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13 maggio 2014

Deinocheirus, una storia di frammentarietà, inferenze ed iconografie

Fonte: Saurian.blogspot.com
In meno di un anno, uno dei dinosauri più enigmatici ed impressionanti è stato "risolto".
Scoperto nel 1965, descritto nel 1970, Deinocheirus mirificus è entrato a pieno titolo nell'immaginario mitico dei dinosauri grazie al perfetto mix di dimensioni enormi e frammentarietà. Per quasi 45 anni, l'unico esemplare noto di questo theropode era difatti l'olotipo, comprendente gli arti anteriori con i cinti pettorali molto ben conservati, una manciata di frammenti di vertebre e coste e niente altro. Le enormi dimensioni delle ossa preservate, inclusi gli ungueali delle mani, lunghi circa 30 cm, robusti e moderatamente falciformi, lasciavano immaginare un dinosauro straordinario. L'assenza del resto del corpo era perfetto per lasciare la fantasia libera di speculare, per "colmare" le parti mancanti.
Sebbene sia poco noto, le affinità ornithomimosauriane di Deinocheirus furono riconosciute quasi subito, e sebbene nelle letteratura popolare siano circolate ricostruzioni "carnosauriane" o "deinonichosauriane", quando non "mostri" completamente di fantasia, la combinazione di scapola con acromio allungato, omero subrettilineo e gracile, ridotta cresta deltopettorale, e metacarpali di lunghezze comparabili, era una robusta indicazione che Deinocheirus fosse un ornithomimosauro gigante.
La scoperta di due nuovi esemplari, tra il 2006 ed il 2009, comprendenti resti degli arti anteriori (con la morfologia dell'olotipo) assieme a una serie vertebrale quasi completa, un bacino e parte degli arti posteriori, e la "restituzione" alla Mongolia di altri resti, tra cui un cranio completo (probabilmente resti provenienti da uno dei due nuovi esemplari), ha completato il mosaico di Deinocheirus.
In attesa delle descrizioni ufficiali, non conviene parlare nel dettaglio delle caratteristiche di Deinocheirus. Al tempo stesso, è interessante constatare come l'identificazione ornithomimosauriana, basata sulle caratteristiche dell'olotipo, sia confermata e ulteriormente rafforzata dai nuovi resti: questo dimostra che anche resti frammentari, se analizzati con rigore, possono essere collocati con sicurezza nel gruppo a cui appartengono, e che la analisi dei caratteri morfologici derivati sia lo strumento chiave per la classificazione dei fossili. Non stupisce che le interpretazioni basate sull'analisi dei caratteri morfologici abbiano vinto sulle speculazioni più bizzarre o stravaganti, o sulle argomentazioni morfofunzionali o meramente adattative. 
Al tempo stesso, i nuovi resti di Deinocheirus presentano caratteristiche del tutto inattese e che difficilmente sarebbero state dedotte dai resti originari. La morfologia di Deinocheirus è infatti molto derivata e peculiare, in termine tecnico "molto autapomorfica", e tali pecuiliarità non potrebbero essere dedotte per inferenza filogenetica, dato che questa ultima determina caratteri condivisi con altri taxa e quindi non deduce caratteri unici non-preservati. Questo risultato non deve stupire: la scienza si basa su ciò che dispone, non su ciò che è ignoto, e non si può sostenere qualcosa se privo di prove. Ciò deve essere un monito per chi, impropriamente, usa l'inferenza filogenetica per "colmare" le parti mancanti di un taxon: sebbene sia utile per dedurre potenziali caratteri condivisi con taxa imparentati, questo strumento non permette di prevedere eventuali caratteri unici del taxon ricostruito.
Infine, è interessante constatare che nessun paleo-artista avesse ipotizzato alcune delle unicità di Deinocheirus: esso veniva ricostruito semplicemente come una versione gigante e generalizzata di un ornithomimide. Questa tendenza "conservativa" nel ricostruire un animale molto frammentario è probabilmente saggia (nelle ricostruzioni, meglio difettare negli orpelli piuttosto che abbondare in invenzioni), ma è anche un'indicazione di come, probabilmente, qualsiasi ricostruzione paleoartistica sia, intrinsecamente, sempre in difetto rispetto alla realtà.  O che, quando eccede nella speculazione, crea mostri poco realistici.

Ci sono più peculiarità in Deinocheirus, o Orazio, di quante ne abbia create la tua paleoarte.

4 commenti:

  1. Perdona la domanda, ma la storiella della gobba da dove salta fuori?

    Cristian.

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  2. I heard the skull was lost (stolen?). Is this true? That would be a shame. Cant wait tor ead about the new remains

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  3. Palaeontologist14/5/14 16:20

    If something is not published in a peer-reviewed journal, it does not exist

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    1. In fact, I've avoided to talk about the details of the new discovery, waiting for the paper. Read the post.

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