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26 gennaio 2010

Lungo i margini estremi di due mondi (vita da spinosauride)


Quanto erano distribuiti gli spinosauri? La domanda è molteplice, perché esistono differenti modi di distribuirsi. C'è la distribuzione temporale (la durata cronologica del clade), c'è la distribuzione geografica, ma anche la distribuzione ecologica (la varietà di ambienti nei quali le popolazioni potevano persistere con successo). Ogni singolo fossile può estendere considerevolmente l'ampiezza di queste distribuzioni. In questi giorni, è stata pubblicata la descrizione di un dente di arcosauro dal Santoniano Medio (metà del Cretacico Superiore) della Cina che probabilmente appartiene ad uno spinosauride baryonychino (Hone et al, 2010).
La morfologia del dente (subconico ed allungato, leggermente incurvato con sezione ellittica e carene fittamente denticolate) è effettivamente congruente con questa attribuzione, pertanto, Baryonychinae è la più plausibile interpretazione attuale. Ovviamente, un singolo dente potrebbe trarci in inganno, appartenendo ad un animale solo convergente nella dentatura con un baryonychino (ad esempio, un coccodrillo zifiodonte), ma, fino a nuovi dati, tale ipotesi è meno plauisibile che attribuirlo a uno spinosauro. Questa scoperta pertanto estende la distribuzione geografica e cronologica dei baryonychini all'Asia e al Cretacico Superiore (dove finora non erano noti).

Aldilà di questo esemplare particolare, l'articolo di Hone et al. (2010) è interessante per un tema generale sull'evoluzione degli spinosauridi. Basandoci solamente sul record fossile noto, gli spinosauridi appaiono relativamente rari. Sebbene i loro denti siano spesso molto abbondanti in determinate formazioni (ad esempio, nel Nordafrica Cenomaniano), i resti scheletrici sono piuttosto scarsi. In totale, non più di una ventina di scheletri di spinosauride sono stati descritti in letteratura, e la maggioranza è formata solamente da resti di mandibole e rostri. Ciò è particolarmente rilevante se si considera che gli spinosauridi sono animali di grandi dimensioni associati spesso ad ambienti d'acque basse: le due condizioni, sommate, dovrebbero favorire la conservazione dei loro resti. Quindi, a meno di non invocare una sfortunata serie di eventi (come l'assenza di formazioni idonee) che producano l'apparente rarità degli spinosauridi, parrebbe che essi, effettivamente, fossero rari nel Mesozoico. Cosa significa "rari"? Come ho detto sopra, la loro rarità non è geografica (essendo noti in Europa, Asia, Africa e Sudamerica), né cronologica (essendo noti per almeno 50 milioni di anni): al confronto, i Tyrannosauridi mostrano una distribuzione crono-geografica minore (30 milioni di anni e solo in Asia e Nordamerica) ma una più ricca documentazione scheletrica. Ovviamente, ripeto, è possibile che la scarsità di spinosauridi sia artefatta dalla loro abbondanza in regioni poco esplorate paleontologicamente. Tuttavia, ammettendo che tale rarità sia reale, come possiamo interpretarla? Hone et al. (2010) estendono un ragionamento già affrontato da altri, e sostengono che la rarità degli spinosauridi sia imputabile alla loro specializzazione ecologica, che li relegava a particolari condizioni ambientali. Quali condizioni ecologiche?
Gli spinosauridi sono spesso paragonati ai coccodrilli, ed, in effetti, essi ricordano in alcuni aspetti del cranio e dei denti alcuni coccodrilli attuali. Tuttavia, nel resto della loro anatomia scheletrica, essi sono "fedelmente" theropodi. Pertanto, anche se grossolano, è corretto vedere gli spinosauridi come eco-morfologicamente intermedi tra un modello "coccodrilliano" di predatore ittiofago, quindi semiacquatico, ed uno "theropodiano" di macropredatore terricolo. In base a questa interpretazione, l'ecologia degli spinosauridi potrebbe essere quindi intermedia tra quella "theropode-terricola" e quella "coccodrilliana-acquatica". Gli spinosauridi quindi appaiono come animali "ibridi", di confine, tra adattamenti acquatici e terricoli, capaci di sfruttare risorse da ambo gli ambienti, anche se, probabilmente, non con il grado di adattamento dei "tipici" abitanti dei due ambienti. Gli spinosauridi, concludendo, sono specializzati opportunisti (apparentemente, un paradosso), ovvero, animali capaci di sfruttare appieno più risorse di diversa natura. Questa specializzazione opportunista è probabilmente un adattamento a condizioni ambientali estreme, nelle quali la sola specializzazione acquatica o la sola specializzazione terricola non risulterebbero vincenti. Esistono condizioni ambientali così estreme? Effettivamente, è stato ipotizzato che almeno due Formazioni nelle quali sono stati rinvenuti spinosauridi siano ambienti estermi: la Formazione Santana (in Brasile, da cui proviene Irritator) ed i Letti del Kem Kem, in Marocco (da cui proviene Spinosaurus). In entrambe le condizioni, abbondano animali acquatici, ma sono scarsi (o assenti del tutto) i dinosauri erbivori. In entrambe le situazioni, il paleoambiente ricostruito sembra quello di ampi specchi d'acqua bassa circondati da aree aride o desertiche. Questi ambienti estremi probabilmente permettevano la sussitenza di ridotte catene alimentari di predatori ittiofagi o opportunisti, come appunto gli spinosauridi e pochi altri theropodi o coccodrilli.

Ringrazio Dave Hone per avermi inviato una copia del suo articolo.

Bibliografia:
Hone D.W.E, Xu X. Wang D.Y, 2010. A probable baryonychine (Theropoda: Spinosauridae) tooth from the Upper Cretaceous of Henan Provence, China. Vertebrata PalAsiatica 48:19-26.

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