commercianti di fossili "tutti Cattivi", è una favola che può funzionare per far addormentare i bambini, ma che descrive la realtà con la stessa accuratezza di un cladogramma di Dave Peters. Io conosco numerosi ottimi paleontologi, ma anche paleontologi bastardi a cui non affiderei nemmeno il mio bidone della indifferenziata, e conosco commercianti di fossili che sono persone veramente professionali e generose, così come ci sono i trafugatori di siti paleontologici che piazzano la dinamite dopo che hanno scavato in un sito. Prima la facciamo finita con la divisione del mondo in "Buoni [noi]" e "Cattivi [loro]" e prima aiuteremo le persone di buona volontà in ambo i fronti a far piazza pulita delle rispettive mele marce.

5. Regolare il commercio dei fossili è una fonte di opportunità anche per i paleontologi. In primo luogo, è tempo che si dicano le cose come stanno: non è possibile dare da lavorare nell'Accademia a tutti quelli che si laureano in paleontologia. I posti di ricercatore, docente, curatore sono sempre meno, e la competizione per trovare uno straccio di posizione nel mondo accademico è talmente feroce da essere analoga a quella che esiste nel resto del mondo lavorativo. E allora, invece di creare nuovi dottori disoccupati e cui si fa credere che il paleontologo serio può solo stare dentro l'Università, perché non incentivare la collaborazione tra mondo scientifico e "mondo commerciale", così da dare nuove opportunità di lavoro a tutti quelli che in ogni caso non potranno mai fare il "paleontologo accademico"? 

6. Non tutti i fossili meritano di essere studiati. Ovviamente, il primo esemplare di una specie fossile deve essere protetto e curato in un museo. E lo stesso vale per qualsivoglia esemplare che onestamente arricchisce la conoscenza scientifica. Ma questo argomento è valido con qualsiasi fossile? Che dire di quelle tonnellate e tonnellate di materiale fossile che non apporta alcun reale contributo al progresso scientifico? Esistono fossili molto abbondanti e che nessuno si sogna di studiare scientificamente, proprio perché nessuno di noi li ritiene meritevoli del lavoro che dedichiamo per analizzare i fossili "fighi". Non facciamo gli ipocriti: se non li studiamo è perché sappiamo che non valgono nemmeno la fatica di metterli sotto un microscopio! Ha senso tenere quel materiale nei musei? Ha senso impedire un uso commerciale di quel materiale? Qualcuno potrebbe dirmi che forse in futuro quel materiale, oggi privo di utilità, potrà diventare utile se analizzato con nuovi metodi che non abbiamo ancora inventato. Forse è così, ma mi pare piuttosto una arrampicata sugli specchi per non ammettere che, oggi, quel materiale è del tutto privo di valore scientifico mentre già ora esso ha un buon potenziale economico. 

Concludendo, la "guerra" tra paleontologi e commercianti di fossili sarebbe conclusa da tempo se si mettesse da parte il moralismo astratto e si usasse un sano pragmatismo. Regolare il commercio dei fossili in modo esplicito, sia a livello locale che internazionale, può dare opportunità di lavoro a tanti paleontologi che non trovano occupazione accademica (o che, onestamente, preferiscono andare a scavare - anche a pagamento - piuttosto che passare il tempo a scrivere post e articoli tecnici), può creare una rete di relazioni tra diverse professionalità, può incentivare una più razionale gestione dei siti fossiliferi, può arginare e combattere in modo virtuoso la depredazione da parte dei tombaroli. 

Io non vedo dove sia il problema che, almeno online, certi miei colleghi sembrano dipingere con i toni della tragedia.

3 commenti:

  1. Ragionamento pragmatico, concreto e reale… continuo a sostenere che si potrebbe usare il commercio anche per sostenere la ricerca… pensiamo Preone, Pontebba etc… un pycnodonte di Pietraroja potrebbe pagare gli scavi per scoprire nuovi “ciro”, un calco potrebbe pagare nuove sale espositive in un museo… sono cose che gia’ si fanno, all’estero… 😞

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  2. Ragionamento che si può tranquillamente estendere a moltissimi (se non tutti) ambiti della vita...

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  3. Discorso molto interessante, i vari punti della sua argomentazione mi hanno ricordato un po' anche le polemiche che si fanno riguardo la cattività, specie il primo, basta sostituisca "erosione e metamorfismo" con "distruzione dell'habitat e inquinamento".

    Mattia Luraschi

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