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10 aprile 2009

Miti e Leggende Post-moderne sui Theropodi Mesozoici - Prima Parte: le dimensioni del cranio di Giganotosaurus (Reloaded*)

La Rete Mondiale è la nuova madre delle Muse, la divina ispiratrice delle moderne mitologie. Questa serie di post parlerà di dinosauri mediatici, esseri mitologici vagamente plasmati sulla letteratura scientifica, e delle loro caratteristiche. Non immaginate quante “verità” note tra gli appassionati, accettate come “fatti”, siano in realtà dei miti privi di robuste evidenze oggettive, spesso frutto di congetture, stime o estrapolazioni marginali presenti negli studi scientifici.

Mito N°1- Il Cranio di Giganotosaurus carolinii

Non esiste alcun cranio completo ed articolato di carcharodontosauride, né tanto meno di Giganotosaurus. Il fatto che in rete siano disponibili immagini di crani completi ed articolati non dimostra alcunché, se non che ci sono dei bravi artisti che ricostruiscono dei crani accattivanti per scopi divulgativi (o sarebbe meglio dire, mistificativi) a partire da resti frammentari. Ricostruire non è un peccato, lo è assumere la ricostruzione come un dato di fatto. Eppure, nonostante ciò, la rete abbonda di inutili discussioni sulle dimensioni del cranio di questo theropode, lungo 180 cm (se non oltre)... ma che non esiste!

L’immagine mostra i resti effettivi del cranio dell’olotipo di Giganotosaurus carolinii (Coria & Salgado, 1995). Come vedete, la stima effettiva della dimensione totale è molto suscettibile di variare in funzione del tipo di ricostruzione che si sceglie per completare il cranio. In particolare, per motivi non ben chiari, questo cranio è stato ricostruito con un’eccessiva inclinazione caudale dell’osso quadrato (rettangolo rosso), che allunga significativamente il cranio e produce una finestra infratemporale ipertrofica. Dato che nessun allosauroide derivato mostra una tale finestra, questa ricostruzione è alquanto discutibile. In ogni caso, l’assenza di cranio completo rende vana qualunque stima del cranio, tarata al centimetro (che è sì lungo più di un metro, ma non è ben chiaro quanto sia in totale). Il mito ha persino generato un figlio...

Successivamente, Calvo & Coria (2000) riportarono un dentale di carcharodontosauridae attribuibile a Giganotosaurus. Confrontandolo con il dentale dell’olotipo, essi ne dedussero che apparteneva ad un esemplare grande l’8% in più del primo. Essi stimarono inoltre in 180 cm la lunghezza per il cranio dell’olotipo, concludendo che il secondo cranio, completo, fosse lungo 195 cm (Calvo & Coria, 2002: 122).

Dati i modi di elaborarlo ed i dati di partenza, credo che questi valori siano, a mio avviso, alquanto irrilevanti. Anche mio fratello è più alto di me dell’8%, ma ciò non mi pare sia significativo di qualcosa (mio fratello, ovviamente, la pensa diversamente...), e di sicuro non è degno di essere menzionato in uno studio scientifico.

Mi spiace commentare negativamente gli studi di alcuni importanti ricercatori, ma penso che essi abbiano fatto un pessimo servizio alla paleontologia, creando e diffondendo un mito come quello delle dimensioni del cranio di Giganotosaurus.

Ripeto: siccome non esiste alcun cranio articolato, non ha senso estrapolare stime di dimensioni, né creare successive stime di stime, e diffondere nozioni infondate che diventano rapidamente delle false informazioni, facilmente ed impropriamente assimilabili da chi non dispone dei dati e dei metodi per valutarle in modo critico.

Mi rendo conto che alla maggioranza dei lettori interessa più un semplice numero come la dimensione in centimetri del cranio, la massa in tonnellate del corpo o altri dati numerici facilmente assimilabili da associare a Giganotosaurus, piuttosto che sorbirsi una lunga discussione sul perché le fusioni craniche abbiano certe distribuzioni, i forami dei nervi emergano lungo determinate zone, o quali siano i fattori che condizionano la pneumatizzazione del basicranio in Giganotosaurus; eppure, nella realtà, questi ultimi dati sono molto più reali ed oggettivi dei primi. Essi sono verificabili nel fossile a nostra disposizione, non sono ipotesi o stime, né estrapolazioni. Sono più complessi e difficili da capire, ma assolutamente più profondi e utili per ricostruire lba vita di questo theropode.

*Per una serie di motivi dovuti alle mistiche logiche dell'informatica, questo post è stato riproposto due volte, in quanto la prima versione era... difettosa (creava problemi a chi si connetteva tramite Internet Explorer). Purtoppo, e mi scuso di ciò, i commenti presenti nella prima versione sono andati perduti.


Bibliografia:

Calvo J.O. & Coria R., 2000 - New Specimen of Giganotosaurus carolinii (Coria & Salgado, 1995), supports it as the largest theropod ever found. Gaia 15: 117-122.

Coria L. & Salgado R., 1995 - A new giant carnivorous dinosaur from the Cretaceous of Patagonia. Nature 377: 224-226.

12 commenti:

  1. Olè! Granitico post e grande Andrea! Ora il problema è risolto once and for all!
    ...Ovviamente materiale su cui intervenire in geomitologici lidi...
    ;-)

    A presto

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  2. P.S.: copio e incollo da appunti dal "Book Project", i quali a ben pensarci potranno apparire in un post su "Geomythologica"...a volte mi pare che "Theropoda" sia un'emanazione precognitiva di idee talvolta già scritte! [sia ben chiaro, il mio punto di vista è filosofico e storia della scienza]

    > "anche solamente soffermandoci sulla questione dei crani frammentari e della proliferanti restituzioni in vivo, spesso abusate quando non prive di fondamento logico e di un riscontro fattuale, ci ritroveremmo di fronte ad una messe di materiale iconografico esorbitante. Un nome è troppo potente; la resa dell'intero a partire dal quel 'quid' a monte dell'onomastica è demandata alla stessa sapienza umana che ne ha permesso l'inflazione, o alla comunità per conto del singolo. Non ci si può esimere dalla segnalazione di tale comportamento, intrinseco alla stessa definizione di "deinòs" a sua volta contenuta nella definizione del "sauro preistorico". Owen è stato icasticaente determinante; da un pugno di reperti trasse ciò che la sua cultura saldamente classico/latino-ellenistica provò a fior di pelle, mille volte già codificato nella letteratura, nell'epica, nella religione e nella geomitologia. L'evento miracoloso dell'incontro fenomenologico - quindi rivolto alle fibre dell'essere mosse per vibrante disegno istintivo, lontano dalla fredda raccolta e compilazione di dati e documenti storico-storiografici - è illuminazione (Andreani, 1976; p. 18]. Il "deinòs", il portentoso", è segno e symbolon della riconciliazione tra ciò che si può ancora definire, e attribuendovi etichette, capire e catalogare, con l'incomprensibile, al di là del quale sta solo il vuoto del nostro esserci, nudi.
    «Il deinòs[...] può con sufficiente approssimazione essere adoperato ad esprimere il numinoso nei momenti del mistero, del tremendum, della maiestas, dell'augustum e dell'energico (anche il fascinans, pur esso vi è compreso». [Otto, p. 66].

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  3. beh, a pensarci la colpa non è tanto di chi prova a pubblicare certi dati, ma di chi ne avvalla la pubblicazione (referee), che tipicamente deve tenere conto di diversi aspetti, tra i quali la rilevanza dei dati riportati e, soprattuto, il supporto che essi garantiscono alle affermazioni degli autori. Beninteso, sto parlando di dati NON falsi, mentre è ovvio che un referee può fare benissimo il suo lavoro, ma nulla può di fronte ad una falsificazione. Però una sovrastima come quelle di cui hai discusso non è un dato falso (non è neppure una misurazione diretta), ma "solo" una stima scarsamente supportata o, alla peggio, basata su interpretazioni errate.

    Per quanto riguarda poi l'impatto negativo di tali pubblicazioni...beh, diciamo che se la paleontologia, come finanziamenti, non naviga nell'oro (e dubito che navighi nell'oro..), si può pensare di attirare l'attenzione con "findings" di impatto, seppur sovrastimato. non molto etico, ma molto comprensibile :)

    cmq fai sempre post interessanti, bel lavoro

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  4. La mia critica è rivolta ad altro: molti appassionati di dinosauri sono molto poco critici verso le nozioni che vengono loro fornite, tranne quando vanno contro le loro amate icone cinematografiche. Inoltre, tanto più un dato è facile da capire, tanto meno essi sono disposti a dubitarne o a richiederne una spiegazione dettagliata. In generale, mi pare che l'interesse di molti presunti appassionati si riduca a sapere quanto è lungo un dinosauro, quanto pesa, se caccia in branco, se corre a 60 Km/h e poco altro... insomma, il genere di nozioni utili a scritturarlo per una parte in Jurassic Park.

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  5. beh, hai descritto non certo l'appassionato serio, ma il membro del grande pubblico, attratto dal grande-grosso-cattivo....nulla di strano, direi, nel senso che non credo ci si possa attendere da quel tipo di "appassionato" domande molto diverse.....se poi le informazioni vengono ricevute attraverso i filtri mediatici la frittata è fatta...e se poi qualcuno andasse a leggere la letteratura primaria, che succederebbe?? beh, nel caso in discussione troverebbe "conferma" di quanto riportato dai media a proposito del "cranio gigantesco"...difficile che il layman trovi inaccurata l'inclinazione del quadrato e, per quanto concerne la frammentarietà del cranio...beh, "vuoi che questi non sappiano stimare la forma della testa di un lucertolone? è il loro mestiere!".... Personalmente penso che la colpa sia della cattiva pratica scientifica che si esercita mediamente in giro. Nel vostro campo la cosa è di piccolo impatto, in altri la cosa è molto più pericolosa.

    Curioso che nessuno abbia scritto un reply al paper su Nature in cui apparve la descrizione e ricostruzione del cranio di G. carolinii (sto ipotizzando che ciò non sia successo, in caso contrario come non detto..).

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  6. La distinzione tra appassionato "serio" e "grossolano" è molto sfuggente: come fa un'appassionato che non ha accesso ai dati diretti ("seri") a sapere che non è un appassionato serio? In fondo, egli è sinceramentye interessato, solo che non ha la minima idea delle interessantissime informazioni che esistono (quanti di voi che leggono questo blog ha mai letto la descrizione del neurocranio di Giganotosaurus di Coria & Currie, 2002? Pochissimi, temo. Eppure è l'articolo più completo e dettagliato finora esistente su quel theropode, ED E' SCARICABILE FREE DALLA RETE, basta cercare su Google!). Ovviamente, poi bisogna leggerlo e capirlo, quindi occorre studiare un po' di anatomia, ecc... come tutte le cose belle, bisogna un po' sudarsele...

    La ricostruzione completa di 180cm comparve sul volume di Gaia del 1998 (pubblicato nel 2000) dedicato apposta sui theropodi. Tale volume non prevedeva seguiti, quindi non poteva ricevere repliche dirette. L'articolo di Nature del 1995 non proponeva ricostruzioni complete del cranio, ma solo l'immagine che ho mostrato. In ogni caso, il dato del quadrato inclinato eccessivamente è un dettaglio che sarebbe stato palese solo con le stime di 180 cm, mentre dubito che nella prima pubblicazione fosse un dettaglio meritevole di una replica scritta a Nature.

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  7. per quanto riguarda la distinzione tra "serio" e "grossolano" direi che c'è un qualcosa di oggettivamente diverso tra i due. puoi forse distinguere tra "approccio serio alla conoscenza" e "conoscenza seria", ma da una certa età (diciamo 14-16 anni?) in poi quella che conta è la conoscenza acquisita, non le intenzioni, come hai fatto indirettamente notare anche te dicendo che le cose vanno sudate :)

    Non capisco che vuoi dire scrivendo che "il dato del quadrato inclinato eccessivamente è un dettaglio che sarebbe stato palese solo con le stime di 180 cm".....stai dicendo che un'interpretazione anatomica errata si palesa come tale (errata, cioè) solo in funzione delle ripercussioni che ha, per esempio, sulle stime dimensionali?? Se così è non si può certo biasimare l'appassionato medio, se anche il tecnico ha bisogno che gli "suoni male" un certo valore per andare a controllare se torna la ricostruzione anatomica...

    (Ad ogni modo, tanto per essere chiari, nessuno dei miei commenti è inteso come critica personale, spero il mio tono non suoni eccessivamente critico...) Ciao

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  8. Come qualsiasi altra discipplina, la paleontologia dei vertebrati è molto complessa, e non tutti hanno la voglia o l'interesse a faticare per acquisire il bagaglio di conoscenze e esperienze tali da permettere di apprezzarla appieno, ma si limitano alla facile e fantasiosa superficie del "più grosso, più cattivo, più veloce". Dato che la scienza dei dinosauri ha ricadute divulgative molto maggiori di altre scienze è più facile per l'appassionato dinosaurologo "svogliato" di acquisire nozioni, sebbene spesso false e/o banali e/o inutili e/o grossolane senza alcuna fatica. (Ad esempio non esiste un fenomeno analogo per i macroinvertebrati d'acqua dolce, materia interessante e complessa, come mi dimostra un caro amico che la studia a livello universitario... in quel caso o la studi VERAMENTE basandoti solo sulle pubblicazioni scientifiche, oppure devi lasciar perdere, dato che in altri modi non avrai accesso ad alcuna informazione. Al contrario, sui dinosauri è disponibile l'intera gamma di complessità informazionale possibile, dalle monografie tecniche vere e proprie ai documentari vagamente scientifici, passando per testi scientifici generali, articoli divulgativi, libri per ragazzi, documentari seri, blog, fino ai forum in rete. Concordo che l'impostazione mentale con ciu affrontare questa scienza è fondamentale: ci sono trentenni che non vogliono/riescono ad approfondire la materia e 18-20enni invece disposti a "sudare" per cercare di capire il meglio possibile i Theropodi. Non nascondo che sarei molto più felice se la paleontologia dei dinosauri fosse come la scienza dei macroinvertebrati d'acqua dolce, ovvero limitata ai testi scientifici, seguita e discussa solo da veri appassionati e priva dell'enorme carrozzone mediatico di dinomaniaci privi di vero interesse e capaci spesso solo di divulgare errori e banalità. Ok, il mio atteggiamento pare spocchioso e snob, ma amo questa materia in maniera "adulta" e detesto vedere quanta malinformazione e banalità circola sui dinosauri. Purtroppo, tale carrozzone fa sì che la paleontologia dei dinosauri venga vista spesso come "scienza per bambini", cosa che invece non è.

    Per la questione del quadrato, intendevo dire che nella prima ricostruzione il cranio era così frammentario che poteva sorgere il dubbio che gli autori avessero solo illustrato le ossa così com'erano articolate nel fossile in situ, e non che stessero proponendo una connessione del quadrato così distorto. Ciò è invece palese nella ricostruzione completa del 1998.

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  9. Premesso che condivido il discorso su Giganotosaurus,
    secondo me ha senso ed è necessario estrapolare stime di dimensioni e ricostruire nuovi esemplari da mostrare nei musei per valorizzare il proprio territorio e il proprio museo, per avere fondi per poter lavorare e vivere, per poter fare ricerche sempre più approfondite, per coltivare e nutrire l'amore per la scienza da parte del pubblico che, in ultima analisi, è ciò che ci sostiene. è il modo che va cambiato. bisogna farlo con cautela e con la maggior accuratezza possibile, ad esempio inferendo i dati e gli attributi non conservati dalla filogenesi e mettendo in luce i dati scientifici.
    L'importante sarebbe mettere il pubblico difronte al dato di fatto e a ciò che invece si è estrapolato (procedendo però in un certo modo), metterlo dunque nelle condizioni di valutare prendendolo per mano e spigandogli le cose e non presentandogli solo il risultato finale, spettacolare ma pericoloso. ad esempio, nel caso di Giganotosaurus, perché non mettere in chiaro anche nelle ricostuzioni e nei calchi quali sono le parti conservate e quelle no, e mostrare su che basi si è scelto di ricostruire certe parti in un certo modo? perchè a dieci anni dalla scoperta non provare a revisionare e rivedere le proprie stime sulla base di materiale più completo filogeneticamente affine?
    Un mio pallino è sempre stato realizzare ricostruzioni di calchi bi-colore, meno estetici ma più "sinceri" e se avrò mai un museo
    Io sono dell'idea che il nostro compito sia di diffondere attraverso la divulgazione le nozioni fondate e di insegnare al pubblico che anche queste possono essere accattivanti e interessanti, senza dover ricadere per forza nell'etologia o nella stima di dimensioni.
    Non mi ritrovo nelle parole di Andrea che vorrebbe che "la paleontologia dei dinosauri fosse come la scienza dei macroinvertebrati d'acqua dolce, ovvero limitata ai testi scientifici, seguita e discussa solo da veri appassionati". A parte che così gli scienziati sarebbero 8 in tutto il mondo, e magari non saremmo tra quelli, potremmo dire addio a centinaia di pubblicazioni all'anno, CAT-scan anlysis e quant'altro (e che succederebbe ai musei?) e da "giovani" non avremmo di certo avuto tutti quei contatti con questo mondo che hanno contribuito a portarci dove siamo. Sono dell'idea che ci possano essere, come in tutte le cose, più livelli di conoscenza e fruizione e che ognuno abbia un suo motivo di esistere.
    Sono felice di aver potuto vivere un'infanzia felice tra libri, dinosauri e dino-riders e gite nei parchi. E, soprattutto, ho visto che è possibile coinvolgere con successo anche gli adulti se ci si prova, e lottare contro la banalità e la circolazione delle informazioni sbagliate per rendere un po' più scientifica la divulgazione, qualunque sia la fascia d'età a cui ci si rivolge. E in questa battaglia credo profondamente.

    Simone Maganuco

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  10. Penso che ognuno di noi nasca con determinate passioni, e che esse si sviluppino nonostante i limiti e gli impedimenti. Anche se da bambino amamvo i libri divulgativi e i giocattoli sui dinosauri, non sono un (tentativo di) paleontologo per quelle cause: se tutti i bambini con tale passione fossero diventati paleontologi ci sarebbero più paleontologi che architetti e avvocati. Il paleontologo "matura" quando smette di vedere i dinosauri in base alle emozioni dell'infanzia (ciò non significa rinnegarle), sennò siamo una banda di eterni bambini incapaci di superare l'infanzia. Non so voialtri, ma non è il mio caso. Io amo la paleontologia come un fisico ama le equazioni della quantomeccanica. Ricordo bene le mie emozioni ai tempi in cui uscì Jurassic Park (avevo 15 anni), e vi assicuro che sono diversissime da ciò che oggi mi spinge a studiare i dinosauri. Con ciò, non denigro chi si appassiona di paleontologia seguendo altre strade e impulsi. Ben venga la pluralità delle impostazioni. Nondomeno, vorrei fare questo paragone, per meglio far capira la mia visione (la quale, ovviamente, è solo un punto di vista). Nello sport ci sono moltissime discipline, alcune più famose e seguite di altre. Il calcio ad esempio ha un giro d'affari enorme, che spesso circola più intorno ad aspetti non legati al gioco vero e proprio (sponsor, merchandising, diritti tv, ecc...): ora, io mi sento come un calciatore "purista" che vorrebbe che il suo amato sport fosse solo praticato da calciatori, senza milioni di tifosi esagitati, procuratori, giornalisti e altro. Sono un "purista" che vorrebbe solo giocare, per il piacere di farlo, ma che finisce costantemente sommerso da aspetti inutili e parassitici che infangano la sua amata passione. Forse, dovrei abbandonare questo sport troppo commerciale e dedicarmi a discipline ancora "immacolate" come l'atletica o il volano... ma voglio restare anche per difendere ciò che amo. Io per ora non ho guadagni da ciò che faccio, quindi posso permettermi il lusso di esaltarne l'aspetto "puro".

    Simo, forse avresti ragione, e in un'ipotetico mondo di paleontologia pura, nessuno di noi sarebbe tra gli 8 "veri" paleontlogi... benissimo: sarebbe per me un incentivo in più per studiare ed applicarmi per entrare in quel gruppo esclusivo di meritevoli!

    So di essere in minoranza, e so che a molti apparirò snob e saccente, ma a me la paleontologia dei dinosauri piace così, senza quel gigantesco carrozzone di divulgazione mediocre e falsi miti che oggi la rendono una scienza di serie-B. Io odio gli scheletri ricostruiti nei musei! Che senso ha uno scheletro "in posa", spesso inventato al 60%... allora molto meglio una ricostruzione di plexiglas, in vivo, che lasci le ossa separate disponibili per la visione degli appassionati, oppure uno scheletro bicromatico come dici tu. Se lo loro scopo di uno scheletro è attirare il pubblico, mi pare solo uno spreco di materiale!
    Simo... quante volte ti è capitato di dover andare alla sala VII per confrontare un osso con quelli esposti e di dover allungare il collo come una gallina per vedere a stento qualcosa di utile? Se quel dannato scheletro fosse stato smontato, con le ossa facilmente oseervabili, noi 2-3 appassionati ne avremmo guadagnato molto più della somma di mille visitatori distratti che guardano di sfuggita il tyrannosauro per poi tirare avanti alla successiva sala.
    NON FRAINTENDETEMI! Fortunatamente, viviamo in un mondo (quasi) liberal-democratico, e le mie impostazioni possono convivere felicemente con quelle di altri. Avete tutto il diritto di amare la vostra concezione della paleontologia, così come io sosterrò sempre la mia "di nicchia". Tuttavia, proprio perché la mia visione è fortemente minoritaria, sento il dovere di difenderla... fintanto che esiste ancora qualcuno che può condividerla, io la sosterrò.
    Infine, trovo desolante il fatto che dovremo sempre "elemosinare" il pubblico per campare... in quel caso davvero invidio chi studia fossili poco "attraenti" come brachiopodi devoniani o arvicole plioceniche...

    ;-)

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  11. Non sono un paleontologo, solo uno studioso amatore, quanto basta per poter applicare le mie capacita' grafiche all'argomento. Devo dire che l' argomento, che Cau mi ha invitato a leggere, e' molto interessante. Pero', forse proprio perche' non sono paleo, leggo una valanga di disquisizioni da personaggi con pensieri differenti. Come del resto deve essere.Leggo che n0n bisognerebbe rimanere eterni bambini: ma l'esserlo non significa rimanere immaturi, e all'opposto nemmeno modificare le proprie emozioni. In realta' significa sommare: aggiungere conoscenza con lo studio,l'esperienza con la pratica,ampliare la mente col pensiero, arricchire la memoria con gli occhi e con l'anima. Ma tutto questo, e molto d piu', senza abbandonare cio' che di piu' bello hanno i bambini: la curiosita', la capacita' d rimanere sorpresi per ogni piccola cosa,la spontaneita', l'istinto e le passioni primordiali.
    Certo ci si costruisce un giudizio critico,e bisogna rispettare l'evidenza e cio' che dicono gli studiosi; ma io personalmente sento di dover assecondare non solo cio' che mi insegna chi di dovere, ma anche quello che semplicemente mi suggerisce la fantasia ed il gusto estetico,la mia cultura e professionalita', almeno finche'-per esempio in questo caso-non verra' trovato un cranio completo.....Comunque sia,....sara' un giorno fantastico..

    Fabio Pastori

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  12. Infatti, di recente, Scott Hartman ha rivisto il cranio di G. carolinii, stimandolo a 158-163 cm per MUPCv-ch1, e a 165-176 centimetri per MUPCv-95. Infatti il cranio di questo animale, secondo lui, era meno allungato e più voluminoso di quanto si pensava prima. Naturalmente, queste sono solo congetture.

    http://scotthartman.deviantart.com/art/Big-honkin-theropod-of-the-southern-hemisphere-302541476

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