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04 maggio 2012

Disparità disparata per i dinosauri (non-aviani) alla fine del Cretacico

Risultati delle analisi dei vari parametri di disparità per maniraptoriformi non-aviani e tyrannosauroidi alla fine del Cretacico. Non risulta alcun trend generale verso il declino. (Da Brusatte et al. 2012)
Il tema dell'estinzione dei dinosauri non-aviani alla fine del Mesozoico è il tema più famoso e discusso della paleontologia. Il tempo ed il modo di tale fenomeno sono stati studiati da varie ottiche. Sovente, l'estinzione della fine del Cretacico è stata misurata in termini di variazione della diversità nel tempo. Fu graduale, fu improvvisa (per i tempi geologici)? Queste, nella maggioranza dei casi, sono state le domande che hanno guidato i campionamenti e le indagini. L'area di studio più famosa e di indagine più intensa è stata la Formazione Hell Creek, in Nordamerica, assunta a vero e proprio "partito unico" della fine del Mesozoico. Più volte ho criticato questo approccio, sottolineando come, probabilmente, la Formazione Hell Creek non rappresenti la "norma" del mondo alla fine del Maastrichtiano, bensì una situazione locale, blasonata per la presenza di icone come Tyrannosaurus, Triceratops e Ankylosaurus, ma pur sempre una situazione locale, che non necessariamente rappresenterebbe l'intero pianeta a quel tempo.
In un recente studio, Brusatte et al. (2012) analizzano il tema del tempo e modo della fine del Cretacico dinosauriano con un approccio che non si focalizza, come i precedenti, sulla diversità, bensì sulla disparità.
La diversità (la famosa biodiversità) è il numero delle specie. La disparità è invece una misura della varietà di cladi presenti. Semplificando, per farvi comprendere la differenza tra i due parametri, se io ho un'insieme di 10 specie di theropodi ed un'insieme con 2 specie di theropodi, due di ankylosauridi, due di sauropodi, due di ornithopodi e 2 di ceratopsi, anche in questo caso ho una diversità di 10 specie, ma una disparità 5 volte più grande rispetto all'altro insieme, che comprende solo theropodi. Brusatte et al. (2012) hanno quindi misurato con vari strumenti statistici la variazione della disparità nei dinosauri non-aviani negli ultimi 12 milioni di anni del Cretacico.
Il risultato dell'analisi ha mostrato una marcata eterogeneità tassonomica e geografica nell'evoluzione dei dinosauri.
I ceratopsidi e gli hadrosauroidi mostrano un netto declino, sopratutto in Nordamerica. In Asia questo trend (per gli hadrosauroidi, dato che i ceratopsidi sono noti per un solo taxon asiatico Campaniano, quindi non forniscono abbastanza dati per dire alcunché) non si osserva. I sauropodi non mostrano alcun declino, ed anzi, nonostante la non significatività dei risultati, tutti i parametri concordano nel mostrare persino un'aumento della disparità. Ankylosauridi e pachycephalosauridi non mostrano alcun declino della disparità. Infine, i due gruppi di theropodi considerati, tyrannosauroidi e maniraptoriformi non-aviani, persistono senza alcun declino della disparità fino alla fine del Cretacico.
I differenti risultati indicano che ogni gruppo seguiva una propria evoluzione e che, quindi, non esiste un fenomeno unico che possa aver indotto una estinzione graduale di tutti i dinosauri. Il declino di ceratopsidi e hadrosauroidi in Nordamerica suggerisce che le condizioni in questo continente fossero differenti che altrove, e che la fauna dell'Hell Creek sia una condizione locale, non una norma globale, della fine del Cretacico. In generale, tutti i trend osservati possono essere interpretati come parte della fluttuazione generale di Dinosauria nel Mesozoico, e nemmeno i declini di ceratopsidi e ornithopodi devono essere considerati come "declini inarrestabili", ma solo come fasi altanenanti di un processo generale ad ampia scala. Se gli stessi trend fossero stati nell'Aptiano (110 milioni di anni fa) e non nel Maastrichtiano, nessuno si azzarderebbe a usarli come prova di un declino inarrestabile. I risultati nel loro complesso quindi concorrono a favorire l'ipotesi che l'estinzione dei dinosauri non-neorniti fu un evento specifico ed improvviso (probabilmente catastrofico) della fine del Mesozoico, non un trend: coelurosauri, ankylosauridi, pachycephalosauridi e sauropodi, infatti, non mostrano alcuna evidenza di declino, quindi, anche ammettendo (ma non concedendo) una crisi di ceratopsidi e hadrosauroidi, questa non avrebbe inciso sugli altri cladi.

Bibliografia:
Stephen L. Brusatte, Richard J. Butler, Albert Prieto-Márquez & Mark A. Norell. 2012. Dinosaur morphological diversity and the end-Cretaceous extinction. Nature Communications 3, 804: 1-8

9 commenti:

  1. Spettacolare, non solo lo studio di questo mondo perduto ha relegato l'esistenza dell'uomo agli ultimi attimi di battuta della storia del pianeta, ma questa cosa suona tanto come un "ringrazia l'evento catastrofico per averti permesso di evolvere senza concorrenti". Immagino non ci sia modo di misurare quanto gli ultimi adattamenti dei dinosauri del tardo cretaceo fossero performanti anche per i milioni di anni a venire, nel senso, tolto questo collasso improvviso, quanto sarebbe durato il dominio dei dinosauri?

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  2. Non c'è alcun modo, perché non esiste il destino.
    Le faune a dinosauri non-aviani esistevano già da 165 milioni di anni alla fine del Cretacico, quindi avrebbero potuto perdurare per i successivi 65 milioni.

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    1. Ho formulato male la domanda ed effettivamente messa così sembra una questione di sola casistica. Il mio dubbio era più "pratico", abbiamo animali estremamente specializzati che occupano le nicchie ecologiche più disparate e conosciamo più o meno le condizioni ambientali post evento catastrofico, perciò mi sono chiesto: gli adattamenti fino ad allora sviluppati, potevano reggere anche oltre il limite dell'estinzione attualmente stabilito e proseguire la loro naturale evoluzione? La tua risposta ad ogni modo è più che esaustiva.

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    2. Nessuno ha detto che fossero "estremamente specializzati". Il panda è estremamente specializzato, mangia solo bambù, non certo un theropode mesozoico.
      Dal resto delle tue parole pare trasparire una concezione pre-neodarwiniana, ortogenetica (con le linee evolutive inquadrate lungo serie lineari di specializzazione che conducono inevitabilmente all'estinzione), del processo evolutivo.
      Ripeto, l'evoluzione non ha un destino, né delle linee che segue come binari inderogabili. Nulla del futuro è prevedibile, quindi nulla di quello che si osserva nei dinosauri tra 70 e 66 milioni di anni fa può dare indicazione che un milione di anni dopo ci sarebbe stata un'estinzione di massa, né che sarebbero sopravvissuti solo alcuni gruppi, né che se i mammiferi fossero sopravissuti 60 milioni di anni dopo ci sarebbe stata una forma di evoluzione umana. Molti non lo sanno, ma i primi gruppi di mammiferi che prosperarono dopo l'estinzione del Cretacico, poi si estinsero a loro volta, per essere sostituiti dai veri antenati delle forme attuali. Quindi, l'estinzione dei dinosauri non aprì le porte ai mammiferi di oggi, ma ad altri gruppi di mammiferi, che oggi sono tutti estinti.

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    3. Chiaro! Grazie per la delucidazione.

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  3. Il che però non implica necessariamente che non sarebbe esistita l'umanità, sento puzza di antropocentrimso al contrario quando si pensa che quell'asteroide fosse necessario e sufficiente a mettere noi qua. O a far derivare noi dalla mancanza dei dinosauri (non aviani); insomma non è che se ci fossero stati i dinosauri non ci sarebbe stata alcuna evoluzione nei mammiferi e questi sarebbero rimasti per forza "insignificanti". Oltre tutto il Mesozoico era pieno di mammiferi e i placentati sono comparsi e si sono differenziati nel cretaceo. Non siamo figli di un semplice rapporto di causa effetto, è tutto molto più complicato.

    In effetti tolto l'evento K-T non possiamo sapere come sarebbe oggi il mondo dal punto di vista delle faune. Magari alcuni cladi di mammiferi avrebbero avuto un enorme successo, magari no, magari i mammiferi si sarebbero completamente estinti, magari i dinosauri serebbero andati in contro ad una rarefazione di generi e specie dalla fine dell'Eocene. Chissà.

    La storia controfattuale è divertente ma la storia non si fa con i se, nemmeno quella naturale temo.

    Valerio

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    1. Valerio, come ha già scritto Andrea, tutto influenza il risultato.

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  4. Le speculazioni le lascio a voi. Io mi sono limitato a mostrare i fatti.

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    1. Aggiungo solo che "noi", Homo sapiens" esiste solo se tutti gli eventi che portano ad oggi si verificano. Togliere l'estinzione del Cretacico, spostarla avanti o modificarne l'entità, automaticamente rende impossibile l'evoluzione contingente di Homo sapiens, perché ogni fattore incide, e la sua modifica altera il risultato in modo non lineare. Perciò, è assolutamente certo che qualsiasi modifica degli eventi, in qualunque punto della storia naturale, modificherà in modo proporizionale i risultati successivi.

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