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24 maggio 2009

Il Tyrannosauro, l’aquila ed il leone (tranquilli, niente “Cronache di Narnia”)


Immagini tratte da qui e qui.

Questo post nasce da una domanda che mi è stata rivolta in forma privata da un lettore di questo blog, che manterrò anonimo (...).

La domanda è interessante, perché solleva una questione probabilmente molto fraintesa. Essa può essere riassunta così:

“Perché bisogna basarsi su gli uccelli per ricostruire il comportamento dei dinosauri? Molti dinosauri non assomigliano agli uccelli attuali, quindi non è detto che avessero un comportamento simile. Anche se è vero che gli uccelli sono i parenti viventi più prossimi di un dinosauro, perché non usare anche un mammifero per interpretarne il comportamento? Se un animale è più simile ad un leone che ad un aquila, perché basarsi sul secondo per capirne il comportamento?”


Potrei rispondere velocemente, almeno all'ultima parte della domanda, ricordando che un Tyrannosaurus è molto (ma davvero molto!) più simile ad un aquila che ad un leone, sia nella morfologia interna ed esterna che nella probabile fisiologia, sviluppo individuale e maccanismo riproduttivo... ma credo che il tema meriti un discorso ben più articolato.

Questa serie di domande collegate contiene una serie ulteriore di domande, quindi cercherò di condensare le risposte.

1- Cos’è il comportamento? Si può ricostruire SCIENTIFICAMENTE il comportamento di un animale estinto?

Il comportamento è un attributo dell’animale vivente, non dei fossili. A parte rarissimi casi, che hanno preservato “istanti” della vita di un animale, il comportamento di un animale estinto NON è più ricostruibile. La grandissima maggioranza dei comportamenti di un animale vivente non è evidente da aspetti in grado di fossilizzare: ad esempio, i rituali di corteggiamento, di cura della prole, di cattura della preda. Guardate leone e tigre, due animali quasi identici nello scheletro: i loro stili di vita sono molto diversi, e non possono essere discriminati dalle sole tracce che lascerebbero come fossili, né dedurre dalle semplici differenze ambientali (a loro volta molto difficili da trovare nei fossili).

Quello che molti chiamano “comportamento” è in realtà la sua presunta ecologia. Sono ambiti differenti. L’ecologia di un fossile è più facilmente ricostruibile, perché può essere dedotta dalle condizioni di fossilizzazione e dalla morfologia dell’animale.

Il modo più robusto per dedurre un comportamento è valutarlo a partire da parenti prossimi che abbiano una ecologia simile. Peccato che, per molti dinosauri (in particolare i non-theropodi) oggi non esista nessun animale che abbia morfologie ed ecologie simili a loro che possa servire da buon punto di riferimento.

Spiacente, ma questa è la realtà dei fatti.


2- “Perché bisogna basarsi su gli uccelli per ricostruire il comportamento dei dinosauri?”

La domanda, posta così, è molto pericolosa.

Temo che molti, presi dall’euforia di aver scoperto che gli uccelli sono dinosauri, abbiano la tendenza a ricondurre tutti i tratti evidenti negli uccelli come esempi per ricostruire i dinosauri fossili. Ciò è scorretto, così come è la tendenza opposta (ovvero, il negare minimamente un riferimento agli uccelli).

Chi ha letto i miei vari post, avrà notato che utilizzo solamente un tipo particolare di uccelli nei paragoni con i theropodi: gli uccelli di taglia medio-grande che vivono prettamente a terra e volano poco o per niente (struzzi, casuari, galliformi). Usare un’aquila o uno svasso per capire un Ceratosaurus sarebbe stupido come usare una pipistrello o un gibbone per capire Dimetrodon. Oltre a rappresentare la morfologia basale degli uccelli attuali, queste forme appena citate sono anche quelle con l’ecologia più simile a quella dei theropodi mesozoici: hanno masse paragonabili (uno struzzo pesa “solo” 40 volte meno di un Tyrannosaurus, ma ben 10000 volte più di un colibrì, quindi è più vicino ecologicamente al primo che al secondo come “taglia”) e anatomie molto simili. Non userò mai uccelli neognati di taglia medio-piccola, prettamente volatori e altamente modificati, per interpretare un theropode basale, mentre trovo utile e significativo (con le dovute cautele) usare un Casuario per capire Velociraptor.

Usate sempre il buon senso!

Tornando alla domanda: dobbiamo basarci sugli uccelli (di grande mole e poco/niente volatori) perché essi sono gli animali attuali più simili ai dinosauri (almeno theropodi) come eco-morfologia, sviluppo ontogenetico, fisiologia e, pertanto, molto probabilmente, anche etologia. Non a caso, la struttura del cervello dei dinosauri, ricostruita dai calchi endocranici, è morfologicamente intermedia tra quella di coccodrilli e uccelli (nei maniraptoriformi è molto simile a quella dei grandi uccelli, mentre negli altri dinosauri è intermedia tra coccodrilli e maniraptoriformi), e non ricorda affatto quella dei mammiferi. Ciò è un forte indizio a cercare in coccodrilli e uccelli le basi del comportamento dei dinosauri.

Come ho detto prima, però, ciò sempre con le dovute cautele e buon senso naturalistico.

3- “Anche se è vero che gli uccelli sono i parenti viventi più prossimi di un dinosauro, perché non usare anche un mammifero per interpretarne il comportamento?”

(Questa domanda mi fa nascere automaticamente un’altra domanda: E perché mai dovremmo usare proprio un mammifero? Perché non usare una tartaruga, un varano, o un coccodrillo?).

Brachiosaurus non è una gallina, ma, ad un attento esame, non è nemmeno un elefante!

Non ci sono particolari obiezioni a usare un mammifero, a patto che ciò sia giustificabile, ovvero, basato sulla consapevolezza che il dinosauro in questione ed il mammifero usato siano simili in termini di ecologia e morfologia funzionale. Ad esempio, molti usano gli elefanti come analoghi etologici per i sauropodi: ciò è un atteggiamento giustificato? Ad una prima osservazione, uno penserebbe di sì. Tuttavia, a ben vedere, le differenze sono molto più grandi delle somiglianze, e in aspetti che incidono molto sul comportamento di un animale. Ricordate, come ho detto all’inizio, che non dovete confondere l’etologia con l’ecologia! Un elefante ha un’ecologia vagamente simile a quella di un sauropode, in quanto entrambi sono vertebrati terrestri di grande massa e consumatori primari (“erbivori”). Tuttavia, queste caratteristiche, da sole, non ci dicono nulla sul comportamento. Anche una tartaruga delle Galapagos è un vertebrato terrestre di grande massa e consumatore primaro! Ad esempio, il sistema riproduttivo e le cure parentali, che incidono tantissimo sul comportamento dei mammiferi e plasmano la socialità degli elefanti, sono diversissimi. Gli elefanti producono un solo figlio a decennio, al quale viene dedicata l’intensissima cura parentale della madre. I sauropodi producevano decine di uova all’anno per ogni femmina riproduttiva, nei confronti delle quali, probabilmente, non praticavano particolari cure parentali dopo la schiusa (la differenza di massa tra adulto e giovane schiuso è talmente abissale, pari a 1: 5000, che è praticamente impossibile che un adulto riuscisse a interagire direttamente coi giovani senza ucciderli). Ciò è evidenziato dai tassi di mortalità che deduciamo per i sauropodi giovani, elevatissimi se paragonati a quelli di un giovane elefante. Inoltre, a rimarcare le differenza nel comportamento alimentare, gli elefanti hanno complessi apparati masticatori, mentre i sauropodi non masticavano e si affidavano al ventriglio ed ai gastroliti per triturare il cibo (come fanno, guardacaso, gli uccelli erbivori). Tutti questi aspetti alimentari e riproduttivi incidono tantissimo sul comportamento animale, e non possono essere ignorati se si vuole davvero capire l'etologia dei sauropodi.


In realtà, quando uno cerca analogie tra dinosauri e mammiferi, quasi sempre si rivolge ai theropodi e ad un solo aspetto, la predazione. Anche qui, come ho mostrato più volte, è molto azzardato e pretestuoso pensare di dedurre qualcosa di utile dai mammiferi, a patto, inoltre, di non eccedere troppo nelle analogie. Ad esempio, nel precedente post su Tyrannosaurus, ho citato la differenza tra metodi di caccia tra felidi e canidi per mostrare che l’assenza di un arto anteriore funzionante non è una prova di incapacità predatorie: i canidi non usano (quasi mai) l’arto anteriore per cacciare (a differenza dei felidi), e tuttavia sono efficienti predatori. Ma l’analogia finisce qui! Un Tyrannosauridae non è un lupo, né un leone, e non ha senso cercare quale indizio etologico solamente perché si presume che tutti e tre siano al vertice delle rispettive piramidi ecologiche.

NOTA BENE: Le fantomatiche "nicchie ecologiche" sono dei miti superati, qualcosa spesso MOLTO difficile da definire in maniera scientifica. Qual'è la nicchia ecologica del giaguaro? E quella del varano? Quella del pangolino? Quella del passero domestico? Quella del babbuino? Anche ammesso che rispondiate a queste domande, e non vi accorgiate che la risposta coincide con la descrizione MINUZIOSA della biologia completa dell'animale in questione, non avrete ancora nulla per dedurre quelle di un animale estinto.

Inoltre, anche ammettendo che uno voglia proporre un analogia tra un mammifero ed un dinosauro, come fa a sostenerla? Quali prove porta a suo favore? Tutto quello che possiamo dire, seriamente, è che un animale bipede oviparo di 3-6 tonnellate molto probabilmente NON doveva comportarsi come un mammifero quadrupede placentale di 200 kg. Curiosamente, un varano di Komodo è quadrupede e pesa 200 kg, quindi, da questo punto di vista eco-morfologico, è molto più simile al leone rispetto ad un Tyrannosauro!

In conclusione, ritengo che l’etologia dei dinosauri sia un ambito molto rischioso da affrontare, per la semplice ragione che le prove sono scarsissime e spesso ambigue. Molti confondono l’ecologia con l’etologia, e credono che la conoscenza della prima ci dia informazioni automatiche sulla seconda (atteggiamento che qualsiasi eco-etologo vi smentirà categoricamente), e quindi commettono un errore di interpretazione. Gli animali moderni che meglio ci possono aiutare per capire l’etologia dei dinosauri mesozoici sono gli uccelli non-volatori di grande taglia, i coccodrilli e, in parte i varani, per via delle profonde affinità morfologiche, fisiologiche e riproduttive che li legano ai dinosauri, molto più dei mammiferi. Non è un caso che la maggioranza delle analogie proposte tra dinosauri e mammiferi tandano ad essere banali e molto superficiali, spesso focalizzate su aspetti particolari, come artigli o denti, o forme generali del cranio o degli arti, i quali, presi singolarmente, non ci danno grandi indicazioni etologiche, ma solamente indicazioni ecologiche (ad esempio, uno stesso tipo di artiglio può essere usato in modi diversi in animali diversi).

Badate che non dico ciò per “fanatismo filogenetico”, ma a ragion veduta, dopo un’attenta valutazione di tutti i fattori in gioco (ecologici, morfologici, fisiologici e persino ambientali), in un ottica pienamente paleobiologica.

Temo che molti pretendano di cercare analogie tra dinosauri e mammiferi perché, inconsciamente, sono ancora legati al paradigma Bakkeriano, che, fortunatamente, è stato ridimensionato negli ultimi 15 anni. Bakker è stato il massimo sostenitore di un'idea, rivelatasi, all’esame minuzioso dei dati, eccessivamente speculativa. Egli, per contrastare la vecchia concezione dei dinosauri (che era eccessivamente “pessimista” sull’etologia ed ecologia dei rettili) dovette “crearne” una nuova, altrettanto estrema, quella che vedeva i dinosauri come dei “mammiferi con le squame”.

In realtà, il modello biologico (bauplan) mammaliano si basa su caratteristiche fisiologiche, alimentari e riproduttive molto particolari (endotermia differente da quella aviaria, iper-specializzazione dell’apparato masticatore e evoluzione della viviparità placentale), ed è troppo lontano dal modello anatomico (bauplan) degli arcosauri per poter essere un adeguato riferimento etologico per i nostri amati eroi mesozoici.

Negli ultimi anni abbiamo dimostrato la grande affinità morfologica tra uccelli e dinosauri, ma abbiamo anche rivalutato positivamente gli altri rettili attuali: perché rinnegare queste scoperte? perché non sfruttarle appieno per capire i dinosauri, senza abusare dei mammiferi?


Pertanto, la mia risposta alla domanda iniziale è: nelle interpretazioni etologiche è bene usare gli uccelli (perché sono pur sempre gli animali più simili ai dinosauri nella totalità della biologia) ma con ragion veduta (ovvero, non riferitevi a tutti gli uccelli, ma solo a quelli eco-morfologicamente più simili ai dinosauri non-aviani), e citate con estrema cautela i mammiferi (e tutti gli altri tetrapodi, uccelli compresi), solamente nelle condizioni in cui avete motivi eco-morfologici validi per citarli.

Evitate le analogie sempliciotte o le banali affinità ecologiche, ma sforzatevi di conoscere il più possibile la totalità dell’animale (ovvero, la morfologia, l’ecologia, la fisiologia e la filogenesi) prima di azzardare un’ipotesi etologica.

10 commenti:

  1. gran bel post..complimenti... è stato molto piacevole leggerlo e altrettanto piacevole rileggerlo per cerca di apprendere...

    come gia detto.grazie di avermi donato un lumino nella notte...

    marco

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  2. Parte I: Al di la' dei miei commenti colà postati, hai notato, Andrea, che per imporre una virata al mainstream imposto dall'establishment (e fai attenzione - non solo paleontologico) qui accademico, è stata necessaria la pubblicazione di due volumi a) non peer-review (ovvio, mi si dirà, ma spesso dimenticato dalla fascia di lettori "dinomaniaci" - e lo è stato anche da alcuni paleontologi), ergo non qualificabile nelle proposizioni teoriche e nelle implicazioni delle scelte di letteratura-background delle impalcature teoretiche - selezionate dall'autore sui generis b) relativamente scientifico-iconografici e assolutamente artistici. Come se giunti al termine del potere dell'elder generation di tenutari del dogma scientifico, ci volesse un colpo di stato per scalzarli dalla cittadella, benchè vennero poi a crearsi dinamiche interne - come ho desunto dalle analisi di scienze politiche a seguito della caduta del muro (altro splendido paragone storico-storiografico paleontologico!) "sultanistiche ed anti-sultanistiche" (cfr. Bakker & Benton del mio post di venerdì 19 settembre 2008
    "Sultanismo post-totalitario ed estinzioni trassiche" http://geomythology.blogspot.com/2008/09/sultanismo-post-totalitario-ed.html). Ad ogni modo, sarebbe stato possibile eludere la sorveglianza del peer-review, benchè talvolta lasciò penetrare idee dell'altro lato 'warm-[mammalian!]blooded' della paleontologia? Sarebbe forse stato possibile quando Charig, dall'alto della sua carica, riservò in ambito divulgativo un mezzo potentissimo sul capo di Bakker et alii a mo' di colate di olio bollente per snellire le fila dei 'bakkeriani'? [la linea di giocattoli dei Dino-Riders - come il cartone animato tra l'altro - in effetti si attesta su canoni charigiani - fu scelta per anni come merchandising ufficial edi qualità dello Smithsonian - segno evidente che almeno inizialmente la partita "socio-politica" sul piano massmediatico non era ancora del tutto terminata]...
    -FINE Pt. I-

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  3. NOTA: la 1a pt del commento prec. mdifettava del copia-incolla. Eccone l'incipit!
    "Splendio post. Questo post è il naturale complemento allo scandagliamento ultRazionale del "dinomaniaco" su "UltRazioanle ("dove, sennò?!").
    Ora la pt. II:
    Era forse pensabile avere un rinnovamento di paradigma (al di là di Jurassic Park) senza le audaci imprese di Paul e Bakker? - Altri ebbero meriti forse maggiori, ma a costoro vanno gli allori della rivoluzione iconografico-scientifica, e ciò resta un fatto. Ricordiamoci che l'occhio dell'osservatore vede ciò che vuole vedere (siano imposizioni inconscie dell'alentours, siano credenze personali): chissà, in un mirabile quanto orrorifico "What if..:?", come sarebbero stati interpretati i fossili cinesi senza QUELLA rivoluzione!
    ...azzardo inutile: sarebbe probabilmente e comunque giunto uno/due rinnovatori radicali.

    Ad ogni modo, quello che volevo far notare è che a) i paradigmi proseguono, vivono e sfociano in approfondimenti, finchè altre interpretazioni non portano al sorgere di un nuovo modello che magari non inficia (almeno inizialmente) il precedente ma lo comprende, annullandolo e continuandolo allo stesso tempo - tento di darne conto con il case-study fenomenologico dei terizinosauri su "Geomythologica" (sebbene laggiuù tneti paradossalmente di rendere al lettore la contemporaneità delle scoperte e del contesto storico relativo - renderndo di conseguenza ild inosauro più "attuale", anche se l'informazione-spiegazione si è rivelata poi essere errata... ma di questo più avanti]. POi magari il corollario è la creazione di nuovi "sanfedisti" (perdonami il termine fuori luogo, ma chiaro per impatto) fedeli alla "nuova-vecchia" interpretazione (per motivi pricologici vari). In questa "coincidentia oppositorum" emerge il punto b) ossia, per provocare un rivolgimento di veduta occorre imporre la "violenza" del salto delle pastoie del peer-review e di tutta la congerie (dal punto di vista del "rivoluzionario" - incarnazione sub specie scientifica del futuro "dinomaniaco") vecchio-stile per modificare lo status quo.

    Paradossalmente, ed è mirabile, i "rivoluzionari" non avevano un buon rapporto con l'establishment, anche una volta imposto il loro 'sguardo di fuoco': Paul e i suoi studi discontinui, Bakker e il suo ritiro accademico. Questa cosa li accomuna (lato sensu, chiaramente ovvio, ma qui si cerca di dipanare il filo storico delle linee di pensiero) all'altra parte della barricata: D. Peters, reggente autoproclamatosi della dinastia "Pterosauro-Lacertiforme" e S. Czerkas, l'esperto iperbolico della pelle (squamata, ovvio) dei dinosauri (salvo poi adeguarsi sui generis all'effetto "Cina" e giudicando i suoi maniraptori-dromeosauri in sensi altri - come ho tentato di dimostarre brevemente nel post di giovedì 12 febbraio 2009
    "Jungian Inflation & fake dragons from China. The Czerkas and the Archaeoraptor scandal" http://geomythology.blogspot.com/2009/02/jungian-inflation-fake-dragons-from.html).

    ...mi fermo perchè sta diventando un post autonomo!...

    Pensieri da uno studio (inteso: stanza e atto dello studiare!) afoso e incandescente come agosto.
    Attendo Paul (1984)!

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  4. "Il modo più robusto per dedurre un comportamento è valutarlo A PARTIRE da parenti prossimi che abbiano una ecologia simile"
    Giusto, per cercar di capir "alla meno peggio" non solo i dinosauri ma tutti gli avemetatarsali, si devon seguir IN ORDINE questi punti per scegliere i punti di rifermiento
    1)individuare i PIU' STRETTI PARENTI VIVENTI del taxon x
    2)dopo aver RISTRETTO il cerchio al risultato dato dal punto 1, SOLO allora scegliere quelli che hanno 1 ecologia simile
    Cioè, bisogna restringer 2 VOLTE il cerchio di riferimento, e non bisogna INVERTIRE i punti, tipo cercar ecologie simili TRA parenti lontani, perché magari potrebbero trarci in inganno
    Vorrei capir 1 cosa Andrea:
    Se per assurdo oggi gli unici neorniti esistenti fossero TUTTI piccoli E volanti e quelli mediograndi non volatori (ai quale oggi ci affidiamo) fossero completamente estinti, cosa faresti? Useresti comunque ancora i neorniti volanti e piccoli disponibili come riferimento per capir i teropodi o ripiegheresti sui crocodili, i parenti attuali più stretti dei teropodi (intesi con uccelli inclusi)?

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  5. La domanda è un po' assirda, nel senso che non posso immaginare come mi comporterei se non avessi informazioni che invece conosco. Forse, sarei ancora più cauto nelle interpretazioni e accetterei che ci sono ipotesi che non posso risolvere.
    Molti sono "arroganti" e credono che qualsiasi domanda zoologica possa essere rivolta ai fossili, e ciò è un errore.

    Ci sono organismi fossili così diversi da quelli di oggi che è quasi impossibile sperare di dedurre il comportamento ormai perduto.

    Io con i dinosauri faccio così: quello che può essere dedotto dai confronti con le gli altri arcosauri viventi lo ipotizzo, per il resto evito di specularci sopra. Tanto più un animale è lontano (ecologicamente, morfologicamente e filogeneticamente) da un dinosauro, e più sarà, molto probabilmente, un pessimo paragone per capire l'etologia dei dinosauri estinti.

    Molta gente invece, pur conoscendo pochissimo di quello che si sa bene dei fossili (anatomia, ecologia), crede di aver capito tutto delle basi dell'etologia, ed ha l'arroganza di proporre ipotesi inverificabili nell'ambito praticamente sconosciuto quel'è il comportamento nei fossili.

    Il problema non è cercare risposte, ma avere la maturità e la consapevolezza di porsi solamente quelle domande per le quali si può trovare una risposta TESTABILE SCIENTIFICAMENTE.

    Domande sensate sono: ricostuire come un dinosauro si muoveva, respirava, quanto viveva, da cosa derivava evolutivamente, come masticava, se e come nuotava o volava, a quali latitudini viveva, ecc...

    Domande praticamente impossibili da risolvere per un paleontologo, e che quindi è saggio non porsi: il comportamento, il colore della pelle, la stagione riproduttiva, le dimensioni degli harem (se esistevano), la strategia di caccia, il preciso grado di saprofagia (vedi discussione sull'ipotesi di Horner), il tracciato delle migrazioni stagionali, i competitori diretti, ecc...

    Molti saranno delusi da ciò, ma esiste un limite abbastanza chiaro tra ciò che si può ricostruire e ciò che sarà (molto probabilmente) ignoto per sempre. Peccato che a molti piaccia l'aria fritta ricavabile dal secondo gruppo di domande.

    Noi possiamo stimare molto grossolanamente quali comportamenti erano più probabili e quali no, ma solamente se abbiamo delle prove su quel comportamento. L'analisi rigorosa, fatta negli ultimi anni, ha mostrato che si può interpretare con buona approssimazione il comportamento dei dinosauri deducendolo dagli arcosauri viventi oggi, senza cercare a tutti i costi di speculare gratuitamente su questioni insondabili dalla paleontologia. In particolare, sta risultando che molte forzature "bakkeriane" sono vere e proprie favole prive di prove concrete. Peccato che siano "accattivanti" e vadano di moda tra i lettori della paleontologia divulgativa.

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  6. Però anche dai piccoli Neorniti si possono ricavare piccole-grandi informazioni: "i passeriformi combattono come Velociraptor"

    Loana

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  7. Sì, la postura di attacco è molto simile, col corpo proiettato in avanti e la gambe usate come arma principale.
    http://scienceblogs.com/tetrapodzoology/2009/03/passerine_birds_fight_dirty.php

    Questo caso rientra in quelli di dati "eccezionali", perché se non avessimo scoperto il famoso "Velociraptor vs Protoceratops" sarebbe stato difficile dedurre ciò. Comunque, sì: io sono molto cauto nella paleo-etologia, ma per una volta sono felice di sbilanciarmi in un'interpretazione.

    Ovviamente, i fanatici del "mammifero a tutti i costi" diranno che anche i canguri combattono così ;-)

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  8. Vorrei chiederti anche io di sbilanciarti in un paio di interpretazioni, anche se potrebbero essere piuttosto "libere"...
    Qui hai scritto che un casuario ti sembra l'uccello attuale più adatto per fare paragoni con Velociraptor, e altrove hai spiegato come pensi che questo animale uccidesse le prede, attaccando con la bocca, agganciandosi alle prede con gli artigli e cercando di pugnalare la gola con l'artiglio del piede. Qui ho trovato un articolo che mi sembra essere in disaccordo con te:
    http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0028964
    A me quest'interpretazione sembra non funzionare, ma mi piacerebbe sentire il tuo parere da esperto.

    Come seconda domanda, volevo chiederti: credi sia corretto fare il processo inverso, cioè cercare di interpretare il comportamento di un uccello estinto confrontandolo con theropode più antico, di cui abbiamo, forse, più informazioni? Nello specifico, mi sono imbattuto in questo articolo
    http://www.plosone.org/article/info:doi/10.1371/journal.pone.0011856
    secondo cui, dato che Andalgalornis aveva un becco piuttosto sottile, non adatto a resistere a stress laterali, è probabile che cacciasse esclusivamente animali di taglia minore. Però, mi sembra, a parte i tirannosauridi, non erano molti i theropodi a possedere un cranio particolarmente massiccio, ma questo non gli impediva di cacciare animali di dimensioni maggiori rispetto alla loro, giusto? Il cranio di Allosaurus non è affatto largo, per esempio, (né il cranio dei varani è molto robusto, per usare anche questa analogia), quindi la sottigliezza del becco mi era sembrata un carattere insufficiente per dedurre la predazione esclusiva di piccoli animali. Di nuovo, mi rimetterei al tuo giudizio.
    Ti chiedo scusa se le domande c'entrano solo relativamente con il post e mi rendo conto di chiederti qualcosa che non è possibile dedurre con certezza, ma mi farebbe comunque piacere leggere le tue opinioni a proposito.

    Roberto

    RispondiElimina
  9. Ho parlato del modello proposto da Fowler et al. (2011) qui: http://theropoda.blogspot.it/2011/12/de-raptoribus-fowler-et-al-2011.html
    Le due interpretazioni non si escludono a vicenda, possono essere entrambe parte dello spettro comportamentale.
    La seconda domanda mi pare troppo contorta... partire da un'ipotetico comportamento di un uccello estinto per dedurre quello di un altro animale estinto... la scienza cerca di essere semplice, non di complicare le cose...
    In ogni caso, penso tu non abbia del tutto chiara la differenza tra il cranio di Andangalornis e quello dei theropodi mesozoici. Il becco di Andangalornis è veramente sottile e alto, quindi con precisi vincoli biomeccanici, nulla di comparabile ai crani di Allosaurus o altri taxa. E comunque, lo studio in questione è molto più elaborato, non si limita alla sola ampieza del becco.

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  10. Grazie per il link, il post è molto chiaro e la discussione nei commenti è stata interessante da leggere. Con Andalgalornis mi sono spiegato malissimo, io intendevo dedurre il comportamento di un uccello estinto grazie a quello che sappiamo (?) di un theropode più antico. Però certo, se mi dici che il cranio dei phorusrhacidi non è comparabile con quello di Allosaurus o di altri carnosauri il paragone non regge.
    Il confronto con Allosaurus mi era venuto in mente anche leggendo quest'altro articolo
    http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0037701
    che mi aveva ricordato alcune cose lette su Allosaurus e sul suo "morso ad ascia", che ho trovato qui
    http://digital.csic.es/bitstream/10261/22490/1/102.pdf
    ma non so quanto sia condivisa come interpretazione.

    Roberto

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