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20 novembre 2009

Intervista a Fabio Marco Dalla Vecchia

Quando ero adolescente, la passione paleontologica si poteva coltivare principalmente tramite i libri. Internet allora era una sconosciuta tecnologia appannagio esclusivo di poche università straniere, non un fenomeno sociale mondiale che permea la vita, inflaziona la comunicazione ed annulla le distanze. I miei libri paleontologici dell'adolescenza erano sopratutto opere divulgative, spesso traduzioni dall'estero. Ciò li rendeva, inevitabilmente, obsoleti prima ancora di essere letti. Allora, non me ne rendevo conto.
La mia prima "vera" letteratura scientifica paleontologica fu un numero speciale de Le Scienze, di metà anni '90 che, grazie alla "Jurassic-mania" allora dilagante, era dedicato ai dinosauri (e ad altri rettili mesozoici). Sebbene la maggioranza degli articoli fosse di autori stranieri, due articoli erano di un giovane paleontologo italiano, Fabio Marco Dalla Vecchia.
Nonostante condivida amicizie in comune con lui (Lukas Panzarin e Marco Auditore), fino al recente Congresso di Bologna non ho mai avuto l'occasione di incontrare direttamente Fabio.

Grazie alla ex-"sconosciuta tecnologia" citata all'inizio di questo post, ho potuto intervistare Fabio; e sempre grazie a lei, ora condivido con voi le sue risposte. L'avrei mai immaginato, quindici anni fa?

Oltre alla regione istriana, i tuoi studi sugli arcosauri si sono occupati di fossili dall'Europa Orientale, Nordafrica, Medio Oriente e Sudamerica.
Mi ha molto colpito la tua esperienza in Iran, un paese che, nonostante la sua notevole storia geologica a cavallo delle placche Africana e Asiatica, è praticamente sconosciuto per buona parte degli occidentali. Hai ricordi particolari legati a queste esperienze?
Fabio - L’Iran è costituito da un “assemblaggio” di varie microplacche prese nel mezzo tra Afro-arabia e Asia, come hai detto tu. I monti Zagros nel sud sono la sutura tra Afro-arabia e Asia. Questo lo rende un paese molto sismico. Mentre ero in Iran per motivi paleontologici, nel settembre 2002, ho visitato la stupenda città fortificata di Bam. Quattordici mesi dopo è stata rasa al suolo da un terremoto che ha fatto oltre 28.000 morti. Dell’Iran mi ha colpito la cordialità della gente e gli stupendi paesaggi. E’ un paese di grande civiltà e di una cultura millenaria, molto più tranquillo e “normale” di quello che si vuole far credere. A parte un breve periodo a Teheran, a nordest della capitale sulla Via della Seta e a Isfahan, abbiamo passato la maggior parte del tempo a cercare evidenze di dinosauri nella regione sud-orientale di Kerman. Lì quando si sta sul piano si è a oltre 1500 m di altitudine e la vegetazione è quasi del tutto assente quindi la struttura geologica del paesaggio è esposta perfettamente. Il cielo è sempre terso, il clima è secco e le montagne hanno colori pastello: grigio, giallo, rosa, rosso, verde e nero. Abbiamo trovato i primi resti ossei di dinosauro iraniani (in particolare un dente di teropode trovato dal nostro collega iraniano Majid) ai piedi di una montagnola dalla cima piatta poco ad est della quale inizia il deserto di Lut. E’ un labirinto di rocce rosse, per lo più arenarie di origine continentale e marino-costiera con al tetto calcari a rudiste. Però dopo pochi giorni di prospezione la polizia ci ha fatto spostare perché la zona non era sicura per noi stranieri. Oltre il montagnozzo c’è una pista percorsa dai trafficanti di droga che si dirigono verso il Golfo (ad est c’è pure l’Afghanistan) e che talvolta rapiscono gli occidentali per chiedere la liberazione dei loro amici incarcerati. O almeno questa è la spiegazione che ci hanno fornito.

All'ultimo Convegno dell'SVP e nel Congresso di Bologna dello scorso settembre, sono state mostrati i risultati del tuo studio al "Villaggio del Pescatore", in stampa. Puoi anticipare qualcosa?
Fabio - Beh, a dire il vero a Bologna non ho presentato niente (sono stato solo uno dei field-trip leaders a Trieste), mentre all’SVP meeting di Bristol ho presentato un poster sul nuovo dinosauro italiano rinvenuto ben 10 anni fa nel sito del Villaggio del Pescatore (Trieste), ma senza anticipare il nome, naturalmente, perché fino alla pubblicazione è coperto dal cosiddetto “embargo”, quindi è top secret. Comunque non manca molto all’uscita dell’articolo. Su questo dinosauro è stato detto di tutto e di più, ma senza basi. L’unico studio effettuato su di esso è quello che sta per uscire. Si tratta di un animale del tutto peculiare, rappresentato da resti fossili unici. E’ in alcuni aspetti diverso da tutti gli altri dinosauri ad esso strettamente imparentati. Ci fornisce per la prima volta un’idea di come erano fatti dinosauri di tale tipo, perché è rappresentato da uno scheletro completo ed articolato. Appena pubblicato l’articolo ti potrò raccontare molto di più.

In qualità di uno dei maggiori studiosi di pterosauri basali, qual'è la tua opinione sull'origine di questi rettili? In particolare, nonostante l'ipotesi più condivisa tra gli studiosi tenda a collocare Pterosauria prossimo a Dinosauria, è significativa una marcata somiglianza con arcosauromorfi di "grado prolacertiforme" o con taxa enigmatici quali i Drepanosauridi, entrambi ben documentati in Italia. Come interpreti queste somiglianze?
Fabio - Non sono ancora del tutto convinto da nessuna ipotesi sull’origine degli pterosauri. Si tratta di animali molto specializzati e del tutto peculiari già nelle forme più antiche e primitive che conosciamo. Secondo le analisi cladistiche di autori differenti “cadono” in parti diverse del cladogramma e sono dunque più strettamente imparentati con animali diversi, come hai detto tu, dai drepanosauridi ai prolacertiformi ai dinosauromorfi. La maggioranza li considera Ornithodira, dunque Arcosauri vicini ai Dinosauromorfi, ma l’attendibilità di una ipotesi scientifica non si valuta a maggioranza. Il problema sta nei caratteri che si codificano nella matrice, da come si codificano e da quali taxa si utilizzano. E’ facile “indirizzare” il risultato di una analisi in un senso o nell’altro, anche inconsciamente, inserendo più caratteri che hanno particolare significato per i taxa che si conoscono meglio o che ci “piacciono” di più. Le somiglianze di per sé possono essere solo convergenze oppure plesiomorfie. Mi piacerebbe molto poter lavorare su questo aspetto della paleontologia dei vertebrati, ma purtroppo nessuno mi paga per farlo e quella del paleontologo è comunque una professione.

Attualmente, stai compiendo ricerche in Spagna. Com'è nata questa collaborazione, e di cosa ti occupi?
Fabio - Da quest’anno sono ricercatore dell’Àrea de Recerca del Mesozoic all’Institut Català de Paleontologia di Sabadell, che attualmente ha sede in via provvisoria presso l’Università Autonoma di Barcellona. Questo grazie al mio collega ed amico Angel Galobart, responsabile dell’Àrea de Recerca del Mesozoic, che conosce il mio lavoro ed ha ritenuto potesse essere utile allo sviluppo dei progetti che sono in corso in Catalogna. Negli ultimi anni sono stato invitato due volte a tenere presentazioni orali in occasione di meetings paleontologici internazionali in terra di Spagna: a Fumanya (in Catalogna) e a Salas de los Infantes (Burgos), quindi il mio lavoro è più considerato nella penisola iberica che in quella italiana. Per il momento mi occupo principalmente dello studio dei dinosauri adrosauridi maastrichtiani della Conca di Tremp (Pallars Jussà), coadiuvando i miei colleghi Rodrigo Gaete, Albert Prieto-Marquez e, naturalmente, Angel Galobart. Si tratta anche di inserirli nel più vasto contesto dell’arcipelago europeo, nel quale viveva anche Antonio e Telmatosaurus (un adrosauroide della Romania). C’e’ parecchio materiale e molto lavoro da fare. In compenso, la paleontologia in Catalogna e’ molto piu’ considerata dalle istituzioni che in Italia. Qui e’ piu’ facile lavorare.

Grazie
Potete trovare una dettagliata bibliografia di F.M. Dalla Vecchia qui.

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