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22 settembre 2017

Paleoarte: una, nessuna, centomila

Ogni volta che scrivo un post in merito alla valutazione di una opera contenente elementi paleontologici, ricevo (qui o sulla pagina Facebook del blog) commenti variegati che tirano in ballo la paleoarte.
Noto che spesso nascono discussioni anche animate sulla parola "paleoarte", sul suo significato e sui suoi ambiti di competenza.
Sinceramente, a me interessa poco discutere su cosa significhi "paleoarte". Sono un paleontologo, non un analista di sub-culture post-moderne. In ogni caso, ho il sospetto che esistano tante definizioni di paleoarte quanti sono coloro che parlano di paleoarte. Pertanto, è inutile e ripetitivo stare dietro a queste discussioni.
Piuttosto, occorre riconoscere che la parola "paleoarte" è ambigua, e che diversi soggetti, autori e contesti usano quella parole con significati differenti. Non sono qui per imporre la mia personale visione di cosa significhi "paleoarte", ma penso sia doveroso che tutti siano consapevoli del pluralismo esistente nel significato e uso della parola.
Farò un esempio, per mostrare come sia saggio acquisire una concezione "fluida" della parola, così che ognuno possa essere tranquillamente libero di usarla nel modo che meglio preferisce (senza rompere troppo le scatole agli altri).

Prendiamo 6 possibili opere aventi al loro interno, in misura variabile, delle informazioni tratte dalla paleontologia.

1- Un disegno che illustra un osso di dinosauro, così come è preservato.
2- Una ricostruzione scheletrica di un dinosauro, basata sui resti noti ed eventualmente completata in base all'inferenza filogenetica.
3- Una ricostruzione in vivo di un dinosauro in un ambiente mesozoico, basati sui dati paleontologici noti, ed in accordo con le leggi della biologia.
4- Un romanzo in cui il protagonista è un paleontologo che scopre un nuovo fossile. Il romanzo include elementi scientifici, ma non include elementi fantastici (Hard Science Fiction).
5- Un romanzo in cui alcune specie di dinosauro vengono riportate in vita grazie all'ingegneria genetica. Il romanzo include elementi scientifici, ed include elementi fantastici non supportati dalle conoscenze scientifiche (Soft Science Fiction).
6- Un romanzo in cui una razza aliena telepatica convive con i dinosauri.

Spero che sarete tutti concordi che queste 6 opere hanno differenti gradi di scientificità e differenti gradi di finzione. Le ho ordinate già in base alla scientificità (dal massimo al minimo) e di finzione (dal minimo al massimo). Tenete bene a mente che gli esempi usati sono volutamente semplici, per ridurre l'ambiguità nella comprensione di questo esempio: la realtà è molto più variegata e complessa, e difatti ci porta a vedere le diverse sfumature di scienza e finzione come le infinite gradazioni dei colori nello spettro visibile.



Se riconoscete che queste gradazioni esistono, allora sarete concordi che ogni opera possa, anche solo grossolanamente, essere collocata lungo lo "spettro di scienza-finzione". A questo punto del ragionamento, che credo tutti fino a qui concorderete, inizia il grosso della incomprensione reciproca. Infatti, se chiedessi ad ognuno di voi di definire la "estensione" della paleoarte dentro quello gamma di colori, è probabile che ricevere una molteplicità di risposte alternative. Tutte probabilmente legittime, ma ognuna particolare e differente.

Ad esempio, la mia personale idea del campo di applicazione della parole "paleoarte" si restinge esclusivamente alla zona gialla della banda cromatica: le ricostruzioni in vivo di organismi del passato. Ma, attenzione: così come è impossibile e ingenuo cercare a tutti i costi il punto esatto in cui "il rosso finisce ed il verde inizia" per fissare i confini del giallo. così non mi perdo in discussioni su dove inizi e finisca la paleoarte. Personalmente, escludo la parte verde e quella rossa, viola e blu. Chiamo questa concezione: Paleoarte in senso stretto.
Tuttavia, è possibile che altri abbiano una concezione più ampia di cosa sia da considerare "paleoarte". Ad esempio, altri includono nella paleoarte anche le ricostruzioni scheletriche, le rappresentazioni dei fossili così come sono descritti. Questa concezione più ampia della paleoarte è quindi una forma di Paleoarte in senso lato: essa è più inclusiva della precedente, ma non contraddice la Paleoarte in senso stretto, semplicemente ammette una maggiore gamma di forme rappresentative da considerare paleoartistiche.

Infine, c'è chi, legittimamente, considera paleoarte qualsiasi rappresentazione culturale che includa elementi paleontologici. Questa concezione comprende quindi anche i romanzi, i film, i giocattoli, i meme, i videogiochi, e qualsiasi prodotto della mente umana che usi ed elabori i risultati della paleontologia. Chiamo questa concezione: Paleoarte in senso latissimo.

Sia chiaro, anche i tre esempi che ho mostrato sono a loro volta solo esempi della ampia gamma di modi con cui si può concepire la parola "Paleoarte". Ognuno ha la propria: quello che è importante è sapere che ci sono molteplici visioni e interpretazioni della parola.

Pertanto, quando si parla di paleoarte, è sempre saggio chiedere al proprio interlocutore quale sia la sua definizione di paleoarte, e cosa vi includa. Ciò, probabilmente, ridurrà di molto le incomprensioni ed i fraintendimenti.

Per la cronaca, ripeto: la mia concezione di paleoarte è sensu stricto (la zona gialla). Sappiatelo, per il futuro, qualora commentiate qui o sulla pagina Facebook del blog.

PS: siccome non ho interesse a conoscere le varie definizioni personali di paleoarte dei vari lettori, né voglio impantanarmi in una discussione sulla discussione, i commenti in questo particolare post sono disattivati.