Il quinto dito della mano è già significativamente ridotto alla base di Theropoda. Herrerasaurus ed Eoraptor presentano il quinto metacarpale, al più con una falange articolata. Nei Neotheropoda il quinto metacarpale (e la sua falange) si perde. Tuttavia, la presenza in alcuni esemplari di Coelophysis di un vestigio di quinto metacarpale indica che anche i primissimi neotheropodi possedevano il centro di condrificazione (di formazione della cartilagine) del quinto metacarpale ancora in grado di ossificare, sebbene sporadicamente.
L’evoluzione (regressiva) del quarto metacarpale è ben più complessa. In Megamatrice questo trend è analizzato con cinque caratteri: la riduzione dell’articolazione prossimale del metacarpale, la riduzione del diametro del metacarpale, la riduzione della lunghezza del metacarpale, la scomparsa definitiva del metacarpale, ed il numero delle falangi del quarto dito (nell'immagine, la mano Dilophosaurus wetherilli, con indicati i caratteri discussi).
Mappando la distribuzione degli stati dei caratteri citati lungo la filogenesi, si ottiene questo scenario (nota: questo scenario è basato su un’ottimizzazione decelerata, ovvero, minimizzando le reversioni e massimizzando i fenomeni di convergenza; usando un’ottimizzazione accelerata, si massimizzano le reversioni e si minimizzano le convergenze):
Alla base di Theropoda il diametro del metacarpale si riduce, mentre il numero delle falangi scende a 1. Un esemplare di “Syntarsus” kayentakatae presenta due falangi. Ciò può indicare che la condizione primitiva (due falangi) sia ancora presente in Neotheropoda e che la perdita delle falangi sia un effetto della preservazione dei fossili e non una sinapomorfia neoteropode.
All’interno di Herrerasauridae si riduce il diametro dell’articolazione prossimale e la lunghezza del metacarpale.
I neoteropodi, convergentemente con Herrerasaurus, riducono la lunghezza del metacarpale. Nei carnotaurini il diametro del metacarpale torna ad essere relativamente espanso (ciò è probabilmente una reversione collegata con l’anomalo accorciamento dell’arto anteriore di questi teropodi). Alla base dei tetanuri, in convergenza con Herrerasaurus, si riduce il diametro del metacarpale e si perdono le falangi. Il metacarpale rimane presente in molte linee di tetanuri basali, divenendo un piccolo vestigio nei tyrannosauroidi basali (Guanlong e Tanycolagreus). In alcuni allosauroidi e in quasi tutti i celurosauri esso è perso completamente. Tuttavia, il caso dei coelophysidi e dei due tyrannosauroidi citati sopra, aventi dei ridottissimi vestigi di quinto o quarto metacarpale, ci porta ad essere cauti nel mappare con precisione i punti della filogenesi nei quali i due metacarpali non sono più espressi come ossificazioni distinguibili. Probabilmente, alcuni dei taxa basali per i quali si assume l’assenza dei metacarpali più laterali sono stati ritenuti tali sulla base di resti di mani non completamente articolate. Sicuramente, il quarto metacarpale è perso nei tyrannosauroidi derivati e nei maniraptoriformi. La questione negli allosauroidi è più ardua da risolvere: Sinraptor conserva un ridotto metacarpale: non mi stupirei se si scoprissero vestigi del quarto metacarpale in mani articolate di Allosaurus o Acrocanthosaurus.
Ciao Andrea, la riduzione dell’articolazione prossimale del metacarpale, la riduzione del diametro del metacarpale, la riduzione della lunghezza del metacarpale, sono tutti parametri che per essere valorizzati dipendono da un altro fattore. Per es., riduzione del diametro del metacarpale rispetto a qualcosa d'altro, come la lunghezza dello stesso metacarpale.
RispondiEliminaQuello che non riesco a capire è come stabilisci una demarcazione tra uno stato e l'altro in questo carattere, specialmente nel caso di un continuo di riduzione tra un estremo all'altro.
Spero di essermi spiegato e ti spiego anche il motivo della domanda.
Io sono un fruitore delle analisi filogenetiche, le leggo ma non le elaboro. Mi piace quindi sapere su cosa sono basate.
Ti ringrazio in anticipo della risposta.
Esistono metodi per delimitare dei confini tra gli stati dei caratteri, ma spesso non sono applicabili quando si ha un numero di esemplari troppo basso per essere statisticamente significativo.
RispondiEliminaIn generale, comunque, ogni confine tra stati che variano in un continuo è necessariamente arbitrario, quindi è bene ponderare con saggezza i caratteri, ad esempio usando criterio legati a fattori biologici che possono definire stati alternativi "plausibili" sul piano morfologico o funzionale.