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25 agosto 2023

DISNEY'S HALSZKARAPTOR!

 

Schermata dell'episodio di Disney Junior con Hal l'Halszkaraptor

Che Halszkaraptor sia il dinosauro più mitico di sempre, ovvio che non posso dirlo io che a questo dinosauro ho dato il nome e ne ho studiato anatomia e paleo-ecologia. Dopo tutto, come si dice a Napoli, "ogni scarrafonyx è bello a paleontologo sojo".

Il successo mediatico di questo piccolo paraviano è sancito dalle innumerevoli comparsate in fumetti, vignette e meme, nonostante che questa specie sia stata istituita nemmeno 6 anni fa.

Io stesso uso come icona del profilo social una immagine della ricostruzione di Halszkaraptor realizzata da Lukas Panzarin, modificata con indosso un cappello da marinaio come quello di Paperino (Donald Duck).



Il legame tra Halszkaraptor e Paperino non si limita alla mia personalissima predilezione per questo "mio" dinosauro.

Matt Martyniuk mi segnala che in un episodio della serie "Disney Junior", Paperino e company incontrano un suo "antenato" preistorico, di nome "Hal". Hal ha le fattezze di un papero preistorico con lunga coda e braccia simili a pinne, ed è chiaramente una caricatura di Halszkaraptor, come confermato anche da questo sito dedicato alla Disney.

Ora sì che il mio dinosauro è QUALCUNO che conta!

19 agosto 2023

Miti e leggende sui dinosauri mesozoici: la mancanza di studi sul tegumento facciale dei dinosauri

Due testi sconosciuti di due autori di nicchia che nessuno nel mio campo ha mai letto prima d'ora...


Il principale difetto che abbiamo tutti quando siamo giovani è che pensiamo di essere i primi ad affrontare i problemi dalla vita. E tutti pensiamo che nessuno prima di noi abbia dovuto sobbarcarsi dei fardelli gravosi come i nostri.  

Ci passiamo tutti, senza esclusione. Poi si cresce. E si scopre che non siamo stati i primi (né saremo gli ultimi) a trovarci in quella situazione, e che tutti prima di noi hanno affrontato situazioni analoghe alle nostre. Non solo, spesso scopriamo che chi c'era prima di noi aveva già risolto quel nostro problema... e che se invece di piangerci addosso avessimo provato a leggere un poco la Storia, ci saremmo risparmiati una serie di inutili preoccupazioni.

Questa legge generale della vita ha una sua declinazione recente nel piccolo mondo della paleontologia dei dinosauri, una declinazione che, amplificata dalla rete, è diventata una sorta di tara esistenziale degli anni '10 e '20 del secolo XXI, specialmente per le giovani generazioni di nerd appassionati di dinosauri: la Questione delle Questioni, il Dibattito dei Dibattiti, il Problema Numero Uno della paleontologia.

Le labbra nei dinosauri.

Se provate a navigare online e fare una rapida visita ai siti di appassionati di paleontologia e paleoarte, scoprirete che la discussione sul tegumento orale dei dinosauri (in particolare, dei theropodi, in particolarissimo, di Tyrannosaurus) è diventata il problema più assillante e gravoso di tutti i tempi. Questo problema è oggetto di annosi dibattiti, in gran parte dedicati a elementi e dettagli non pertinenti la questione, dettagli spesso citati in modo acritico, denotando una scarsissima attenzione alla Anatomia Comparata ed una ancor più grave mancanza di logica. Ma non è della questione anatomica che oggi vi parlo (ne ho già parlato a sufficienza in passato). Bensì, oggi mi soffermo su un concetto che è collegato a questo dibattito, un concetto che alimenta il dibattito online e dal dibattito online trova a sua volta alimento, e che, alla pari della scarsa conoscenza della Anatomia Comparata, è figlio della generale grossolanità con cui si affrontano questi temi online.

Il concetto è il seguente:

"La questione sulla ricostruzione della regione facciale dei dinosauri è un argomento nuovo, un problema affrontato scientificamente solo negli ultimissimi anni, mai affrontato in passato dai paleontologi, e quindi solo ora, finalmente, divenuto tema di pubblicazioni paleontologiche".

Questo concetto circola nei video, nelle chat, nelle discussioni online, nelle "live", nei blog e in tutti i media dove si discute della ricostruzione facciale dei dinosauri. 

Bene, forse non lo sapete, ma quel concetto è FALSO!

Forse voi non siete informati, ma la questione sulla ricostruzione facciale dei dinosauri è un argomento che è stato affrontato in letteratura molte volte, e che ha anche una soluzione ben consolidata ormai da decenni. Peccato che chi ne parla online non sia informato su questo fatto e continui a ripetere meccanicamente il falso mito che ho riportato in grassetto qui sopra.

La ricostruzione facciale dei dinosauri è affrontata in letteratura paleontologica da decenni. Nonostante Cullen et al. (2023) sia visto da molti appassionati come il "primo" studio tecnico su questo tema, in realtà esiste una lunga serie di studi precedenti che hanno già affrontato questo tema, studi che, apparentemente, nessuno di quelli che discutono online sul tema pare aver mai letto (o anche solo sentito nominare).

Vi elenco i lavori principali, andando progressivamente indietro nel tempo.

Nabavizadeh (2018) analizza nel dettaglio la ricostruzione facciale negli ornitischi.

Delcourt (2018) discute il tegumento facciale abelisauride.

Carr et al. (2017) discute la possibilità di tegumenti facciali simili a quelli dei coccodrilli nei tyrannosauridi.

La tesi magistrale della Morhardt (2009) discute la relazione tra densità dei forami neurovascolari facciali e tegumento negli amnioti, con riferimento ai dinosauri.

Hieronymus et al. (2009), la più dettagliata analisi sui correlati osteologici del tegumento facciale nei dinosauri.

Knoll (2008) sulla ricostruzione del tegumento facciale in Lesothosaurus, analisi che smentisce l'argomentazione principale di Galton (1973).

Sampson e Witmer (2007) sul tegumento facciale in Majungasaurus.

Ford (1997) pubblica un pamphlet contro l'argomento di Bakker (1986).

Witmer (1995) solleva in modo rigoroso la questione sulla validità dell'ipotesi di Galton (1973). 

Paul (1988: "Predatory Dinosaurs of the World") a sostegno di labbra "lacertiliane" nella maggioranza dei dinosauri.

Estratto da Paul (1988).


Bakker (1986: "The Dinosaur Heresies") a sostegno di labbra "lacertiliane" nella maggioranza dei dinosauri.

Estratto da Bakker (1986).


Galton (1973) elabora l'ipotesi delle guance negli ornitischi, estendendo gli argomenti proposti fin dall'inizio del secolo da vari autori.

Brown e Schlaikjer (1940) analizzano nel dettaglio e rigettano l'ipotesi di Lull (1905) per i ceratopsi.

Lull (1905) propone che la parte posteriore della bocca nei ceratopsi fosse dotata di guance analoghe a quelle dei mammiferi.


Come vedete, la discussione sul tegumento facciale dei dinosauri è presente in letteratura da almeno 50 anni, e nel caso specifico delle guance ornitischiane risale ad oltre un secolo fa. In particolare, l'ipotesi che la maggioranza dei dinosauri abbia labbra lacertiliane è quella che trova la maggiore fondazione in letteratura, dato che è sostenuta da Bakker (1986), Paul (1988), Knoll (2007), Delcourt (2018), Nabavizadeh (2018) e Cullen et al. (2023). Le argomentazione di Ford (1997) e Carr et al. (2017) sono falsificate da Cullen et al. (2023). L'ipotesi di Galton (1973) è falsificata da Witmer (1995), Knoll (2007) e Nabavizadeh (2018).

Al di là della questione anatomica, che non è l'oggetto del post, trovo bizzarro che chi parla di questo tema online sia sovente ignorante sulla letteratura esistente, e finisca con l'alimentare il mito della mancanza di lavori scientifici su questo tema. In particolare, l'ipotesi che labbra di tipo lacertiliano siano presenti nei theropodi non è una novità di Cullen et al. (2023) dato che è già stata proposta e argomentata sia da Bakker che da Paul negli anni '80, ovvero più di trenta anni fa! E non sto parlando di oscure pubblicazioni tecniche scritte su irreperibili riviste di settore precluse agli appassionati, sto parlando di due dei più famosi libri sui dinosauri che siano mai stati scritti: "The Dinosaur Heresies" e "Predatory Dinosaurs of The World", due testi che hanno fondato gran parte delle nozioni degli appassionati degli ultimi 3 decenni! 

Quindi, mi domando, perché circola ancora questo falso mito sulla mancanza di studi tecnici? Perché si continua a dipingere il dibattito come "prematuro" quando in realtà esiste una corposa letteratura che ha analizzato il tegumento facciale dei principali gruppi di dinosauri, ed ha già discusso la questione da vari punti di vista e secondo differenti tecniche di indagine (dalla anatomia comparata per identificare i correlati osteologici alla inferenza filogenetica per definire il contesto evoluzionistico per la evoluzione di queste strutture)? Perché si dipinge la ricostruzione scientifica dei dinosauri come "ancora incerta" quando in realtà l'ipotesi che la maggioranza dei dinosauri avesse labbra "lacertiliane" è l'interpretazione più robusta e con la maggiore fondazione in letteratura tecnica? Ovvero, perché si dà una rappresentazione falsata e distorta delle conoscenze scientifiche in questo ambito?

Temo che la risposta sia duplice. Da un lato, penso (e spero) che chi parla di questi temi sia ignorante sulla letterature esistente, e quindi, ingenuamente, pensi veramente che non ci siano ancora argomenti scientifici a disposizione. Dall'altro, temo che chi parla di questi temi non abbia veramente a cuore la conoscenza paleontologica ma voglia solamente ridurre la questione ad una chiacchiera da bar in cui il "tifo" per una o l'altra ricostruzione è basato più sui propri gusti personali piuttosto che su un criterio scientifico di inferenza anatomica. 

Fintanto che si alimenta il mito della mancanza di studi tecnici sul tema, ci sarà il terreno per alimentare uno pseudo-dibattito molto fumoso e poco oggettivo, più simile al bar dello sport che ad una discussione scientifica.

17 agosto 2023

Venetoraptor e l'eredità di Cuvier

Immagine da Müller et al. 2023.


Nel Quinto Volume de La Rivoluzione Piumata, dedicato agli pterosauri, ho affrontato l'origine di Pterosauria e la controversia intorno alle varie ipotesi proposte dai paleontologi per collocare questi bizzarri animali volanti all'interno di Reptilia.

L'ipotesi più solida e analizzata è che Pterosauria sia un parente prossimo di Dinosauria e che i due gruppi formino un clade chiamato Ornithodira, all'interno di Archosauria. Analisi indipendenti di più autori, anche svolte da me, confermano questo scenario.

Sempre nel Quinto Volume de La Rivoluzione Piumata, ho dedicato un capitolo alla omologia della mano degli pterosauri, ed alla controversia sulla identificazione delle dita nella mano di questi rettili, controversia che risale alla prima metà dell'Ottocento. Gli pterosauri, difatti, hanno una mano molto modificata, che non ricade automaticamente dentro i modelli anatomici "classici" dei rettili.

Come conclusi in quel capitolo, noi accettiamo l'ipotesi che la mano tetradattila degli pterosauri sia formata dalle prima quattro dita della mano classica rettiliana, e che quindi in Pterosauria sia scomparso il quinto dito (omologo al nostro mignolo). Tale ipotesi, è bene rimarcarlo, era fondata su argomenti anatomici, ma non aveva supporti paleontologici: non esisteva una specie fossile dotata di una "mano transizionale" intermedia tra quella classica e quella pterosauriana.

Ieri, è stato pubblicato un nuovo rettile triassico che porta per la prima volta un solido sostegno paleontologico all'interpretazione classica sulla omologia della mano pterosauriana. Un nuovo fossile triassico brasiliano, Venetoraptor, conserva per la prima volta una mano quasi completa in un potenziale pterosauromorfo non-pterosauro. La mano è pentadattila, quindi ci permette di stabilire l'omologia delle quattro dita pterosauriane da un modello non ancora specializzato. I metacarpali sono progressivamente più lunghi partendo dal primo fino al quarto, e sono seguiti da un piccolo quinto metacarpale ben più gracile delle altre dita. Ovvero, Venetoraptor ha un pattern di proporzioni nei primi quattro metacarpali che rispecchia fedelmente proprio le proporzioni delle ossa metacarpali degli pterosauri triassici (nei quali i metacarpali sono propressivamente più lunghi partendo dal primo fino al quarto), seguito da un quinto metacarpale ridotto, chiaramente vestigiale. Questo significa che le quattro dita pterosauriane sono omologhe alle prime quattro dita rettiliane, che il dito alare è omologo al quarto dito (anulare) e che il dito scomparso è il quinto. Venetoraptor mostra che nei primi pterosauromorfi il quindi dito era presente ma era già in parte ridotto. 

Questo scenario conferma l'ipotesi originaria di Cuvier sulla omologia delle dita pterosauriane.


Bibliografia:

Müller, R.T., Ezcurra, M.D., Garcia, M.S. et al. New reptile shows dinosaurs and pterosaurs evolved among diverse precursors. Nature 620, 589–594 (2023). https://doi.org/10.1038/s41586-023-06359-z



13 agosto 2023

Billy e il Clonesaurus - Summer Time: che specie è il Raptor di Jurassic Park?

Il modello del "raptor" di Jurassic Park, con indicate le caratteristiche diagnostiche della specie. Immagine modificata da stanwinstonschool.com

Trenta anni fa, i dromaeosauridi diventarono icone pop. Fino a quel momento, il clade Dromaeosauridae era un'oscura chicca per soli addetti ai lavori e per quella manciata di appassionati di dinosauri che avevano accesso alla letteratura paleontologica. Con Jurassic Park, questo clade diventa un'icona popolare, immediatamente trasfigurata nella versione horror che svolge il ruolo di antagonista principale nel romanzo di Crichton e nel film di Spielberg.

I raptor di Jurassic Park sono chiamati "Velociraptor". Tuttavia, qualunque dinomaniaco vi dirà che quelli del film non sono affatto dei Velociraptor, perché questo ultimo era più piccolo rispetto alla bestia che vediamo al cinema. Se poi il vostro dinomaniaco è particolarmente erudito, vi farà notare che il muso di Velociraptor è più basso ed affusolato rispetto a quello del suo alter ego cinematografico. Ma allora, che specie è quella del film?

Qui i dinomaniaci e i commentatori del film si dividono in due scuole: la scuola ortodossa deinonichiana e la scuola eterodossa mormone degli Utah(raptor). I primi, prendendo come fonte di riferimento il romanzo di Crichton, vi faranno notare che la specie del film sia chiamata "Velociraptor antirrhopus", ovvero sia niente altro che Deinonychus secondo una tassonomia idiosincratica proposta in quegli anni da Gregory Paul. I secondi, invece, meno fedeli al testo sacro dinomaniacale e rifacendosi a leggende non-canoniche che negli anni sono divenute dati di fatto, sosterranno che l'animale del film sia Utahraptor (taxon che, curiosamente, fu pubblicato una settimana dopo l'uscita del film negli USA, quindi difficilmente avrebbe potuto ispirare i realizzatori del film).

Io, che sono uno scienziato e non un credente della religione dinomaniacale, preferisco risolvere la questione in modo scientifico. Ovvero, ignorando i testi sacri e le varie scuole religiose, e andando ad analizzare l'animale in questione per determinare quale sia la sua attribuzione più corretta.

Basandomi sulle immagini del film e sui modelli realizzati per le scene con i raptor, ho potuto ricavare una dozzina di elementi anatomici che, ragionevolmente, siano presenti nello scheletro di questo dinosauro. Ciò è possibile perché il raptor di Jurassic Park è talmente anoressico che possiamo quasi intravedere la forma dello scheletro del muso e degli arti.

I caratteri in questione sono i seguenti (la numerazione si riferisce all'immagine che apre il post):

1- Margine rostrale del premascellare perpendicolare al margine orale.

2- Ramo subnariale del premascellare molto alto ma corto.

3- Fossa antorbitale estesa rostralmente (ovvero, ramo preantorbitale del mascellare molto corto).

4- Nasali che divergono posteriormente e bordano l'antorbita con delle mensole.

5- Margine rostrale del dentale che forma un angolo acuto con il margine orale.

6- Processo coronoide prominente.

7- Dentatura mascellare estesa fino alla barra lacrimale.

8- Punto di transizione posto a metà della coda.

9- Avambraccio lungo almeno quanto l'omero.

10- Terzo metacarpale robusto e non adiacente al secondo.

11- Primo metacarpale lungo metà del secondo.

12- Primo dito con 3 falangi.

13- Secondo dito del piede più corto del quarto e con ungueale falciforme.

Altri caratteri osteologici sono deducibili dalle immagini, ma non sono pertinenti per la questione tassonomica interna a Dromaeosauridae (ad esempio, l'assenza del quarto e quinto dito sono rilevanti per la collocazione in Theropoda, ma non incidono sullo status della specie). L'assenza del piumaggio è una caratteristica che non includo nella discussione, dato che l'animale è stato "ideato" prima della scoperta dei dinosauri piumati (avvenuta a metà anni '90).

Ho codificato un'unità tassonomica operativa dotata di queste caratteristiche e l'ho inclusa nella mia matrice filogenetica di Theropoda. In tutti gli alberi ottenuti, il raptor di Jurassic Park risulta sister taxon di Atrociraptor, col quale condivide la proporzione della regione preantorbitale. Quindi, né la versione canonica né l'eresia mormona hanno ragione: l'animale non è un Deinonychus né un Utahraptor. Questo risultato spiega anche come mai nel sesto episodio del Franchise ci siano degli "Atrociraptor" che sono di fatto identici al raptor dei film precedenti...


Pertanto, mi sento investito dalla missione di battezzare "formalmente" il raptor di Jurassic Park istituendo per lui il taxon Nublaraptor dinomaniacorum.



 

02 agosto 2023

Il vostro blogger su Rai Radio3

 

Vi segnalo la puntata di oggi di Rai Radio3 Scienza in cui sono stato interpellato per commentare il problematico fossile di Psittacosaurus e Repenomamus associati.