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31 maggio 2022

Ai miei tempi

"Il tuo articolo è da sottomettere"
Donatien-Alphonse-François de Sade, signore di Saumane, di La Coste e di Mazan, marchese e conte de Sade, inventore dell'Editoria Scientifica


Nonostante non sia ancora entrato nella terza età, inizio a manifestare i classici comportamenti dell'anziano, primo tra tutti il lamentarmi di come stanno andando le cose ai giorni d'oggi e di come ai miei tempi le cose fossero migliori.

Prendiamo la procedura di invio di un articolo scientifico ad una rivista internazionale soggetta a revisione paritaria perché sia eventualmente pubblicato (in gergo, "sottomissione dell'articolo"), che è una delle attività principali del ricercatore scientifico (sì, scrivere articoli e sottometterli prende molto molto più tempo del partecipare a scavi, smanettare in laboratorio o aprire cassetti polverosi di collezioni museali). 

Quando ho iniziato a sottomettere articoli, quasi una ventina di anni fa, le cose erano molto più semplici e umane di oggi.
Ai miei tempi, scrivevi una email all'editore della rivista (alcuni andavano ancora di sottomissioni cartacee!) nella quale allegavi una serie di file: un file word contenente il testo dell'articolo con in fondo le didascalie delle figure, una serie di file immagine con le figure del manoscritto, ed una "cover letter" in cui, con un tono formale ma non troppo tecnico, spiegavi all'editore perché proponevi il tuo manoscritto a quel giornale scientifico. Punto.

Oggi, per sottomettere un articolo occorre avere di fianco il notaio, il commercialista e a volte persino l'avvocato.

Dal sito della rivista scarichi le istruzioni per gli autori e te le leggi fino in fondo. Per sicurezza, salvi le istruzioni e le tieni di fianco durante tutta la procedura di formattazione, perché ci si perde senza. Speri di avere un collega che ha sottomesso per quel giornale dopo che avevano già attivato l'ultima versione delle procedure di sottomissione.

Il testo del manoscritto, che avevi - ovviamente - già scritto, ora va ristrutturato e formattato secondo le bizzarre forme della rivista specificate nelle istruzioni. Non devi superare il limite imposto nel numero di parole. Ma, soprattutto, devi seguire la peculiare modalità di formattazione delle citazioni bibliografiche, che da sola ti ruba una giornata. Se le citazioni sono numeriche e non in ordine alfabetico, il tempo di formattazione triplica. Cambi rivista? Di fatto, riscrivi il manoscritto da capo e ripeti tutto una seconda volta. Alla fine, il file sarà caricato nella apposita casella della pagina di caricamento dei file.

Le didascalie (le caption figures) sono da formattare secondo le norme della rivista, e sono da includere come file separato. Esse saranno caricate nelle apposite caselle nella pagina della pagina di caricamento dei file.

Le figure, che tu avevi già realizzato secondo il tuo gusto, sono quasi sicuramente da rifare. Devono avere dimensione, proporzioni e risoluzione idonee come descritto nelle istruzioni per gli autori. Evita colori non distinguibili a chi ha problemi di percezione cromatica (addio bel grafico verde e rosso!). Evita forme troppo contrastate (addio bella ricostruzione scheletrica!). Dimentica l'esistenza del .jpg. Impara ad usare Illustrator. In ogni caso, alla fine, il formato richiesto spesso è quello che ti da più problemi a rispettare le dimensioni massime imposte. Le particolari immagini che avevi pensato come iconografia della tua ricerca, alla fine, sono un ricordo. Mi raccomando, non cestinare il tuo file finale coi livelli separati, perché sicuramente nella seconda fase di revisione oppure nella fase di assemblaggio del proof finale ti sarà chiesto di aggiustare il font, convertire il file in altro formato, o altre arcane richieste del tutto irrilevanti ai fini dell'articolo ma assolutamente necessarie per i bizantinismi editoriali a cui ti sei liberamente sottomesso.

La cover letter - di cui ti vergogni rimembrare la mielosa piaggeria e l'eccesso di enfatici superlativi - deve essere accompagnata da una serie di liberatorie in cui i detentori degli eventuali diritti su qualche immagine, software o brevetto utilizzato nello studio dichiarano di dare l'assenso all'utilizzo del loro prodotto. Prega a quel punto che nessuno ti faccia delle storie sui suoi diritti.

Devi compilare il modulo in cui si dichiara il ruolo e le attività svolte da ogni singolo coautore. Risatina isterica. Nel 65% dei casi (ottimistico), quello che dichiarato è falso e serve solo a giustificare la presenza di persone che sebbene non abbiano partecipato alla ricerca in sé, la loro partecipazione nell'articolo, dovuta anche a motivi extra-scientifici, è comunque fondamentale per la finalizzazione del lavoro. La politica, il baronato, le pubbliche relazioni, tutto va celato o reso in modo grigio...

Devi esplicitare la procedura svolta per tutti i diversi tipi di analisi, descrivendola (e non semplicemente citandola) utilizzando l'apposito modulo S.Che.N.C. (Sfacchinata.Che.Nessuno.Considera) in cui spieghi passo dopo passo le procedure, includendo dove necessario i link ai file supplementari che quel singolo lettore pignolo su 10 mila vorrà a tutti i costi controllare per poi rifare le tue analisi e poi scrivere sul suo blog "Gastropoda" che la tua analisi è fallace perché non supera il tal test statistico.

Devi caricare tutti i file supplementari con i dati utilizzati, formattandoli secondo la norma della rivista oppure, qualora fossero troppo pesanti, tipo sopra i 10 MB (che nell'era dei Gigabytes al secondo fa ridere), devi zipparli e caricarli in un archivio digitale riconosciuto valido per poi fornire il link e/o doi del caricamento. [Ovvero, devi passare un'altra giornata a formattare i file secondo le norme dell'archivio, caricarle, ottenere la conferma del caricamento, e spesso persino pagare una somma di denaro per ottenere questo link]

E dopo che hai fatto tutto questo, e hai sottomesso tutto il tuo lavoro, comunque non è ancora nemmeno iniziata la revisione, perché la rivista si riserva il diritto di valutare se la tua sottomissione sia meritevole di essere presa in considerazione.

Ovvero, dopo 3-5 giorni interi di lavoro unicamente finalizzato a caricare il file in un sito online, è possibile che tutta la faccenda si risolva già entro 24 ore ricevendo questa email:


"Gentile Dott. Cau,
la ringraziamo per aver considerato la nostra rivista per pubblicare il suo lavoro scientifico.
Come ben sa Playboy riceve una quantità di sottomissioni ben maggiore del numero effettivo di lavori che possono essere revisionati e pubblicati sulla nostra rivista. Troppa patata e poche pagine, sa come vanno queste cose...
Siamo quindi dolenti nell'informarla che la sua domanda è stata rifiutata.

Tuttavia, se ritenesse questa alternativa di suo gradimento, può risottomettere automaticamente il suo lavoro alla nostra rivista associata Playboy Communications, la quale valuterà se considerare il suo studio pertinente con le mission della rivista.

Le ricordo che la pubblicazione su Playboy Communications si basa sul Open Access Mighty Dragon Plus 3.0.2, e comporta per l'autore il pagamento di una quota di sottomissione fisica e morale di euro 6400 (IVA esclusa).

Cordiali saluti,

Il Gran. Farab. Figl. di Mammaliamorph. Cenozoic. Laramidian. J. Menghele PhD - Editore Associato di Playboy"






 




10 commenti:

  1. Giorgio Cioce31/5/22 13:12

    Sublime

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  2. Mi sento meno solo, a sapere che non è solo l'ambiente biomedico a sottostare a tali bizantinismi...un saluto da Reggio Emilia, Andrea

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    1. No, penso sia onnipresente in tutta l'editoria scientifica. Saluti da di là dall'Enza.

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    2. Se potete consolarvi io sono impazzito per la spid di mia madre e impazzisco quando devo prenotare qualcosa sul sito del comune (a Milano per molte cose ormai obbligatoria prenotazione online). Un po' incomincio ad essere un po' obsoleto, un po' ho una ridottissima intelligenza procedurale, un po' le procedure assomigliano a quella descritta da Andrea.
      Emiliano

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    3. Se ti può consolare, sono mesi che cerco di fare la SPID.

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    4. in realtà no, non mi consola affatto ... finchè capita a me penso di essere il problema, ma quando vedo che capita a persone più giovani, più formate e più intelligenti di me (e non sei il solo che sento), lo trovo scandaloso. Ci sono vecchi, persone poco scolarizzate, stranieri, persone poco intelligenti... un sistema del genere dovrebbe essere accessibile a tutti. Chiudo lo sfogo.
      Emiliano
      ps io non ci ho ancora provato: per ora sto dribblando elegantemente il problema

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  3. Questo post riesce ad essere desolante e al tempo stesso divertentissimo. E complimenti vivissimi per il blog che ho scoperto da poco e che sto leggendo un po' alla volta dall'inizio. E' davvero meraviglioso.
    Antonio
    PS: da daltonico, lasciami dire che in effetti il grafico verde e rosso è parecchio sadico... :D

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    1. Infatti ormai è standard di NON usare immagini di difficile lettura per le persone come i daltonici. I colori consigliati per i grafici sono magenta, blu e giallo, oppure verde e rosa.

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  4. In pratica, qualcosa di simile al rilascio del lasciapassare A38 ne "Le dodici fatiche di di Asterix"
    Tutta la mia stima, conscio che non è comunque abbastanza.

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    1. Sì, è come la celebre fatica di Asterix e Obelix nel palazzo dei burocrati.

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