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15 giugno 2021

Cos'è Fortipesavis? [UPDATE]

 

Olotipo di Fortipesavis. Scala metrica: 5 mm.



Clark e O'Connor (2021) descrivono un esemplare conservato in ambra birmana ed istituiscono Fortipesavis prehendens. L'esemplare è molto frammentario e include solamente la parte distale di un piede incompleto, della quale è preservata solamente la traccia tridimensionale delle parti molli di tre dita e della parte distale del metatarso.

Gli autori interpretano le dita preservate come il secondo, terzo e quarto dito. Solo il secondo dito è completo, mentre mancano gli ungueali del terzo e quarto. Il primo dito, mancante, è interpretato essere staccato e ipotizzato in opposizione alle altre tre dita. Oltre alle tracce della pelle delle dita, inclusi i polpastrelli, sono presenti anche tracce di piume.

La presenza di piume avvalora l'attribuzione ai dinosauri, così come l'impianto generale del metatarso che appare compatto, con i tre metatarsali aderenti uno all'altro. La specie è diagnosticata dalla inusuale proporzione delle dita: il quarto dito è il più robusto, con uno spessore doppio rispetto al secondo.

Gli autori riferiscono Fortipesavis ad Enantiornithes in base alle dimensioni ridotte del fossile e alla marcata curvatura dell'ungueale. Tuttavia, questo mix di caratteri non è sufficiente per considerare definitiva questa attribuzione, e gli stessi autori la considerano "probable".

Le dimensioni ridotte, in assenza di un'analisi istologica che determini l'età dell'esemplare, non è indicativa di una taglia corporea "da enantiornite". Se fosse un esemplare molto immaturo, potrebbe quindi appartenere ad altri cladi di theropode.

La curvatura del secondo ungueale non è un criterio sufficiente per riferire ad Enantiornithes, innanzitutto perché quella che osserviamo è la curvatura dell'astuccio corneo, non della falange ossea sottostante. Nulla vieta che una curvatura analoga dell'artiglio corneo sia presente in molti theropodi non-enantiorniti, in particolare se quello è il secondo dito, che nella maggioranza dei paraviani è quello più incurvato e falciforme.

Inoltre, è molto bizzarro che negli enantiorniti il quarto dito sia il più robusto, dato che in questi avialiani di solito il quarto dito è il più gracile mentre è il secondo ad essere il più robusto. [Notare che in assenza delle ossa, non è nemmeno sicuro al 100% che l'identificazione delle dita fatta sulla forma dei cuscinetti plantari sia corretta.]

Pertanto, nulla esclude che Fortipesavis sia un pulcino di un paraviano non necessariamente enantiornite.

Ad esempio, i Troodontinae hanno il quarto metatarsale molto robusto, ed almeno in Borogovia, esso è più robusto del terzo dito. La robustezza e spessore delle falangi del quarto dito, almeno da quello che si vede nel fossile, è compatibile con Borogovia. Anche la curvatura dell'ungueale è intermedia tra quella tipica dei troodontidi e quella dedotta in Borogovia.

L'ipotesi che Fortipesavis sia un giovane troodontide spiegherebbe bene come mai il primo dito non sia preservato, dato che in questi paraviani il primo dito è posizionato più prossimalmente rispetto alla condizione enantiornitina, e quindi non risulterebbe incluso nella goccia di resina da cui deriva l'ambra che include la parte preservata del fossile.

Possiamo quindi escludere a priori che Fortipesavis non sia un pulcino di una specie di piccola taglia di troodontide imparentato con Borogovia?

AGGIORNAMENTO DEL 17 LUGLIO 2021:

Ho incluso Fortipesavis in Megamatrice. Per quanto frammentario l'esemplare, un numero minimo di caratteri è comunque deducibile dal fossile: in base alle codifiche, esso risulta un Avialae basale, prossimo al nodo "Yandangithidae + Pygostylia" e più derivato di Jeholornithiformes.



4 commenti:

  1. Andrea, cosa sono quelle gibbosità presenti sulle dita? Gocce di resina?

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    1. La resina ingloba l'intero esemplare; quelle sono probabilmente impurità incluse nell'ambra (residui vegetali, bolle d'aria, pulviscolo).

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    2. Potrebbero essere gocce di sangue o di qualche fluido corporeo? Si trovano dove la pelle è mancante.

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    3. Non credo. Ho visto vari esemplari di ambre birmane al miscroscopio con dentro resti di zampe e di solito non si vede traccia di fluidi corporei. Quella che vedete è una impronta tridimensionale della zampa, non la zampa vera e propria. Le bolle d'aria e le impurità della resina sono la causa più probabile.

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