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04 gennaio 2012

Dromaeosauridae è una classe o una famiglia?


Confrontate questi 4 insiemi:

(uomo)
(gatto, lince, tigre, leone, giaguaro, leopardo)
(cavallo, asino, zebra)
(mucca, antilope, gazzella, orice, bufalo, cudu, pecora, stambecco, muflone, alcelafo, gnu)

A parte il fatto che tutti e 4 contengono mammiferi euteri, cosa altro li accomunerebbe? Niente: essi differiscono per numero di specie, dimensioni, ecologia, abitudini. Eppure, nella zoologia tradizionale i 4 gruppi citati sono “simili”: sono “famiglie”: Hominidae, Felidae, Equidae, Bovidae.
Concordo che questi 4 gruppi siano “naturali”, in quanto formati da specie affini. Di fatto, i 4 gruppi sono monofiletici (i membri del gruppo sono più imparentati tra loro che con i membri degli altri gruppi). Ma perché chiamarli tutti “famiglie”? Cos'è una famiglia? Cosa la definisce? Perché il quarto gruppo, chiaramente più ampio degli altri, non dovrebbe essere “qualcosa” di più grande gerarchicamente (una “superfamiglia”)? Dopo tutto, se osservate i membri dei 4 gruppi, ne comparate le dimensioni, forme ed ecologie, converrete che la diverità in Bovidae è maggiore di quella in Felidae, che è maggiore di quella in Equidae, che è maggiore che in Hominidae.
La sola risposta che un'indagine razionale di questo problema produce è che i quattro gruppi non hanno nulla che giustifichi il loro essere “famiglie”, e che la “famiglia”, così come le altre categorie tassonomiche (“sottofamiglia”, “superfamiglia”, “ordine”, “classe”, ecc...) non hanno alcun senso oggettivo, ma sono solo categorie arbitrarie e fittizie, condizionate dal grado di raffinatezza o grossolanità di chi istituì tali categorie. I nomi “Bovidae”, “Equidae”, “Felidae” ed “Hominidae” restano utili in quanto nomi di entità naturali, ma non esiste alcun motivo razionale per cui debbano tutti terminare in “-idae” e non invece in “-oidea”, “-ia”, “-patratrak”, se non la tradizione e l'abitudine.
Pertanto, chiedersi perché Dromaeosauridae non si chiami invece “Dromaeosauroidea” o “Dromaeosauria” in quanto sister taxon della "Classe Aves" è futile e non implica un motivo reale sottostante. Quando nacque, il nome “Dromaeosauridae” indicava qualcosa che si credeva di “rango familiare”, un concetto privo di senso reale ma imposto dal sistema paradigmatico nel quale la tassonomia del tempo era immersa. E lo stesso vale per Aves, che non è una classe ne più ne meno che una famiglia*. Per quel che importano sia le categorie che i suffissi ad esse ancorati nella tradizione, il nome di un gruppo monofiletico può non avere nemmeno un suffisso tradizionale (come accade ad esempio con “Avialae”, Maniraptora” e “Tetanurae”), e comunque conservare un senso.
Non a caso, chiedersi se “Tetanurae” sia un ordine, un sottordine, un infra-para-sub-meta-nano-parvo-filum, è totalmente privo di senso. E se è così per nomi privi di suffissi tradizionali, allora è privo di senso anche per i nomi con suffissi tradizionali.
Manteniamo ed usiamo i nomi creati nel paradigma categoriale Linneano, ma liberiamoli dall'assurdità logica di criteri privi di senso, sia evolutivo che operativo (infatti, come si può stabilire che l'insieme X di specie N è una famiglia/ordine/classe? Non si può perché è insensata la stessa domanda).

*Qualcuno potrebbe obiettare che avendo 10000 specie, Aves è più logico considerarlo una classe che una famiglia. Tuttavia, la "famiglia" Curculionidae ha circa 30000 specie, e la "classe" Gingkoina ha 1 sola specie.

10 commenti:

  1. Bovpatratrak, non guarderò più una pecora o una mucca allo stesso modo. Giusta riflessione la tua.

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  2. Non è solo mia. Io ci giunsi riflettendo ai tempi dell'università, per poi scoprire che alla stessa conclusione erano giunti i tassonomisti filogenetici qualche decennio prima.

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  3. Pure io, nel mio piccolo, quando da ragazzino cercavo di classificare i crostacei decapodi senza alcun mezzo serio per farlo, giusto perchè mi piacevano, mi accorsi presto che le classificazioni sono piuttosto arbitrarie e futili (se prese come strumento per capire), ma utili per avere un quadro generale sui gradi di parentela.

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  4. Interessantissima rifllessione. Da profano del settore ma affascinato dalle classificazioni mi sono chiesto se ci fossero parametri oggettivi nei diversi gruppi tali da far preferire un suffisso finale in -idae, piuttosto che in -inae etc., e se questi scienziati saggi avessero colto una sorta di simmetria tra i diversi raggruppamenti sistematici, cioè se le diverse famiglie (o i diversi ordini e cosi' via) mostrassero all'incirca la stessa distanza genetica da un antenato per così dire basale. Poi mi sono reso conto che non era facile fosse così perché il tutto era basato su caratteri fenotipici mentre si sarebbe dovuto quantificare il numero di modificazioni del genoma, contarle tramite un sequenziamento comparato dei diversi DNA ( cosa penso inutilmente costosa) per verificare la reale distanza genetica tra specie, generi ed altro. Ora mi permetto di chiedere al blogger, e spero non sia una domanda stupida, se e' possibile che in futuro si potranno costruire rapporti tra i gruppi ed entro i gruppi di ordine quantitativo anziché prettamente qualitativo come oggi, "quantizzando" la modificazione del DNA. E, visto che credo sia in tema, cosa pensa il blogger del fatto che dal cambriano non sono emersi nuovi phila? E' solo un problema del significato che diamo noi alle strutture per classificarle? O e' legato a questioni inerenti la difficoltà di cambiamenti troppo radicali delle strutture stesse?

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    1. Robo, dato che la variazione quantitativa a livello del genoma non è lineare con la variazione fenotipica, e dato che noi classifichiamo in base al fenotipo, la risposta alla prima domanda è no.
      La seconda domanda è simile alla domanda: come mai non è più comparso un mio nuovo nonno negli ultimi 80 anni, ma solo nuovi zii, cugini e fratelli? Perché "nonno" è una categoria che presuppone l'esistenza (e quindi l'origine) della categoria "padre". Analogamente, siccome "phylum" è per arbitrio la categoria superiore alla classe, deve anche essere più antica. Non c'è nessun motico intrinseco per cui i phyla sono tutti di origine paleozoica. Inoltre, non è vero che il cambiamento all'origine dei phyla è radicale o qualitativamente diverso dal cambiamento che genera le specie. Infatti, se noi vivessimo nel Cambriano e usassimo lo stesso criterio tassonomico usato oggi, probabilmente non chiameremmo i gruppi tassonomici come "phyla", nel senso che la differenza morfologica tra Anomalocaris e un trilobite non è maggiore di quella tra un gambero e una formica di oggi.

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  5. Grazie per le risposte Andrea. Sui phyla mi hai cambiato totalmente la prospettiva. Per quanto riguarda la prima risposta, immagino che in paleontologia al di la' del fenotipo dei tessuti duri (e poco altro con un po' di fortuna) non si possa andare, ma mi pare di aver sentito che alcune indagini genetiche sono state fatte per stabilire, ad esempio, una parentela più stretta, rispetto ad altri felini, tra' puma e ghepardo, o sbaglio? Queste nuove acquisizioni non hanno, magari di poco, cambiato le precedenti classificazioni? Non possono rappresentare a tuo parere uno strumento molto più oggettivo per costruire una cladistica più accurata? p.s. per fortuna che ci sono scienziati come te, Bressanini e "Tupaia" che si mischiano con noi, volgo ignorante!

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    1. Le analisi filogenetiche molecolari esistono già, ovviamente solo per le specie di oggi di cui si ha il DNA. Quello che chiedevi nelle precedenti domande era qualcosa di leggermente diverso: chiedevi se si può "misurare" la distanza genetica e usarla per stabilire famiglie o ordini. Si può stabilire il rapporto di parentela, e persino misurare tale distanza genetica, ma essa non può servire per stabilire se un gruppo è, per esempio, una famiglia invece che un sottordine.

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  6. Sul DNA di dinosauro, o meglio di Abeliosauro, attendiamo, attendiamo, attendiamo.

    Valerio

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